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‘Da domani mi alzo tardi’: intervista a Leda Conti

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Leda Conti - ph Enrico Cascone
Leda Conti - ph Enrico Cascone


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L’attrice napoletana nel cast internazionale del nuovo film di Stefano Veneruso, dal libro omonimo di Anna Pavignano che omaggia il geniale Massimo Troisi

È uscito nelle sale cinematografiche martedì 14 febbraio 2023 ‘Da domani mi alzo tardi‘ di Stefano Veneruso – prodotto da 30MILES FILM e Barbara Di Mattia, in co-produzione con RAI Cinema Spa e AN.TRA.CINE S.r.l., con il contributo di Regione Campania, Film Commission Regione Campania e del Ministero della Cultura.

La pellicola, liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Anna Pavignano in cui la scrittrice ricorda la sua storia d’amore con Massimo Troisi, immaginando l’artista in età matura, ha come co-sceneggiatori gli stessi Pavignano e Veneruso, nipote del compianto regista.

Nei ruoli dei protagonisti John Lynch, doppiato da Giovanni Esposito, e Gabriella Pession. Nel cast anche Douglas Dean, David Wayne Callahan, Leda Conti, Nicoletta D’Addio, Sergio Di Paola e Amira Casetti.

Un lungometraggio della durata di 107′, girato in lingua inglese a San Giorgio a Cremano (NA) e ambientato in nord America e Italia, a cui è seguita la versione italiana.

L’attore simbolo della cultura e dello spirito partenopeo, che il 19 febbraio avrebbe compiuto 70 anni, è celebrato da Regione Campania, Film Commission e Museo Archeologico Nazionale che, alla vigila della proiezione pubblica, l’ha trasmesso in anteprima su invito presso l’Auditorium del MANN.

Nella stessa splendida sede museale, fino al 13 marzo, la mostra finanziata dalla Regione Campania ‘Il Postino dietro le quinte. I volti di Massimo Troisi’, con dipinti, gigantografie e stampe, oltre alla bicicletta del film ‘Il Postino’ e alla scultura ‘Pulcinella’ di Lello Esposito. Ad impreziosire l’esposizione, la musica diffusa di Luis Bacalov, colonna sonora de ‘Il Postino’, e il video backstage dell’ultimo film interpretato da Troisi.

Contattiamo la talentuosa attrice e regista Leda Conti perché ci racconti quest’affascinante esperienza.

Validissimo curriculum il suo, impreziosito da sana modestia. Giusto per chi non la conoscesse ancora: laureata in Lingue e letterature straniere all’Orientale di Napoli, recita e canta in inglese, spagnolo e portoghese, contralto, balla il tango, autrice teatrale, traduttrice di sottotitoli che cura anche l’adattamento dialoghi per teatro e cinema e, da svariati anni, è docente di Storia del teatro e recitazione in inglese all’E-laboratorio teatrale del Nouveau Théâtre de Poche.

Un film che è l’ennesimo omaggio ad un Artista inarrivabile, raccontato da due persone che lo hanno amato profondamente e con un cast internazionale; i presupposti per un trionfo ci sono tutti. Senza svelare troppi dettagli, cosa ci puoi anticipare?

Quest’avventura è nata per puro caso, quando risposi ad un annuncio su di un sito specializzato su cui si ricercavano attori che sapessero recitare in inglese, mandai il self tape e fui presa.

Il regista, Stefano Veneruso, figlio di una delle sorelle di Massimo, che ha mosso i primi passi sul set proprio seguendo lo zio, mi spiegò che si trattava di un progetto a lui dedicato, ispirato all’omonimo romanzo di qualche anno prima, di Anna Pavignano, compagna di vita di Troisi, che aveva co-sceneggiato le sue opere, anche dopo che la loro relazione era terminata.

Letto il romanzo era rimasto molto colpito dalla storia e aveva pensato di trarne un film. Dal progetto alla realizzazione sono passati vari anni.

L’idea di girare in inglese e con qualche attore straniero è nata dall’esigenza di non legare necessariamente l’intreccio alla sua figura iconica e nel timore che con un protagonista italiano, magari proprio napoletano, la vicenda diventasse troppo connotativa.

Al contrario, voleva raccontare un legame speciale, che si focalizzasse su emozioni e sentimenti che erano sì quelli di Troisi, ma che possono anche essere di tutti.

