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Torino. Eleganza, raffinatezza e… un pizzico di magia…

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Torino


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Un viaggio nella Torino della Belle Époque tra arte, letteratura, musica, leggenda e mistero

Torino. Forse è meno toccata dai percorsi turistici, forse no, forse non li cerca…
L’arrivo è alla stazione centrale Porta Nuova, nel cuore della città, o all’aeroporto Sandro Pertini di Caselle, nel nome dal Presidente deliziosamente cantato da Toto Cutugno ‘Sono un Italiano… Un Italiano vero…. Un partigiano come Presidente…’, che ci rende orgogliosi di essere italiani nel mondo, quando condividiamo uno dei canti più noti del nostro Paese dopo l’Inno nazionale.

Torino è discreta, sobria, silente ma presente con i suoi trascorsi storici che affermano l’Unità d’Italia nel Parlamento della prima capitale.

Il centro della città è un susseguirsi di storia, tradizione, stile e buongusto. Romantica, essenziale, con un tocco di non ostentata eleganza e raffinatezza, nel delicato intreccio tra leggenda e mistero.

Nell’arte con I Sei di Torino, i pittori tra fine Ottocento e metà Novecento Jessie Boswell, Nicola Galante, Gigi Chessa, Francesco Menzio, Enrico Paolucci, Carlo Levi e poi Giorgio De Chirico.

Nella letteratura e nella musica con Edmondo De Amicis, Erasmo da Rotterdam, Friedrich Nietzsche, Giovanni Prati, Herman Melville, Honoré de Balzac, Lev Tolstòj, Marie-Henri Beyle, più noto con lo pseudonimo di Stendhal, Mark Twain, Vittorio Alfieri, Wolfgang Amadeus Mozart e altri ancora.

Mentre si percorrono le vie della città è facile essere attratti da un sentimento di nostalgia del passato, che tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento l’ha vista risplendere di bellezza architettonica e innovazione.

In quel periodo un’ondata di ottimismo ha scosso la pacata esistenza dei suoi abitanti. Colta dal vortice del mutamento per il miglioramento sociale, è divenuta città del cinema, dell’automobile e della radio.

Nel fulgore dei tempi della Belle Époque, tra il 1871 e il 1914, sono nati i café chantant, locali dove andavano in scena spettacoli di cabaret e si esibivano avvenenti stelline dell’avanspettacolo, imitatori, prestigiatori, attori, alcuni dei quali di grande successo come Ettore Petrolini.

I café chantant scomparvero con lo scoppio della prima guerra mondiale, chiudendo definitivamente i battenti o trasformandosi in cinematografi, come il Romano in Galleria Subalpina, che si affaccia su piazza Castello, e l’ex caffè – ristorante Meridiana, sulla sontuosa piazza San Carlo, al tempo in Galleria Natta, ora rinominata Galleria Lux, dove ha sede l’elegantissima sala di proiezione.

Sull’asse Est-Ovest, da via Po a via Garibaldi, un rettifilo da oriente a occidente unisce tre punti del centro città. A Est piazza Gran Madre di Dio con l’omonima chiesa, al centro piazza Castello con il Palazzo Reale, a Ovest piazza Statuto con il monumento del Frejus.

L’allineamento è un’espressione esoterica del tessuto oscuro e luminoso che avvolge la città con un velo di affascinante mistero, di commistione tra storia e leggenda.

Torino è la città delle triangolazioni che antiche leggende legano a magici culti esoterici, da cui l’appellativo di città magica. In particolari punti erano praticati riti della magia bianca e della magia nera, altresì presenti in altri posti del mondo, ma il capoluogo è l’unico nel quale sono ambedue presenti.

I due luoghi magici si trovano opposti lungo l’asse Est-Ovest. Per la magia bianca in piazza Gran Madre di Dio e la magia nera in piazza Statuto. Piazza Castello è il confine tra la magia bianca e quella nera.
A precisi punti appartengono i vertici delle triangolazioni condivisi con Lione e Praga, per la magia bianca, e con Londra e San Francisco, per la magia nera.

Il lato oscuro della triangolazione è il vertice di piazza Statuto, considerata la porta dell’inferno poiché qui era la Val Occisorum, la Valle degli Uccisi all’epoca dell’Impero Romano, il patibolo dei condannati a morte poi qui sepolti. L’antica necropoli è stata ritrovata durante gli scavi della ferrovia che attraversa la città in quel punto.

Le forze del male sono altresì attribuibili ad altri due simboli presenti nella piazza.

Il Monumento del Frejus, commemorativo dei caduti per la costruzione del traforo, a forma di piramide sulla cui sommità si trova Lucifero, l’angelo scacciato dal Paradiso, di colore nero, che protende la mano come per minacciare i sottostanti corpi morenti, di colore bianco. Lucifero è rivolto ad Est, in opposizione alla forza della luce del bene.

Un fatto curioso. In origine sul capo di Lucifero era depositato il Pentalfa, la stella a cinque punte simbolo della conoscenza, misteriosamente rimossa durante il restauro del 2013, forse perché era rovesciata e poteva presumibilmente assumere un significato demoniaco.

