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Obama dice basta all’embargo di Cuba

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Dopo 53 anni Obama, con un annuncio fatto dalla Casa Bianca, mette fine all’embargo proclamato  contro Cuba, riaprendo in questo modo una nuova pagina della storia americana. La decisione, ha dichiarato il Presidente americano, è stata maturata durante un colloquio con Raul Castro,  il quale in accordo con l’Avana ha già fatto partire le prime misure di riapertura che riguarderanno le relazioni diplomatiche, con la conseguente apertura dell’ambasciata USA a Cuba, smantellare tutte le sanzioni così da facilitare viaggi, turismo, affari, comunicazioni, carte di credito, internet, rimesse degli emigrati, “con particolare attenzione ai diritti umani”, perchè non può mai mancare il ruolo da “crocerossini” insito nel carattere americano.

Conosciuto anche come el bloqueo, l’embargo che riguardava i commerci, l’economia, la finanza, fu imposto dagli Stati Uniti dopo la rivoluzione castrista e fu ufficializzato nel 1962. Durante l’incontro di consultazione dei Ministri degli Affari Esteri fu approvato questo documento che parlava di ” offensiva comunista in America”, visto che Cuba era entrata nell’ottica sovietica e nel quale si paventava un pericolo per le istituzioni democratiche e l’unità del continente. Fu inoltre istituito anche un comitato speciale per la sicurezza contro la sovversione comunista e si dichiarava Cuba esclusa dal sistema interamericano.

Nel discorso fatto Obama parte dalla costatazione più severa, ma allo stesso tempo necessaria :” l’embargo ha fallito”, ha creato non solo immensi disagi a Cuba, ma ha portato gli Stati Uniti ad isolarsi dall’intero continente. Questa politica  ha portato ad un distacco di tutti i paesi dell’America latina che non hanno condiviso i metodi utilizzati dagli States. A tratti sembra quasi che tutta questa apertura non sia altro che un modo diplomatico e subdolo di riportare la supremazia USA sul sud america, cioè su quella parte del continente che dopo l’embargo è stata ” consegnata” alla supremazia di Cuba. Infatti tra le aperture, non ha caso, c’è la liberalizzazione degli investimenti sulle telecomunicazioni; in questo modo sarà possibile portare internet sull’isola. L’Avana ha già concesso alle aziende digitali, ovviamente americane, di portare la loro tecnologia e le loro infrastrutture.

Inoltro il Presidente degli Stati Uniti ha sottolineato l’assurdità di rimanere legati ad un passato ed a logiche politiche che oramai non esistono più; ha rivendicato con orgoglio la battaglia fatta per i diritti umani, anche se è stata condotta in modo sbagliato ed ha finito per ” dare alibi al regime”. Evoca anche le nuove generazioni di cubani- americani che non condividono l’approccio dei genitori anti- castristi, roccaforte dell’elettorato di destra e sostenitori dell’embargo. E proprio per sottolineare l’importanza del momento Obama ha concluso il discorso pronunciando una frase in spagnolo: ” Todos somos americanos”. 

Siamo di fronte ad un evento che farà storia, ma come tutti gli eventi importanti può essere soggetto di doppia interpretazione:  tutto questo potrebbe non essere altro che tattica politica in vista della scadenza del mandato di presidenza per Obama ed alla luce della bassissima popolarità di cui il Presidente ha goduto in questi ultimi tempi, causata dalla crisi economica e sociale che ha colpito l’America e che on si è stati in grado di risolvere. Inoltre si aggiungono anche le tante promesse fatte e non mantenute, come la riorganizzazione del sistema sanitario, il quale avrebbe dovuto dare anche alle persona più disagiate  la  possibilità di ricevere cure mediche.  IN questo mosaico però si potrebbe inserire ancora un ulteriore tassello ,ovvero la sconfitta alle elezioni del midterm: è come se Obama volesse dare la sua impronta a questi ultimi due anni di presidenza giocando in particolare sulla politica estera, unico terreno in cui il presidente ha potere quasi esclusivo. Ma forse questa interpretazione è solo un po troppo maliziosa, ed in realtà la decisione è stata presa perchè  sentita, perchè era giusto annullare un isolamento che oramai non aveva più senso, non che in questi 53 anni abbia mai avuto  ragion d’esistere.

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Autore Monica De Lucia

Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.