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Debutto di ‘Nina’ al Teatro Delle Palme

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Foto di Sabrina Ciferri


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Buona la prima. Splendide le performance e la messa in scena

Ieri pomeriggio alle 17.30 presso il Teatro Delle Palme di Napoli ha debuttato la divertentissima commedia ‘Nina’ di André Roussin per la regia di Pino Strabioli e Patrick Rossi Gastaldi.

Protagonisti gli straordinari Vanessa Gravina, Edoardo Siravo e Riccardo Polizzy Carbonelli, affiancati dagli ottimi Carlo di Maio e Fabio Vasco. Molto belle le scene di Bruno Garofalo, perfetti i costumi di Silvia Polidori.

Nina_Teatro delle Palme_Napoli
Foto di Giuseppe D’Anna

Nonostante si trattasse di una prima, il totale affiatamento tra gli artisti era palpabile. La loro presenza scenica intensa, l’interpretazione eccelsa. Perfetti in ogni movenza, impeccabili quanto a vocalità e timbro. Coerenza assoluta tra comunicazione verbale, paraverbale e non verbale. Adeguata l’assonanza tra i messaggi espressivi ed il testo; ad accompagnare parole scandite a dovere e silenzi carichi di emotività una gestualità ineccepibile. Ben calibrato il ritmo tra le scene.

Anche l’adattamento operato sul testo, sensibilmente snellito, funziona alla perfezione, conferendo alla messa in scena un ritmo ed una verve decisamente piacevoli, pur mantenendo la costruzione in crescendo dell’originale.

Raffinata ed elegante la rappresentazione. Divertentissima e densa di significati profondi la pièce, come per ogni commedia brillante che si rispetti. È apoteosi dell’ipocrisia borghese!

Non ci saremmo aspettati altro, conoscendo l’acuto genio di Roussin che denuncia in ‘Nina’ i paradossi della società borghese degli anni ’50, che risultano ancora attualissimi e l’indiscussa professionalità di tutti gli artisti. Molti gli elementi riconducibili alla modernità: l’approccio a volte superficiale nei confronti del sentimento, il tradimento, la perdita dei punti di riferimento. Ma al contempo, proprio perché ambientata in pieno benessere economico l’opera può permettersi di soffermarsi su aspetti frivoli, anche se solo in apparenza.

Gli attori governano la scena in modo dirompente anche quando tacciono. Il ‘non detto’ è meravigliosamente espressivo. Tutto è perfettamente in sintonia, la postura, la gestualità, l’espressione.

La psicologia dei personaggi è ben delineata. Il marito, lavoratore instancabile, funzionario metodico del Ministero delle Finanze, ipocondriaco che somatizza tutto e che ha un rimedio omeopatico per ogni malessere.

L’amante, fortunato erede di un patrimonio, la cui unica occupazione è appunto condurre una vita di piacere e passatempi e colmare il vuoto di mogli insoddisfatte da mariti troppo dediti al lavoro per dar loro retta. Un uomo che, per stessa ammissione di Nina, adora troppo e non ama abbastanza.

La moglie, dominatrice assoluta delle loro esistenze, in una lucida e folle razionalità bada a loro come farebbe una madre con bambini capricciosi.

La storia si svolge in una lussuosa camera da letto dove i protagonisti si confessano, rivelando le loro più intime interiorità, mostrando un’insoddisfazione di fondo che non troverà mai sfogo. I personaggi maschili, marito e amante, deboli, indolenti e insoddisfatti, sono intrappolati in una vita che non vogliono e desiderano quella dell’altro, ma sono troppo inetti per cambiarla. Sono totalmente succubi di Nina, ma in realtà non potrebbero fare diversamente, perché hanno bisogno di essere curati, cullati e vezzeggiati da lei e solo da lei.

Nina sempre capace di ‘inventare’ o meglio ‘fare’ la verità, sarà sempre presente nelle loro vite dirigendole a suo piacimento.

Rimandi più o meno espliciti alle maschere di Pirandello e al ‘Molto rumore per nulla’ di Shakespeare.

Qui sta tutta la straordinaria comicità dell’opera, che scaturisce da situazioni spesso paradossali, fino a sfociare nel surreale. La ‘realtà’ fatta da Nina si scontra in modo evidente con quello che gli spettatori percepiscono, la parola, rivestita di una grottesca ipocrisia, è spesso contraddetta dagli atteggiamenti degli attori, creando un meccanismo di dissonanze che innesca l’ilarità seppure nell’amarezza delle riflessioni.

Sì, perché, il sentimento di fondo che permea l’opera è l’infelicità, attorno alla quale la finzione e il vuoto rispetto formale delle regole sociali riescono solo a creare un velo sottile. Velo ridotto a brandelli dall’autore, dall’adattamento dei registi, dagli attori in scena.

Lo spettatore, dunque, non può fare a meno di provare un moto di simpatia, di solidarietà nei confronti dei personaggi. In alcuni casi di identificarsi, di vedere rappresentati sul palco le proprie frustrazioni ed insoddisfazioni, ovviamente ingigantite in modo caricaturale.

E se viene naturale essere dalla parte di Adolfo e Gerardo sin dalle prime battute, si finisce con comprendere anche il mal de vivre, seppur diverso, della protagonista femminile.

Una commedia ‘Nina’ che merita decisamente di essere vista per questi ed altri motivi che preferiamo non approfondire per non togliere allo spettatore il gusto di scoprirli da sé.

L’opera, ricordiamo, sarà al Teatro delle Palme di Napoli anche venerdì 20 alle ore 21:00, sabato 21 alle ore 21:00 e domenica 22 alle ore 18:30.

Foto di copertina di Sabrina Ciferri, foto interna di Giuseppe D’Anna.

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.