Alle spalle del monumento del Frejus c’è l’Obelisco Geodetico, la “Guglia Beccaria”, un secondo monumento sulla cui sommità sorge un astrolabio che indicherebbe il punto in cui si aprirebbe la porta dell’inferno.

Ma la luce che contrasta il lato oscuro della magia sorge da Est, ai piedi della collina torinese. Dalla Chiesa della Grand Madre di Dio l’emanazione della forza della magia bianca e delle energie positive che fronteggiano quelle del male dell’opposta piazza Statuto.

All’entrata, ai piedi della scalinata, due statue che rappresentano la Fede e la Religione, rivelerebbero dov’è sepolto il Sacro Graal.

Una delle due regge una coppa e alla sua destra un angelo la osserva, l’allineamento dello sguardo dell’angelo in direzione del calice pare condurre alla costellazione di Orione. L’altra impugna una croce latina e con lo sguardo rivolto all’infinito mostrerebbe il cammino per ritrovarlo.

Inoltre, dall’incontro dei fiumi Po, per l’energia maschile, e la Dora, per quella femminile, sorgono le energie positive per il trionfo del bene sul male.

I due altri vertici delle triangolazioni del bene e del male presentano peculiarità che accomunano la città di Torino alla positività e alla negatività.

Della magia nera Londra e San Francisco. L’aura del mistero londinese è dovuta ad accadimenti oscuri, quali l’assassino di prostitute Jack lo Squartatore, la cui identità è segreta. Poi al grande incendio di Londra del 1666, in seguito del quale la capitale inglese fu ricostruita dopo avere distrutto circa 13.500 edifici e 4 ponti.

La combinazione della catastrofe con la presenza della cifra 666, il “numero della bestia”, citato nell’Apocalisse di Giovanni in un passo del Nuovo Testamento e riferito all’animale che sale dal mare e devasta la Terra, attribuisce la consistenza demoniaca dell’evento.

San Francisco è accomunata con la forza del male londinese a causa di Zodiac, assassino che, tra i 1968 e il 1974, sceglieva le vittime senza un filo conduttore, uccidendo in diverse modalità sia uomini che donne.

Della magia bianca Lione e Praga. A Lione, analogamente a Torino, genera energie positive l’incontro di due fiumi, il Rodano per il maschile e la Saona per il femminile.

Positività anche dalla Basilica di Notre Dame de la Fuorvière, dove è venerata la Madonna Nera, che pare ricondursi al culto della dea Cibele, la Grande Madre della Frigia, venerata sotto forma di pietra nera, simboleggiante la forza creatrice e distruttrice della natura, che dall’Anatolia centro-occidentale giunse sulla collina di Fuorvière.

Praga, città magica d’eccellenza, già riconosciuta vertice della magia bianca nel XVI secolo da Rodolfo d’Asburgo. Monarca affascinato dalle scienze occulte, vi trasferì la corte da Vienna e ospitò figure che erano un misto tra scienza, magia e ciarlataneria.

In particolare, pare che amasse frequentare alchimisti dediti a produrre la Pietra filosofale, per perseguire elisir di lunga vita e la trasmutazione dei metalli vili in oro.

Ritenuto folle, venne allontanato dalla città, ma si racconta che la sua anima vaghi tra Ponte Carlo e il quartiere di Mala Strana, la Città Piccola, a pochi passi dal Castello della capitale ceca.

Il Ponte Carlo, che attraversa la Moldava e collega la città vecchia al piccolo quartiere, è stato costruito nel 1357, il giorno 9 del 7° mese dell’anno, alle ore 5:31 e, appunto, questa combinazione conferisce un ulteriore significato magico alla città, unendo le cifre che formano il numero palindromo 135797531.

La compresenza del triangolo del bene e del male e le forze di opposizione che liberano energie positive e negative conferiscono alla città un esclusivo senso mistico visibile nei percorsi urbani.

Secondo la leggenda, nel 1556 Nostradamus, giunto in città per curare Margherita di Valois, consorte del Duca Emanuele Filiberto I di Savoia, ha soggiornato a Villa Vittoria, poi denominata Domus Morozzo, in via Michele Lessona, poco distante dalla piazza.

Qui il veggente avrebbe inciso la lapide con l’ambigua scritta

NOSTRE DAMUS A LOGE ICI ON II.IIA PARADIS LENFER LE PURGATOIRE IE MA PELLE LA VICTOIRE QVI MHONORE AVURALA GLOIRE QVI ME MEPRISE OVRA LA RVINE HNTIERE,

cioè

Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il paradiso, l’inferno, il purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria. Chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera.

Dopo che gli affascinanti percorsi cittadini hanno esaurito le curiosità, è facile innamorarsi a Torino, lasciarsi innamorare distesi sul prato del parco del Valentino, davanti al grande fiume, il Po, ai piedi dell’incantevole rigogliosa verde collina che si tuffa riflessa sull’acqua.

Per i più nostalgici del romanticismo, in un tiepido pomeriggio di mezza estate, le mani degli amanti si stringono, cullati a labbra sfiorate dal paesaggio creato perché il tempo rallenti, reso meno veloce per l’abbandono del “dover andare via”, perché si rimane a Torino, con il ricordo e con il cuore.

E il viaggio prosegue…

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Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.