La vita portò Massimo ed Anna in direzioni diverse, per poi farli rincontrare; per me il film serve a riprendere le fila di discorsi lasciati in sospeso, ma, ovviamente è solo una mia sensazione. Una dichiarazione d’amore, che va oltre il tempo e oltre le divisioni. Indubbiamente, lui ha segnato in modo determinante il cinema italiano e la cultura in genere. Un privilegio far parte del cast.

Sebbene nata a Portici, hai vissuto oltre trent’anni nella confinante San Giorgio a Cremano, la sua città d’origine, in cui il suo mito aleggerà per sempre. L’hai conosciuto personalmente o sei riuscita a seguirne solo la straordinaria carriera?

San Giorgio a Cremano era un semplice paese di provincia alle porte di Napoli, finché la sua notorietà non esplose, prima con La Smorfia, accanto ai bravissimi Lello Arena ed Enzo Decaro, e poi da solista.

Da quel momento in poi, per noi, abitare lì divenne motivo d’orgoglio, a maggior ragione quando lo stesso nome della cittadina iniziò a circolare oltre i confini nazionali.

Purtroppo, non l’ho mai incontrato, sia perché era più grande di me, sia perché frequentavamo ambienti diversi, ma ha segnato la mia adolescenza, tanto che lo seguivo assiduamente in TV e al cinema.

Quando andai a vedere il suo primo film, ‘Ricomincio da tre’, una delle cose che più mi colpì l’inquadratura di un palazzo che si trovava a pochi passi da casa mia; in qualche modo qualcosa ci legava.

Il giorno in cui scomparve mi trovavo tra Fiumicino ed Ostia, dove poi morì, e saputo del decesso, scoppiai a piangere, come se mi avesse lasciato qualcuno che faceva parte della mia vita.

Aveva il pregio di sembrare uno di famiglia, pur senza esserlo. Durante le sue esequie ero a Roma, ma ricordo i parenti che raccontavano di un fiume di persone in lacrime. L’Italia tutta era in lutto.

Ottenere una parte in questo film è stato splendido. Abbiamo girato a due passi da dove avevo vissuto e quando sul set è stata portata la sua auto la commozione era tangibile. Non è facile da spiegare, ma, in un certo senso, la sua presenza si avvertiva. La sensazione finale è stata come se lo avessi incontrato per davvero.

Fianco a fianco con i celeberrimi John Lynch e Gabriella Pession. Che effetto ti ha fatto?

Splendidi entrambi, grandi professionisti e bellissime persone. Non dimenticherò mai che sono stati proprio loro due ad accostarsi a noi e a presentarsi, senz’alcuna spocchia o manie di protagonismo.

Fino ad allora per me John Lynch era il protagonista di film che sono pietre miliari nella cinematografia mondiale. Molto umile e alla mano, tutto tranne che il divo hollywoodiano inavvicinabile, anzi, capace di cambiare delle battute al momento e metterti a tuo agio.

Gabriella Pession, stella delle serie TV, è una donna piacevolissima, che padroneggia sapientemente la scena. È perfettamente bilingue e vive all’estero con il marito, l’attore irlandese Richard Flood. Ci siamo intese subito.

Che mi dici, invece, di Anna Pavignano?

Non siamo riuscite ad incontrarci sul set, ma mesi dopo, a Napoli, in occasione della presentazione della ristampa del libro ‘Da domani mi alzo tardi’. Mi presentai come la “sua” Rossana e mi fece una gran bella impressione, mi è sembrata una persona molto centrata, preparata e colta.

La relazione personale e professionale con Troisi di certo l’avrà segnata, anche perché erano giovanissimi quando sono stati travolti dal successo. 

Credo lui avesse una personalità solo apparentemente semplice, ma invece molto complessa, altrimenti dubito sarebbe stato capace di lavorare con grandi registri ed interpreti e creare quei capolavori che conosciamo tutti.

A primo acchito a far presa era la sua ironia, ma il suo vero dono, per me, era la profondità con cui si accostava a tematiche importanti e la semplicità con cui le traduceva in opera d’arte.

È anche grazie alla sensibilità e alla bravura di Anna che queste perle cinematografiche hanno visto la luce e che la sua figura è divenuta immortale. Ricordiamocelo.

Cosa ci puoi anticipare del tuo personaggio?

Interpreto Rossana, custode di una villa in Italia in cui i protagonisti si trasferiranno dal nord America. Il traslocare in quella dimora sarà funzionale al loro estro creativo, per poter riprendere a lavorare insieme. A tratti può sembrare una donna un po’ invadente e curiosa, ma è contenta di essere vicina a questa personalità, che ha riconosciuto immediatamente.

