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A Venezia 74, ‘Ammore e Malavita’ dei Manetti Bros.

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'Ammore e malavita'


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Intervista in esclusiva all’attore Giovanni Napolitano che ha recitato un cameo nel film. A ExPartibus ha raccontato un divertente aneddoto che lo ha reso inconsapevole ispiratore di alcune scene

Occhi, riflettori, obbiettivi: tutti puntati su Venezia e sulla settantaquattresima edizione del Festival del Cinema.

Nonostante tutte le grane quotidiane – o proprio per dimenticarle per un po’ – il mondo segue con curiosità, ammirazione, invidia e a volte morbosità, vedi Jennifer Lawrence che scappa spaventata da un’improvvisa irruzione dei fan in conferenza stampa, le passerelle, le polemiche e i gossip che hanno come teatro il Lido.

Tutto fa brodo, l’importante è che il clamore, le frivolezze e le urla degli ammiratori perennemente schiacciati alle transenne portino visibilità ai veri protagonisti della kermesse: i film in proiezione.

Mercoledì 6 settembre è stato il momento di Napoli e dei Manetti Bros. con il loro ‘Ammore e Malavita’, nuovo lavoro dei due fratelli romani che, con questo film, aggiungono un nuovo capitolo alla loro opera di dissacrazione della Napoli “ingomorrata” fino all’osso. E qualche volta alla nausea.

Perfino il grande regista Pupi Avati, nell’intervista concessa a Oscar Cosulich e pubblicata in data 7 settembre, su Il Mattino, non nasconde la sua ammirazione per prodotti d’eccellenza come la serie “Gomorra£, che da anni appassiona milioni di spettatori, ma aggiunge che

Napoli è una realtà troppo ricca per risolversi solo con questa narrazione. Da innamorato della città la vorrei vedere raccontata anche negli altri suoi aspetti, quelli appunto affrontati dai grandi autori come la Ortese o La Capria, i cui scritti sono la quintessenza del buonsenso e della poeticità , ma che evidentemente non sono stati sufficientemente letti da chi fa cinema.

La proiezione di ‘Ammore e Malavita’ a Venezia ha suscitato applausi e simpatia con la sua ironia irriverente e con la straripante bravura dei suoi interpreti.

Squadra che vince non si cambia e così, dopo il successo di ‘Song’ ‘e Napule’, loro film precedente, i Manetti “riconfermano”, per così dire, il cast di quel lavoro: Giampaolo Morelli, Serena Rossi e Carlo Buccirosso sono i protagonisti di questo musical che fa il verso – o rende omaggio, è lo stesso – alla tradizione della sceneggiata napoletana.

Alla bravura straordinaria di questi nomi, si aggiunge quella di altri artisti provenienti non solo dal mondo del cinema, ma anche da quello musicale.

Nel film spiccano, infatti, Claudia Gerini, Raiz, Franco Ricciardi e Antonio Buonomo , questi ultimi non nuovi a collaborazioni nei film targati Manetti Bros..

Della squadra che i due registi hanno costruito e che sembra ormai ben collaudata, fa parte anche Giovanni Napolitano, attore partenopeo che annovera nel suo curriculum numerose partecipazioni in produzioni cinematografiche e televisive importanti come ne ‘I Peggiori’ di Vincenzo Alfieri, che lo ha visto nei panni del personaggio di Rufen; ‘Per amore del mio popolo’, produzione Rai per la TV nella parte di Carmelo Sorrentino; ‘Rex’, ancora una volta sotto la direzione dei Manetti Bros., nel ruolo di Mariano Trevi.

Giovanni Napolitano ci parli del tuo ruolo nel film e del tuo rapporto con i Manetti?

Un giorno mi telefonò Marco Manetti e mi disse che c’erano due piccolissimi ruoli che potevano interessarmi tra i quali avrei potuto scegliere. Il primo era quello di un camorrista, il secondo era un cameo nel quale avrei dovuto cantare una frase durante una scena musicale – il brano in questione è intitolato ‘Scampia Disco Dance’ – nei panni di un poliziotto sotto copertura che si aggira intorno alle Vele di Scampia.

Siccome fino ad oggi mi sono ritrovato ad interpretare quasi sempre ruoli da criminale o affine, visto il mio aspetto esteriore non proprio da “nerd”, decisi che stavolta avrei optato per un ruolo da “buono”, diciamo così.

Per di più cantando, quindi riuscendo a coniugare alla recitazione l’altra mia grande passione, il canto, appunto.

Anche cantante, dunque?

