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Passaporti russi: rifiutare i documenti rilasciati in regioni occupate

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Parlamento europeo


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I deputati hanno sostenuto la decisione di non accettare nei Paesi UE passaporti e altri documenti di viaggio rilasciati dalla Russia nelle regioni occupate in Ucraina e Georgia

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Parlamento europeo in Italia.

Il Parlamento ha approvato in via definitiva l’accordo con il Consiglio sul non riconoscimento dei documenti di viaggio rilasciati dalla Russia nelle regioni ucraine occupate e nei cosiddetti territori secessionisti della Georgia, ai fini del rilascio di un visto o dell’attraversamento delle frontiere esterne dell’UE.
Il testo legislativo è stato adottato con 531 voti favorevoli, 7 contrari e 34 astensioni.

Secondo la proposta, la Commissione dovrà consultare i Paesi UE e stilare un elenco di documenti di viaggio russi, in particolare i passaporti, che non dovranno essere accettati.

Tuttavia, i rifugiati del conflitto in Ucraina potranno comunque entrare nell’UE per motivi umanitari.

Citazione

Dopo la votazione, il relatore Juan Fernando López Aguilar (S&D, ES) ha dichiarato:

Il Parlamento farà del suo meglio per continuare a mettere pressione alla Russia con mezzi legali e politici, per assicurarsi che Putin paghi a caro prezzo questa guerra illegale e i crimini internazionali commessi contro l’Ucraina e il suo popolo.

Prossime tappe

Una volta approvata ufficialmente dal Consiglio, la direttiva entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.

Contesto

La Russia ha rilasciato passaporti ai residenti della Crimea sin dall’annessione illegale del 2014 e lo sta facendo anche in altre aree dell’Ucraina non controllate dal governo. Questi passaporti russi non dovrebbero essere riconosciuti in caso il titolare richieda un visto per entrare nell’UE o attraversi le frontiere esterne dell’UE.

Secondo la Commissione, quasi tutti i Paesi UE hanno già dichiarato di non accettare i passaporti russi rilasciati nelle regioni occupate. La proposta mira a stabilire una certezza giuridica e un approccio coordinato e coerente.

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