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La società degli inadeguati

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Un primo viaggio nel paese degli analfabeti funzionali

Ci riesce difficile pensare ad una sistema meno meritocratico di quello italiano.

Proveremo, in una serie di articoli, a fotografare la situazione attuale, analizzando dati, cercando di comprendere come mai si sia arrivati a dei meccanismi che selezionano per le posizioni più delicate pescando nel peggio possibile, producendo una classe dirigente ormai caratterizzata da seri limiti cognitivi, in campo politico, sociale, economico.

Sicuramente balza agli occhi il fatto di trovarsi di fronte ad una popolazione che continua a peggiorare in tutti gli indici di competitività e che, soprattutto, dimostra di avere un capitale umano di qualità sempre più scarsa.

Si tratta di una deriva che non risparmia nessun settore, che procede in modo trasversale, dilagante, irreversibile.

I dati che fotografano la situazione sono impietosi.

Partiamo dall’analfabetismo funzionale, dalla sua definizione, anche perché si tende facilmente a fare confusione.

Come concetto comincia a diffondersi l’alfabetizzazione dei cosiddetti ‘paesi sviluppati’ raggiunge percentuali così alte, fino a comprendere la quasi totalità della popolazione, per cui non ha più senso far riferimento semplicemente alla capacità di leggere e scrivere.

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, OCSE, ne fornisce un’efficace descrizione:

A person is functionally illiterate who cannot engage in all those activities in which literacy is required for effective functioning of his group and community and also for enabling him to continue to use reading, writing and calculation for his own and the community’s development.
OECD

Sostanzialmente, un analfabeta funzionale non è capace di elaborare le informazioni che riceve.

Non è capace di comprendere ciò che legge, di usarlo per raggiungere i propri obiettivi.

Non è capace di valutare l’attendibilità di un testo, della fonte dalla quale proviene, ovvero di riconoscere una fake news.

Nel programma PISA, Programme for International Student Assessment, sempre dell’OCSE, vengono individuati 7 livelli di comprensione del testo.

Livello 1b

Readers at level 1b can locate a single piece of explicitly stated information in a prominent position in a short, syntactically simple text with a familiar context and text type, such as a narrative or a simple list.

Livello 1a

Readers at level 1a can locate one or more independent pieces of explicitly stated information; they can recognise the main theme or author’s purpose in a text about a familiar topic, or to make a simple connection between information.

Livello 2

Readers at level 2 can locate one or more pieces of information, which may need to be inferred and may need to meet several conditions. They can recognize the main idea in a text, understand relationships, or construe meaning within a limited part of the text when the information is not prominent and the reader must make low-level inferences.

Livello 3

Readers at level 3 can locate, and in some cases recognise the relationship between, several pieces of information that must meet multiple conditions. They can also integrate several parts of a text in order to identify a main idea, understand a relationship or construe the meaning of a word or phrase. They need to take into account many features in comparing, contrasting or categorising. Often the required information is not prominent or there is much competing information; or there are other text obstacles, such as ideas that are contrary to expectation or negatively worded.

Livello 4

At level 4, readers can locate and organise several pieces of embedded information. They can also interpret the meaning of nuances of language in a section of text by taking into account the text as a whole. In other interpretative tasks, students demonstrate understanding and application of categories in an unfamiliar context. In addition, students at this level can use formal or public knowledge to hypothesise about or critically evaluate a text. Readers must demonstrate an accurate understanding of long or complex texts whose content or form may be unfamiliar.

Livello 5

At level 5, readers can locate and organise several pieces of deeply embedded information, inferring which information in the text is relevant. Reflective tasks require critical evaluation or hypothesis, drawing on specialised knowledge.

Livello 6

Readers at level 6 typically can make multiple inferences, comparisons and contrasts that are both detailed and precise. They demonstrate a full and detailed understanding of one or more texts and may integrate information from more than one text. Tasks may require the reader to deal with unfamiliar ideas, in the presence of prominent competing information, and to generate abstract categories for interpretations.

Students can hypothesise about or critically evaluate a complex text on an unfamiliar topic, taking into account multiple criteria or perspectives, and applying sophisticated understandings from beyond the text.

I livelli 1b e 1a sono al limite del vero e proprio analfabetismo, con la sola capacità di individuare un pezzo di informazione in un testo molto semplice.

Al livello 2 si è capaci di individuare l’idea principale di un testo non molto articolato.

A livello 3 si riesce ad analizzare un testo per delle informazioni di cui si ha familiarità.

A livello 4 si dispone di quelle capacità cognitive per analizzare la maggior parte dei testi, anche in contesti non familiari.

A livello 5 la capacità di analizzare i testi si estende anche a quelli complessi.

A livello 6 si dispone delle conoscenze per analizzare e mettere in relazione diversi testi complessi.

Secondo il rapporto PISA 2015, il 20,9% degli italiani compresi tra i 16 e i 65 anni non raggiunge il livello due.

Più di un italiano su 5, dunque, non riesce a comprendere di cosa parla un semplice brano.

Limitare, però, il problema a questa percentuale, è riduttivo. Si limiterebbe all’analfabetismo funzionale grave. Mentre vanno compresi coloro che non vanno oltre il secondo livello.