Beh, definirmi cantante è eccessivo. Però ho respirato musica in casa fin da piccolo. Mia madre ha studiato al conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli ed io ho assorbito ogni genere di influenza musicale, cimentandomi nel canto ad ogni buona occasione.

Direi che la musica è la mia più grande passione e la mia attività costante, quando non sono impegnato con il cinema.

Per questo piccolo ruolo in ‘Ammore e Malavita’, aggiungo, sento di dover ringraziare i Manetti Bros. per avermi dato una nuova opportunità, della quale sono entusiasta. Prendere parte a un film diretto dal talento dei due grandi nomi del cinema italiano, con un cast di attori che suscitano da anni l’ammirazione del pubblico e degli addetti ai lavori ha rappresentato per me un momento professionale e umano molto significativo, anche se solo per un ruolo molto piccolo.

La mia parte consiste nella cantare la frase i ‘Je song’ ‘o poliziotto undercover’, che ho registrato in studio prendendo parte anche alle sessioni di registrazione dei cori assieme agli altri.

Ho trovato magnifiche le canzoni scritte da Pivio e Aldo De Scalzi per cui Nero Nelson ha composto i testi. Lavorare in mezzo a tanta professionalità e talento è stato ancora una volta un privilegio.

Parlando alla stampa di ‘Ammore e Malavita’, i Manetti Bros. hanno citato una tua frase che pare li abbia ispirati nella realizzazione una scena del film. Ci racconti di più?

Ero con i Manetti a margine di una conferenza stampa durante la promozione di ‘Song’ ‘e Napule’ quando, nel rispondere a qualcuno della stampa, dissi che le famose o famigerate Vele di Scampia sembra siano diventate, loro malgrado, meta turistica.

Parigi ha la Tour Eiffel, Roma il Colosseo e Napoli viene identificata anche con un simbolo non sempre positivo come le Vele.

Ho appreso successivamente che i Manetti mi avevano citato durante un’intervista su Il Gazzettino.it raccontando che da quella mia battuta avevano tratto spunto per una delle scene iniziali di ‘Ammore’. Ne sono rimasto davvero piacevolmente sorpreso.

Grazie al film sei approdato al Lido al seguito del cast. Ci parli della tua trasferta veneziana?

L’atmosfera intorno al festival è elettrizzante, attraverso i media ci si rende conto solo in parte dell’energia incredibile che si respira al Lido in quei giorni.

Abbiamo percorso il red carpet prima dell’entrata degli attori principali e dei registi, seguiti da un gruppo di giornalisti, fotografi e cameraman assiepati ai lati del percorso. L’adrenalina è cominciata a salire già in quel momento.

Ma la vera e più grande emozione è cominciata quando si sono spente le luci in sala ed è iniziata la proiezione.

Claudia Gerini mi ha strabiliato con la sua consueta bravura, che stavolta si è misurata con il napoletano che per giunta, per esigenze di copione, doveva avere un’inflessione da popolana molto particolare. Da napoletano quale sono ho trovato la sua performance davvero strepitosa. Per non parlare poi della vista delle Vele nella scena che ho appreso essere stata ispirata alla mia battuta.

Buccirosso è ormai una nuova maschera napoletana, Morelli è un talento naturale che emana carisma sia sullo schermo che fuori.
Serena Rossi si conferma la perla versatile e vitale che illumina lo schermo. Insomma, non vorrei sembrare una macchina da complimenti, ma quando il talento è manifesto, come nei casi appena citati, non corro il rischio di apparire stucchevole.

E pensare che inizialmente ero perfino indeciso se andarci o meno, a Venezia. Con il senno di poi posso dire che se avessi rinunciato avrei avuto di che pentirmi!

Il film è un mix di suggestioni di matrice partenopea, ma va molto oltre, parla al mondo. Una commistione di narrazione e musica con Raiz, Ricciardi e Pino Mauro completata dalla scenografia naturale di Napoli a cui è difficile rimanere indifferenti. È un film che ti trascina con la sua ironia e la sua energia.

A proposito, come ha reagito il pubblico in sala, alla proiezione veneziana?

Grandi risate, grandi applausi. Ho avuto la sensazione precisa che il pubblico abbia sentito empatia durante tutto il racconto, era palpabile la partecipazione ad ogni risvolto dell’onda narrativa. Lì ho avuto una certezza: i Manetti Bros. hanno fatto un altro goal.

Giovanni Napolitano
Giovanni Napolitano
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Autore Michele Ferigo

Michele Ferigo, napoletano, classe 1976, si occupa d’arte da sempre. È musicista, compositore, disegnatore e film-maker.