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Arte e luoghi di cura. Viaggio negli ospedali storici d’Italia

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'Lo splendore della cura'


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Un volume curato da Paolo Garimberti, responsabile  Beni culturali del Policlinico di Milano presentato dall’autore in Sala Pegaso con il Presidente Giani

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

È la terapia il centro dell’attenzione di chi varca la soglia la soglia di un ospedale e tutto il percorso medico che l’accompagna è il fulcro e la ragione della presenza in un luogo esclusivamente destinato a restituire salute e benessere.

Gli spazi che viviamo e attraversiamo contano in funzione della loro rispondenza alle nostre esigenze del momento e a loro chiediamo di essere accoglienti, semplici, logici, facili da riconoscere, vicini da raggiungere e pensati per abbreviare felicemente la permanenza in un luogo dove nessuno desidera trattenersi più del necessario.

Di rado capita di fermare l’attenzione, anche solo per un attimo, sulla loro natura architettonica, magari accorgendoci che abbiamo temporaneamente abitato in luoghi plurisecolari dove le testimonianze storiche ed artistiche sono pienamente visibili nella forma di archi, giardini, dipinti, affreschi e oggetti che testimoniano una formidabile ricchezza di scienza e cultura.

Di questo e della storia degli ospedali italiani racconta ‘Lo splendore della cura. Viaggio negli ospedali storici d’Italia’ curato da Paolo Garimberti, responsabile dei Beni Culturali del Policlinico di Milano ed edito da Sarasvathi, presentato dall’autore nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati assieme al Presidente della Regione Eugenio Giani, Giancarlo Landini, Presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus, Marco Giachetti, Presidente Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani, Cristina Acidini, Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno e Donatella Lippi, professore ordinario di Storia della Medicina presso l’Università degli studi di Firenze.

Il volume è il primo a proporre una lettura pluridimensionale, sotto il profilo medico e storico artistico, dei luoghi di cura e che assieme alla valorizzazione dei luoghi al servizio della salute dei cittadini intende evidenziare l’importanza di strutture che hanno una storia di accoglienza, arte, medicina e scienza, dove gli ospedali storici della Toscana hanno un loro spazio particolare: dall’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze all’Ospedale del Ceppo di Pistoia.

Strutture ospedaliere all’avanguardia nel trattamento di migliaia di pazienti che si rivolgono alle unità specialistiche di radiologia, medicina interna, chirurgia, cardiologia ed ai servizi di ortopedia e ginecologia, dotati di apparecchiature mediche di ultima generazione, sono oggi inserite in contesti dove la storia dei luoghi di cura è custodita in archivi che ne documentano l’attività fin dal momento della fondazione, che risale agli inizi del 1200 nel caso dell’Ospedale Misericordia e Dolce di Prato, al 1277 nel per il primo nucleo dell’Ospedale del Ceppo di Pistoia e al 1288 per Santa Maria Nuova a Firenze.

In un felice esempio di umanesimo della terapia e welfare culturale, le strumentazioni digitali convivono qui con la storia della medicina e delle sue scoperte e dell’evoluzione della sensibilità artistica testimoniata dalle ceramiche di Andrea Della Robbia, dalle tavole di Gerino Gerini, dagli affreschi di Bicci di Lorenzo e Gherardo di Giovanni e dalle opere decorative di Alessandro Allori e molti altri.

Sottolinea Eugenio Giani:

La custodia e la conservazione di questo patrimonio è stata possibile in Toscana anche tramite le risorse investite dalla Regione in questi anni, che ha riportato alla luce ed inserito in un contesto adatto alla loro valorizzazione opere, strumenti e profili storici, come quello di Monna Tessa, che oggi è antesignana del ruolo della donna nell’arte della cura.

Mecenatismo nell’arte e capacità di gestione degli “spedali”, ricorda ancora Giani

sono anch’essi parte essenziale di quel modo toscano di intendere il rapporto fra sanità, cura, salute e luoghi monumentali dove c’è la storia del sentimento umano più autentico che si vale di arte, bellezza, capacità professionale e dedizione.

Un volume che parla quindi anche di “toscanità d’eccellenza”, affiancandola ad altri esempi italiani di “arte nella cura” custoditi negli spazi dell’Ospedale Maggiore e Policlinico di Milano, nell’Ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo di Venezia, presso l’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma e in altre strutture sanitarie nazionali, da Lodi al Museo Diffuso dell’arte sanitaria romagnola, in un progetto non solo editoriale pensato per censire e far conoscere al grande pubblico percorsi culturali ancora tutti, in gran parte, da scoprire.

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