Se sommiamo, dunque, quelli che, invece, si fermano al livello 2, raggiungiamo il 46,3% degli italiani.

Poco meno della metà.

Solo uno studente italiano su 20, invece, secondo il rapporto PISA del 2018, raggiunge il livello 4, mentre la media OCSE è di uno su 10. Il doppio.

Cioè, su 100 italiani che studiano solo 5 raggiungono il livello 4. Presso gli altri paesi “sviluppati” lo raggiungono 10 discenti su 100.

In Italia 19 su 20 si fermano al livello 3, cioè riescono a capire solo le informazioni che riguardano contesti familiari.

Ci sarebbe da chiedersi quali siano questi “contesti familiari”.

Purtroppo, l’OCSE non lo precisa, ma qualche idea in merito l’abbiamo.

Imbarazzante!

Le cose non migliorano se andiamo a prendere in considerazioni le percentuali che raggiungono i livelli più alti, ovvero il quinto e il sesto, 5% in Italia, 9% in ambito OCSE.

Nelle materie scientifiche siamo al 3% contro il 7%.

Non volendo dilungarci, andiamo semplicemente a citare velocemente qualche altro dato.

Sempre secondo l’OCSE, come riportato nella Skills Outlook del 2019, solo il 36% degli italiani usa Internet in maniera complessa e diversificata, collocandosi all’ultimo posto tra i paesi dell’OCSE, appunto. Sale al terzultimo, invece, nel PIAAC, Programme for the International Assessment of Adult Competencies, che misura il livello di alfabetizzazione e di calcolo. Fanno peggio solo Turchia e Cile.

Ci vergogniamo di citare le statistiche sulla lettura di libri.

Anche perché il problema di fondo non è la mancanza di cultura, ma riguarda veri e propri deficit cognitivi.

Mancano la capacità di interpretare la realtà, lo spirito critico, l’abitudine a pensare.

Gli italiani non leggono perché la maggior parte di loro non è in grado di capire cosa legge, soprattutto se non si tratta di letteratura commerciale, ma di autori più impegnati.

E i social danno impietosamente visibilità a tutto questo.

Gruppi di lettori (?) dai quali, spesso in un italiano claudicante, si attacca questo o quel mostro sacro della letteratura semplicemente per il fatto che non lo si è capito.

Sia chiaro, non stiamo dicendo che non deve esserci libertà di critica, ma se vuoi dire che Kafka fa schifo dovresti avere almeno le basi della grammatica, dovresti almeno sapere quando la “e” va accentata o se vuole un accento grave oppure acuto.

Ma soprattutto la motivazione non può essere quella che non hai capito quello che scrive.

Per cui, viene da chiedersi se invece di statistiche su quanti libri si leggono in Italia non sarebbe più significativo sapere quanti libri sono effettivamente compresi da chi legge.

Una volta il problema era di chi non capiva.

Ma l’analfabetismo funzionale va sempre di più a braccetto con il cosiddetto effetto Dunning – Kruger, secondo il quale gli individui più sono ignoranti più tendono a sopravvalutare le proprie capacità.

Di contro, le persone molto preparate tendono a sottovalutare le loro competenze.

Dai due studiosi emerge anche un’altra tendenza: le persone meno preparate non prendono in considerazione la possibilità di rivedere la propria autovalutazione, anche se le si mette di fronte al palese risultato disastroso di un test.

Quando le persone sono incompetenti nelle strategie che adottano per ottenere successo e soddisfazione, sono schiacciate da un doppio peso: non solo giungono a conclusioni errate e fanno scelte sciagurate, ma la loro stessa incompetenza gli impedisce di rendersene conto.
David Dunning – Justin Kruger – Come la difficoltà nel riconoscere la propria incompetenza porta ad autovalutazioni non veritiere

Ovvero, non potrai mai far accettare ad un imbecille il fatto che è imbecille.

E abbiamo l’invasione degli imbecilli. Ovviamente il riferimento è ad Umberto Eco, di cui abbiamo analizzato l’ormai famosa affermazione sui social in un precedente articolo.

Quali sono i fattori che determinano questi poco invidiabili record?

Indubbiamente pesa il sistema formativo sempre meno efficace e selettivo, a tutti i livelli, partendo dalla materna per arrivare all’università. Tranne piacevoli, e purtroppo rare, eccezioni, in Italia si studia male. Le riforme degli ultimi decenni hanno compiuto disastri immani.

Cambiano le famiglie, con genitori sempre meno in grado di dare stimoli e educazione ai propri figli.

Cambiano i consumi culturali di massa, in campo teatrale, cinematografico, musicale. Le generazioni di adolescenti una volta ascoltavano i Beatles, i Rolling Stones, i cantautori impegnati, i Pink Floyd e chi più ne ha più ne metta.

Cambia l’intrattenimento, quello che si vede in TV, quello che si fa nel tempo libero.

Di questo, e di altro, parleremo nei prossimi articoli.

Per il momento siamo arrivati alla conclusione che è preferibile giocare a scacchi con un piccione, piuttosto che discutere con un imbecille.

Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.
Anonimo

 

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.