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Torino. Un viaggio tra leggenda e mistero

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Torino


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Il fascino del passato, antiche costruzioni e arcaici punti della Roma Imperiale rivelano i misteri di Torino intorno all’asse della magia bianca e nera

Torino è parte di due triangoli, quello della magia bianca con Lione e Praga, e della magia nera con Londra e San Francisco.
A nord e a sud del tratto che unisce il polo della positività di piazza Castello con quello della negatività di piazza Statuto, come abbiamo accennato in un precedente articolo ci sono luoghi che rivelano affascinanti misteri della città, tra leggenda, storia e tradizione.

A poca distanza da piazza Statuto, vertice della magia nera per l’infausta posizione situata a occidente dove il sole cede il passo alle tenebre, si trova il Rondò della Forca.

Tra la piazza e il Rondò c’era la Valle Occisorum, una vasta area risalente all’epoca romana, che delimitava la necropoli dove venivano seppelliti i condannati. Data la destinazione d’uso, piazza Statuto è stata considerata la porta degli inferi.

In origine, le esecuzioni avvenivano in piazza Statuto. Furono i francesi, in tempi più recenti, a trasferire il patibolo al Rondò della Forca, attivo sino al 1863. Interessante la correlazione storica con i sanguinosi scontri per i tumulti del 1864 avverso il trasferimento della capitale.

Verso sud, in piazza Solferino, si contrappone la Fontana Angelica, fulcro di flussi energetici positivi, ricca di significati nascosti e simbologia alchemica presumibilmente di ispirazione massonica. Inaugurata nel 1929, è considerata la porta dell’infinito.

Quattro statue sovrastanti una grande vasca raffigurano le quattro stagioni: due femminili, la primavera e l’estate, all’esterno delle due maschili, l’autunno e l’inverno.

Quelle maschili raffigurano Boaz e Jachin, i sostenitori delle colonne d’Ercole poste sulla soglia dell’infinito, l’accesso ai misteri alchemici che regolano il mondo e preclusi ai profani.

Le due figure sono adagiate su basi perpendicolari alla vasca, formando un varco rettangolare che simboleggia l’inizio della via della conoscenza riversata dalle otri sostenute da Boaz e Jachin, rappresentanti rispettivamente della forza e della saggezza.

Le femminili sono i simboli dell’amor sacro, la primavera, e dell’amor profano, l’estate. I due aspetti della conoscenza che perviene dalla ricerca compiuta nel continuo divenire seguendo la via dell’infinito.

Nelle vicinanze c’è il Palazzo del Diavolo, un altro luogo dove si concentrano le energie negative. La denominazione dell’edificio è dovuta al portone, ricco di artistici intagli scolpiti da una manifattura parigina nel 1675, adornato di fiori, frutta, animali e amorini.

Ma la parte più oscura è quella centrale, con la raffigurazione del diavolo che scruta i bussanti, e il battacchio composto da due serpenti con le teste che si uniscono al punto del colpo.

Si narra che il portone sia comparso dal nulla in una notte, poiché un apprendista stregone che aveva invocato invano le forze oscure molestando il diavolo, fu punito da Satana stesso, che lo imprigionò per sempre dietro il varco.

Molte altre leggende, inoltre, narrano di misteriose sparizioni, omicidi e combinazioni numerologiche.

Ad inizio Ottocento, durante l’occupazione francese, pare che un maggiore dell’esercito abbia interrotto la missione di viaggio con documenti segreti facendo sosta nello stabile per consumare un pasto veloce. L’ufficiale, atteso dal suo cocchiere, non uscì mai più. Dopo vent’anni, durante i lavori di ristrutturazione, fu trovato uno scheletro imprigionato e sepolto in piedi.

Tempo prima, nel 1790, Marianna Carolina di Savoia, allora proprietaria dell’immobile, diede una sontuosa festa di carnevale durante la quale una danzatrice fu pugnalata mortalmente. L’assassino rimase ignoto e il pugnale mai ritrovato.

Quella notte si abbatté sulla città una fragorosa tempesta e un vento gelido frantumò i vetri spegnendo tutte le luci, così gli invitati fuggirono spaventati. Tempo dopo fu avvistato il fantasma della danzatrice uccisa che si aggirava per le stanze della dimora.

Prima ancora, nel 1600, si dice che l’edificio fosse la Fabbrica dei Tarocchi. La carta dei tarocchi associata al diavolo ha il numero 15 che nel 1600 era il numero civico del palazzo.

Ancora nei dintorni, la presenza del principe delle tenebre con due figure demoniache che sorreggono le lampade ai lati del portone di un antico signorile palazzo.

La leggenda dice che furono messe lì per fronteggiare, irriverentemente, i due edifici ecclesiastici posti di fronte, il Palazzo della Curia e la Chiesa dell’Immacolata Concezione. Era il XIX sec., periodo in cui l’ingerenza ecclesiastica nella vita comune era pesantemente avvertita dalla comunità laica.

Anche il Museo Egizio non è escluso dai campi energetici delle forze della luce e delle tenebre, per la presenza di oggetti dotati di cariche positive e negative.

Molti i reperti del Faraone Thutmosi III. Sorgente di energia positiva, era maestro delle discipline esoteriche e regnava in Egitto quando la città di Augusta Taurinorum venne fondata.

I flussi negativi, invece, riguardano il Faraone Tutankhamon per la maledizione scritta sul suo sarcofago:

La morte sopraggiungerà su rapide ali per colui che disturba la pace del re.

Solo un reperto è esposto, altri sono conservati nei sotterranei,

Poi la piccola testa mummificata di Seth, divinità di deserti, tempeste, disordine, violenza, fratello e assassino di Osiride, dio dei morti e dell’oltretomba.

Mistero e leggenda anche nel sottosuolo, dove si sviluppa una fitta rete di gallerie, cripte, cunicoli ed ambienti ipogei. In particolare le Grotte Alchemiche, tre presunti tunnel che i seguaci dell’occulto consideravano le porte per le dimensioni parallele, luoghi esoterici di ritrovo per alchimisti dei secoli passati.

Le Grotte Alchemiche incrocerebbero esistenti piccoli tratti di antichi passaggi sotterranei sotto il centro storico di Torino, costruiti per gli appartenenti di Casa Savoia a partire dal XIV – XV secolo.

Ma la più grande forza positiva proviene dalla Mole Antonelliana. Simbolo della città di Torino, ricopre ovunque di flussi energetici benefici raccolti dal suolo e irradiati nel cielo, che tocca a 167,50 metri di altezza.

Inoltre, potrebbe essere la custode del Sacro Graal, come pare indicare la statua della Fede, posta davanti alla chiesa della Grande Madre di Dio, con lo sguardo rivolto proprio verso la Mole.

Costruita tra il 1863 e il 1889 e destinata a Sinagoga per la Comunità Ebraica, la Mole è stata cosi soprannominata poiché era il più grande edificio in muratura d’Europa ed affascinò il grande filosofo Nietzsche, vissuto a Torino nel 1888 – 1889, che la definì

l’opera forse più geniale mai realizzata per un assoluto impulso verso l’alto.

Per contrasto tra il bene e il male, l’opposizione del bianco e del nero, Torino, situata sul 45° parallelo, ovvero nell’esatta metà del nostro emisfero, ha sempre mantenuto la fama di città magica, arricchendosi, nei secoli, di una simbologia architettonica e scultorea profondamente rappresentativa di una consistente commistione tra storia, leggenda e affascinanti misteri che portano nostalgiche emozioni.

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Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.