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Io, terrapiattista convinto

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L’esercizio del dubbio quale strumento di libertà

La tendenza a delegittimare chiunque la pensi diversamente oggi è sempre più forte.

Il meccanismo è piuttosto semplice, antico e collaudato.

Non mi piace quello che dici?

Allora passo ad attaccarti personalmente.

Non entro nel merito di quello che dici. O lo faccio solo parzialmente e sommariamente.

Un paio di affermazioni più o meno irrilevanti o difficilmente verificabili o controllabili.

Condite al massimo da un elenco di credenziali, da abstract di curriculum vitae, dalle testimonianze inoppugnabili del cugino di turno, oltre che dalla fatidica frase, usata quale arma finale: ho visto cose che voi umani!

Si fanno discorsi di conflitti di competenze. Il filosofo non può parlare di democrazia e di Stato, come se fossero argomenti di assoluto monopolio dei politici. Desolante, soprattutto se si considera il livello avvilente dell’attuale classe politica.

O piuttosto, a definire i limiti della democrazia sono sedicenti guru del bene supremo, la cui conoscenza è ovviamente a loro totale ed esclusivo appannaggio.

Molto spesso il tutto perso in un proliferare di insulti.

Sei un premio Nobel per la medicina e metti in evidenza quelle che per te sono delle criticità dei vaccini mRNA? Allora sei rimbambito. Hai l’Alzheimer. Quanti anni fa sei stato premiato? Ma da allora non ne hai azzeccata una.

Un importante avvocato tedesco, che nella sua carriera è riuscito a far condannare una nota casa automobilistica e una prestigiosa banca, di colpo, diventa un complottista, una mente agitata. Gli vengono attribuite dichiarazioni che non ha mai fatto, censurati video e profili.

Partendo dal presupposto che la versione ufficiale della scienza o di un ente governativo sia necessariamente veritiera.

Se la stessa è contraddetta si è etichettati, nella migliore delle ipotesi, come negazionisti, terrapiattisti.

Quindi è sottratta ogni possibilità di dubitare.

Non possono essere messe in discussione le conclusioni della commissione Warren, secondo le quali una sola pallottola avrebbe causato sette ferite diverse a due persone distinte.

Entrata nella schiena di Kennedy, uscita dalla sua gola ha poi colpito il Governatore Connally alla schiena, uscendo dal torace e ferendolo di nuovo al polso e alla gamba.

Secondo qualcuno quel proiettile magico sarebbe ancora in giro a fare danni.

Oppure, come pensare che il governo di uno stato civile come quello statunitense possa aver raddoppiato le dosi di metanolo negli alcolici durante il proibizionismo, causando ricoveri e decessi a migliaia, 10.000 secondo alcune stime?

Così come la CIA non ha mai messo in atto sperimentazioni su soggetti il cui stato di coscienza era alterato dalla somministrazione di LSD.

Del resto, lo stesso Chomsky scriveva:

Le critiche istituzionali che ci accingiamo a presentare in questo libro vengono comunemente liquidate dai commentatori dell'”establishment” come “teorie cospiratone”, ma questo è solo un modo per sbarazzarsi del problema.
Noam Chomsky, Edward S. Herman – La fabbrica del consenso

Se nell’uomo comune il dogmatismo può essere fastidioso ma giustificabile, lo diventa meno nel caso di chi, per iniziazione e percorso, dovrebbe rifuggire da ogni accettazione acritica di verità apparentemente incontestabili.

Così come affidarsi ciecamente al mito del progresso.

Ad esasperare Karl Kraus non è tanto l’idea del progresso in se stessa quanto le forme di idolatria che essa suscita, e quella specie d’isteria sollevata all’epoca nei giornali dalle performance della tecnica o dalla realizzazione di prodezze come la conquista del Polo Nord.
Jacques Bouveresse – Il mito moderno del progresso

Un altro filosofo, è facile obiettare.

Un filosofo come Cacciari o Agamben, osteggiati anche da una serie di mezze figure che spesso partono dall’obiezione di non aver capito i loro testi.

E si rimpiangono i bei tempi in cui la colpa era di chi non capiva.

Adesso qualsiasi analfabeta funzionale si può permettere di cancellare quanto non gli è comprensibile.

Praticamente buona parte della realtà che lo circonda.

La scienza non è infallibile. È fatta da umani e, come tale, procede per tentativi, per miglioramenti costanti, per approssimazioni.

Presunte verità cercate nei numeri, che si prestano ad essere manipolati, anche solo metodologicamente.

Il metodo scientifico. Ipotesi, verifica, conferma o rigetto.

La parte della verifica è quella scatola nera in cui lo scienziato mette un po’ quello che vuole.

Sceglie variabili. Ne scarta altre.

Se andiamo a considerare un concetto che mi è molto vicino, appartenendo alle scienze sociali, come quello di qualità della vita, troviamo una scelta molto variegata di quelli che ne sono i cosiddetti indicatori, cambiando i quali cambiano delle classifiche che lasciano il tempo che trovano.

I numeri.

Fanno sorridere sondaggi in cui si sparano conclusioni clamorose, con annunci ad effetto tipo: gli italiani preferiscono…

Spesso nessuna notizia sul campionamento. Altre volte, quando viene indicato, capita di leggere che si tratta di persone che hanno risposto volontariamente ad un sondaggio su questo o quel sito.

Il campione che si sceglie da solo.

O, altre volte, viene riportato in piccolo, su un campione di 100 persone.

A parte il numero esiguo, non sufficiente nemmeno a stimare le opinioni di un grosso condominio, non c’è nessuna indicazione su come siano stati scelti proprio quegli individui e non altri.

Se facessi un’indagine tra parenti e amici stretti potrebbe risultare che qualcuno mi vede come Presidente del Consiglio ideale. Non giurerei sulla maggioranza, ma almeno sulla preferenza di mamma potrei contare.

Forse.

La scelta delle variabili, dicevamo.

Se si scelgono quelle giuste possiamo anche arrivare a dimostrare l’effetto benefico del fumo.

Di ricerche ne potremmo trovare diverse. Ovviamente finanziate da qualche multinazionale del tabacco.

E, soprattutto, molto umano è l’uso che della scienza spesso viene fatto. Qualcuno citava il Progetto Manhattan, o l’invenzione della dinamite da parte di Nobel.

Inoltre, anche avendo la massima fiducia nella scienza, se si ricade nello scientismo si incappa negli stessi circoli viziosi di ogni religione.

A partire dalla negazione di altre sfere di conoscenza alle quali viene tolta la dignità di realtà.

Verso un materialismo che annulla tutto quanto non è tangibile, non è misurabile.

Rivendico il mio diritto al dubbio.

Il mio diritto al pensiero.

Se c’è chi crede al proiettile magico, rivendico il mio diritto a credere nella bella ‘mbriana, nel piccolo popolo, che non è quello italiano, a Babbo Natale.

A credere in Dio, in Maometto, Allah, Manitù.

A rivendicare orgogliosamente il mio essere terrapiattista convinto.

A credere che scienza e materialismo non esauriscano il possibile e il reale.

E voi materialisti, col vostro chiodo fisso
Che Dio è morto e l’uomo è solo in questo abisso
Le verità cercate per terra, da maiali
Tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali
Francesco Guccini – Cirano

Forse il vero morbo del nostro tempo potrebbe non essere un virus. Ma il baratto che ci viene proposto tra ghiande ed ali.

O, forse, assieme alle ali, ci è stata tolta anche l’anima.

Non più demoni cui vendere l’anima.

Non più un’anima da vendere al diavolo.

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.