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Galleria dell’Accademia di Firenze: concerto dell’ensemble Mala Punica

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Mala Punica


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Appuntamento il 13 novembre con il concerto ‘A talento di componitore’

Riceviamo e pubblichiamo.

Un nuovo lunedì dedicato alla musica! Lunedì 13 novembre, alle 17:30, la Galleria dell’Accademia di Firenze invita al concerto ‘A talento di componitore, Messe e mottetti di Matteo da Perugia e Johannes Ciconia 1390 – 1420’ dell’ensemble Mala Punica, fondato nel 1987 dal musicista e musicologo Pedro Memelsdorff, membro del comitato scientifico per la collezione degli strumenti musicali della Galleria.

L’ingresso sarà libero fino ad esaurimento posti.

Mala Punica è un ensemble vocale e musicale che, in più di 35 anni di attività, ha riscosso fama internazionale per l’abilità con la quale riesce ad interpretare, incantando il pubblico, un sofisticato e originale repertorio di musica Medievale e Barocca.

È formato dai musicisti come Helena Zemanová, viella, José Manuel Navarro, viella, Pablo Kornfeld, organo e clavicymbalum, che accompagneranno i cantanti Barbara Zanichelli, soprano, Belén Vaquero, soprano, Gabriel Jublin, controtenore, e Riccardo Pisani, tenore, sotto la direzione di Pedro Memelsdorff che suonerà il flauto.

Alla Galleria dell’Accademia di Firenze, Mala Punica eseguirà opere di Johannes Ciconia e Matteo da Perugia, due dei maggiori ‘componitori’ delle corti e chiese norditaliane del tardo Trecento e primo Quattrocento, un periodo musicale italiano sconosciuto alla maggior parte del pubblico concertistico di oggi ma che rappresenta uno dei più affascinanti e variegati della storia della musica europea.

Johannes Ciconia, fiammingo, emigrò in Italia poco dopo il 1390, fermandosi prima a Roma e poi a Padova, dove servì il cardinale Francesco Zabarella e morì ancora giovane nel 1412.

Suoi saranno molti dei brani eseguiti nella prima parte del concerto: mottetti a tre o quattro voci, che, come nel caso di Albane misse celitus, intonano testi diversi da essere cantati contemporaneamente. Lodano sia vari santi che dignitari veneti del tempo, in uno stile chiaro e simmetrico che sembra quasi prefigurare il Rinascimento a venire.

Matteo da Perugia, invece, è umbro, emigrato in Lombardia alla fine del Trecento e maestro di canto presso il duomo di Milano dal 1402. Al servizio del vescovo, poi cardinale e antipapa, Pietro Filargo da Creta, Matteo seguì quest’ultimo prima a Pavia e poi a Pisa e Bologna negli anni 1409 – 1410.

Le sue musiche, molto diverse da quelle di Johannes Ciconia, si nutrono dall’arcaismo quasi bizantino delle prassi vocali ambrosiane e sono già state associate al Gotico internazionale delle arti visive.

Il programma si chiuderà con delle variazioni, prima strumentali e poi vocali, di una delle formule di congedo più popolari della Messa cattolica: il Benedicamus Domino.

Quasi delle ‘danze paraliturgiche’, la loro funzione era quella di sdrammatizzare l’intensità del mistero della messa, e di favorire il ritorno alla normalità della vita quotidiana.

Gli strumenti utilizzati sono derivati da esempi rappresentati nelle arti visive del tempo – vielle, flauti, clavicymbalum, organo, campane – e le fonti musicali sono manoscritti conservati principalmente a Bologna e Modena.

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