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Edoardo Siravo ne ‘Il Vantone’: intervista esclusiva

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L’attore racconta il prossimo debutto romano dell’opera pasoliniana al fianco di Ninetto Davoli

Martedì 8 marzo presso il Teatro India di Roma debutterà lo spettacolo ‘Il Vantone’ di Pier Paolo Pasolini, tratto dal ‘Miles Gloriosus’ di Plauto che resterà in scena fino al 13 marzo. Protagonisti Ninetto Davoli, Edoardo Siravo, Gaetano Aronica, Paolo Gattini, Marco Paoli, Silvia Siravo, Enrica Costantini, Valerio Camelin, Gabriele Geri per la regia di Federico Vigorito. Scenografia e costumi Antonia Petrocelli, musica originale Davide Cavuti, aiuto regia Federica Buffo, assistente alle scene e costumi Francesca Rossetti. Produzione Laros di Gino Caudai.

Un’operazione decisamente interessante quella di Pasolini che traspone, in una lingua non sua, il romanesco, una commedia del III secolo a.C. e trasporta Efeso a Roma. Lo stesso regista Vigorito, provando a mettersi nell’ottica di Pasolini, spiega la scelta dell’autore più che nell’esigenza di accontentare la richiesta di Vittorio Gassman, nel suo divertimento intellettuale, nell’avere individuato nel valore narrativo delle parole del commediografo latino il loro potenziale civile, politico e sociale.

In scena un intrigo amoroso, le beffe del servo verso il padrone, ma soprattutto l’umanità, pietosa e rivoluzionaria. Egoismo, arrivismo, meschinità, superbia, stoltezza, fraintendimenti, astuzie, inganni, stratagemmi in cui si snoda una vicenda solo apparentemente leggera. E l’amore e la brama di possesso verso una donna fanno da sfondo alla storia che si svolge nella periferia romana, crocevia di pulsioni istintuali, condotte indecorose con ideali e voglie di riscatto sempre più forti perché scaturite da prepotenze ataviche.

Chiediamo al sempre disponibilissimo Edoardo Siravo di raccontarci qualcosa su questa nuova avventura teatrale e sul suo ruolo.

’Il Vantone’ è la traduzione in romanesco operata da Pier Paolo Pasolini de il ‘Miles Gloriosus’ di Plauto, una delle commedie più belle e famose del commediografo latino. Non dico che l’apporto di Pasolini abbia ringiovanito la pièce, ma di certo le ha dato una marcia in più, rendendola ancor più incisiva.

I personaggi principali dell’opera sono due: il servo Palestrione, interpretato da Ninetto Davoli, e il Miles Gloriosus, appunto il Vantone, Pirgopolinice, che in greco significa il vincitore di città, interpretato da me. I ruoli sono entrambi perfetti per noi.

Pirgopolinice è una maschera che si riscontra dai tempi dell’antica Grecia fino ai nostri giorni, dato che è tratta da una commedia greca. Un personaggio molto attuale che possiamo incontrare facilmente o che possiamo vedere tutti i giorni in tv; è il narciso dall’orgoglio ferito, lo smargiasso, il fanfarone che pensa di essere bello e grande, lo spocchioso, il bugiardo.

L’esperienza terribile della beffa che Pirgopolinice subirà dal servo Palestirione lo porterà forse a capire alcune cose della sua vita stessa e soprattutto che non bisogna comportarsi in un certo modo.

La recitazione in romano ha comportato, almeno inizialmente, qualche tentennamento o ha rafforzato l’intensità interpretativa, chiediamo.

Il recitare in romano non è per me un grosso problema, dato che sono romano, la differenza di approccio al romanesco è bella e utile e poi è la mia seconda lingua.

Pasolini ha scritto l’opera in dialetto e in versi e quindi questo dà, paradossalmente, un rapporto maggiore con la realtà e lo spettatore si vede più coinvolto.

Incuriositi chiediamo che tipo di legame lo leghi a Davoli, attore pasoliniano per eccellenza.

Il rapporto tra me e Ninetto è stupendo, eravamo già amici da prima, ma lavorando insieme il legame si è rinforzato. Lui mi dà una serie di indicazioni sul personaggio portandomi nell’universo pasoliniano che non ho conosciuto e io ‘ricambio’ con la mia esperienza di quello teatrale che lui ha frequentato poco. Diciamo che è un giusto scambio di esperienze.

Quali le scelte della messa in scena su quest’opera, domandiamo.

Federico Vigorita è un giovane regista, talentuoso e competente. Ha inserito all’interno dell’opera degli elementi moderni che rimandano appunto a Pasolini, ma è comunque rimasto fedele anche a Plauto.

Ha introdotto sulla scena delle innovazioni del mondo moderno e post-moderno, in una commistione tra antico e presente che ritengo un’altra scelta positiva di questo spettacolo.

Ci sono delle cose ‘curiose’, nel senso più nobile del termine. Una scelta in costume con scenografie che ricordano una città dell’antica Roma con elementi recenti. In pratica ha reso la scena come fosse un luogo e una condizione sociale, proprio perché crede nella forte responsabilità narrativa dell’impianto scenico.

Ci sono tutte le premesse, dunque, di una pièce da non perdere; l’appuntamento con ‘Il Vantone’, ricordiamo, è al Teatro India di Roma, dall’8 al 13 marzo secondo il seguente calendario:

8 marzo ore 21.00
9 marzo ore 10.30 e ore 16.30
12 marzo ore 10.30 e ore 21.00
13 marzo ore 17.00

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.