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Elba Book Festival, Barni: combattere forme meno eclatanti di razzismo

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Monica Barni e Takoua Ben Mohamed, foto di Giulia Paratelli


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La Vice presidente della Toscana Monica Barni è intervenuta il 18 luglio alla piccola rassegna giunta alla quarta edizione

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

Lo spunto arriva dall’analisi di Giovanni Baldini sui movimenti xenofobi in Europa, la ‘galassia nera’ che si allarga sul continente.

Sottolinea la vice presidente della Toscana, Monica Barni:

Se la Toscana nel suo complesso tiene, la preoccupazione riguardo le nostre aree periferiche invece aumenta.

Ed è un allarme serio, che spaventa tutti coloro che lavorano sul tema della memoria: educazione, integrazione e cultura sono purtroppo sempre più sottovalutati.

Barni è intervenuta ieri sera 18 luglio all‘Elba Book Festival’ di Rio, una piccola rassegna giunta alla quarta edizione e parte del più ampio progetto regionale ‘Leggere in Toscana’.

Partita martedì e con incontri che proseguiranno fino a venerdì 20 luglio, la rassegna quest’anno ha portato nell’isola ventinove case editrici indipendenti e sta crescendo anche il pubblico, un turismo responsabile e silenzioso.

Il razzismo, sottolinea l’Assessore toscano nel corso della tavola rotonda, ha preso le mosse dalla ricerca di Baldini, va combattuto sin dalle piccole sfumature quotidiane e non solo nei gesti eclatanti.

Dice Barni:

Ci sono forme di linguaggio subdole oramai sdoganate sul web e spacciate per urgenze sociali .

Non sono espressamente apologia di fascismo, ma è terribile la svalutazione dell’istruzione e della cultura che veicolano.

E poi c’è l’importanza dell’integrazione, spesso sottovalutata.

Un ragazzo durante la serata ha domandato se una dittatura non fosse più capace di una democrazia a garantire i diritti del singolo.

Ha risposto Takoua Ben Mohamed, nota illustratrice che nella striscia a fumetti ‘Sotto il velo’ rappresenta con ironia la quotidianità di ragazza che ha liberamente scelto di indossare il velo in Italia:

Gli immigrati di seconda generazione crescono con i loro compagni italiani autoctoni, pur non potendo godere della cittadinanza.

E la consapevolezza di questa mancanza provoca una frana identitaria, una distanza dolorosa.

Foto di Giulia Paratelli

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