Le indicazioni registiche che ho ricevuto sono state pochissime, Stefano mi ha lasciato molta libertà, fermo restando che la stessa sceneggiatura, di per sé, era particolareggiata.

Sono impaziente che il pubblico lo veda. Non farmi aggiungere di più…

La recitazione e le lingue sono passioni che hai fin da ragazzina, vederle prendere corpo in un’opera così importante quanto ti ha gratificato?

Il recitare in inglese è stata una scommessa vinta, spero capiti di nuovo. Non ho fatto alcuna fatica, anche quando veniva cambiata una battuta al momento, mi mettevo subito in linea con i due protagonisti.

Mi piacerebbe molto che il pubblico potesse vedere il film anche nella versione originale, perché credo che l’idioma che adoperi determini la differenza, si va su altri suoni, altre sensazioni anche uditive, che, pur nella migliore traduzione, non possono rendere lo stesso senso.

Ho trovato molto profonda l’interpretazione di John. Mentre eravamo al trucco gli ho confessato che, pur non essendoci somiglianza fisica tra lui e Massimo, ha il suo stesso sguardo intenso, che traspare anche quando lo impersona, e sa emozionare esattamente come faceva lui. Se si potesse vedere il progetto di origine, credo quest’alchimia si coglierebbe di più.

È stato stimolante collaborare anche con gli altri attori, che sono pochi, dato che la trama è incentrata sulla coppia.

Oggi, essere in grado di destreggiarsi con lingue diverse, usando vari dialetti e sfumature differenti è ovviamente una freccia in più al tuo arco. Per questo insisto con gli allievi dell’E-laboratorio del Nouveau Théâtre de Poche nella recitazione in inglese ed inserisco almeno un seminario o una parte del laboratorio in lingua.

Dato che ora la maggior parte delle produzioni televisive, cinematografiche e teatrali sono internazionali, essere in grado di gestire il set o le battute in una lingua diversa da quella madre è fondamentale.

La nostra speranza è anche riprendere il tour di spettacoli in inglese nelle scuole, che proponevamo prima della pandemia.

Nel nostro piccolo, come de Poche, abbiamo belle soddisfazioni con i ragazzi; una di loro ha addirittura vinto una borsa di studio in recitazione a Los Angeles. Queste sono le vittorie più grandi da docenti.

Il limite dell’Italia è anche quello di non valorizzare certi tipi di mestieri e professioni, mentre altrove, se si ha stoffa e ci si impegna, si viene tenuti nella giusta considerazione.

Tante le iniziative per festeggiare idealmente il suo compleanno; tu come lo omaggerai?

Sicuramente andrò a vedere la mostra in programma al MANN ‘Il Postino dietro le quinte’, che sono certa mi appassionerà come quella ‘Troisi Poeta Massimo’, che vidi lo scorso anno.

Quando hai la possibilità di scoprire l’uomo dietro il personaggio è ancora più coinvolgente.

Foto, aneddoti raccontati tramite interviste non ufficiali, così come raccolte di sue poesie, mi hanno restituito l’immagine di un intellettuale poliedrico, che ho apprezzato ancora di più. Quanto poi, allo straordinario connubio con Pino Daniele, credo sia irripetibile.

Era di certo un essere speciale che aveva bisogno di esprimersi, uno dei pochi grandi napoletani a lasciare il segno, un po’ come Totò, con quel suo modo così originale di fare cinema e spettacolo in genere, che era suo e basta: inimitabile.

Mi sono spesso chiesta se non fosse determinante, in questo, la sua provenienza da una famiglia come tante, che gli permetteva anche un’analisi economica dei contesti che portava in scena, così come la sua problematica di salute fin da ragazzino. Chissà quali altre chicche avrebbe donato al mondo se fosse ancora qui con noi!

Quale, per te, il suo più grande insegnamento?

Fare le cose con il cuore, quello stesso cuore che, nella sua storia, è un elemento centrale, in tutti i sensi, perché, purtroppo, come sappiamo, lo ha abbandonato troppo presto, e che diventa, in qualche modo, realtà e metafora.

E noi, anche come Théâtre de Poche, proviamo sempre a fare del nostro meglio, proprio con il cuore.

Chiunque ami Massimo, amerà questo film. Andatelo a vedere.

Le date di proiezione fissate, ad oggi, sono:
Napoli, Metropolitan 14 – 15 febbraio
Salerno, Arti 14 – 15 febbraio
Anacapri, Paradiso 14 – 15 febbraio
Vico Equense (NA), Aequa 20 – 21 – 22 febbraio
Roma Giulio Cesare 21 – 22 febbraio

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.