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‘Devi morire (Dissing Love)’ al Museo Casa Morra e al Museo Nitsch

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'Devi morire (Dissing Love)'


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Il 9 giugno a Napoli Lectio magistralis e durational performance, per due pianoforti, di e con Marino Formenti e Andrea Riccio

Riceviamo e pubblichiamo.

Venerdì 9 giugno 2023, ore 18:00, e sabato 10 giugno, ore 11:00, si terranno, rispettivamente, al Museo Casa Morra e al Museo Nitsch, a Napoli, un incontro di studio e formazione tenuto da Marino Formenti in forma di Lectio magistralis, e la durational performance, per due pianoforti, intitolata ‘Devi morire (Dissing Love) – Battle, Responsorio, Blind Date’ di e con Marino Formenti e Andrea Riccio.

‘Devi morire (Dissing Love)’ è la terza iniziativa di un ciclo, a cura di Giuseppe Morra e Girolamo De Simone, che intende consolidare la creazione di un polo di riferimento internazionale per le musiche contemporanee: l’Archivio Konsequenz – De Simone.

Ospitato nei locali del Museo Casa Morra il Fondo realizza la possibilità di accesso e fruizione di spazi fisici appositamente destinati alla consultazione di archivi, spartiti, manoscritti, pubblicazioni e opere visive dei principali compositori venuti a contatto con la Fondazione Morra e con la factory Konsequenz.

‘Devi morire (dissing love)
Battle, responsorio, blind date’

11:00 – 21:00
Durational Performance – non stop
Museo Hermann Nitsch

Giocavamo a un gioco, Philip Guston e io.
Eravamo gli ultimi artisti.
Come in tutte le rappresentazioni escatologiche,
la fine del mondo non era che la fine di un’epoca.
Il “niente” era per noi più che un gioco filosofico:
un vero e proprio punto di partenza e di arrivo.
È a tutti chiaro che si comincia con niente,
ma è meno evidente che dopo anni di lavoro si arriva a molto meno.
Morton Feldman – Lectures 1984

Gli ultimi artisti, da soli: respirano solo perché sono l’uno con l’Altro.
Si cullano, si uccidono.
Come se queste persone
volessero sconfinare oltre
ma è come se stessero
in una condizione paradossale.
Non sono sicuri di conoscersi, eppure sembrano fatti l’una per l’altra.
“Devi morire” – si ripetono a vicenda. Un leitmotiv. Ascoltano. Non esistono. La volontà è un concetto aberrante.
Devi morire.
Cercano, senza trovare.
Si augurano il nulla.
Danzano sulla soglia.

Sono loro senza altro.
Scollamento della realtà
Funerale. Spazio vuoto. Senso della perdita di un poeta.
Antonio Neiwiller – Indicazioni di lavoro tratte da appunti di Loredana Putignani, Napoli 1992

Due pianoforti, le musiche di nessuno. Lo spazio che si svuota e si riempie.

Botta e risposta, odi et amo.
Lo spettatore può ascoltarli, può non-esistere, gioca con loro.
L’arte schietta e sincera del battle è una prerogativa della strada.
Nell’hip-hop, nel voguing, nella street dance i performer non si pongono problemi di galateo nello sfidarsi a duello: si contrappongono, si misurano, si provocano, si dissano e, reciprocamente protetti dalla bellezza di voli tecnicamente sublimi, o meglio uniti in quella bellezza, si mandano elegantissimamente a quel paese.

Il Responsorio è invece una prerogativa del tempio e forse il perfetto contrario del battle: qui i praticanti sono chiamati a unire i loro intenti – anzi le loro anime – per perseguire insieme l’oggetto di una comune aspirazione, per diventare insieme una cosa sola.

‘Devi morire’ è il grido di battaglia di ogni dissing, il motto apparentemente feroce di ogni scontro antagonista. Tradotto in latino significa semplicemente: memento mori.

Morire vuol dire anche non apparire, sparire, non esprimere, non esprimersi, non raccontarsi, non essere più.
Certo, più facile a dirsi: è un koan/paradosso da legnate sulle spalle punitive programmate.

‘Devi morire’ può essere il più tenerissimo augurio: augurarsi il nulla.

Si more danzando,
bevendo, mangiando
con quella carogna
morire bisogna.
Anonimo, La Passacaglia della Vita, da Canzonette Spirituali e Morali, Milano 1657

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