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Armi letali ultramoderne. Rivelazione dell’oscuro progresso

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Dotate di Intelligenza artificiale, in grado di scegliere come e chi colpire

Le armi letali ultramoderne comportano la negazione del principio di contraddizione affermato da Aristotele nel libro 4° della Metafisica:

È impossibile che la stessa cosa, a un tempo, appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto

È ovvio, a rigor di logica, che non si possa credere che la stessa cosa sia o non sia.

Tale principio, invece, pare non valere per le armi letali deputate alle guerre fratricide che potranno essere combattute, e speriamo mai, in un futuro forse troppo prossimo.

La negazione sorge dalla contraddizione secondo la quale

le armi sono un bene e un male nello stesso tempo, rispetto all’umanità.
Un bene per il mantenimento della pace, nel timore che il loro uso distrugga tutto, e nel contempo un male che trasformerà il pianeta azzurro in un luogo tenebroso per secoli a venire, se saranno usate.

Molte delle migliori menti del mondo si prodigano nello studio di tecnologie emergenti, ormai indissolubili dagli algoritmi di Intelligenza artificiale, per l’accrescimento degli arsenali con armi innovative.

Armi ad elevato grado di autonomia dei processi decisionali in base ai quali scegliere chi uccidere, con quale tipo di munizioni, e in grado di colpire, in modalità discriminante, tramite il riconoscimento facciale.

Missili ipersonici, non intercettabili per la loro velocità e che raggiugono obiettivi in qualunque punto del mondo in pochi minuti.

Armi laser con fasci di luce ad alta intensità in grado di danneggiare occhi, pelle e organi interni.

Armi cibernetiche per attacchi a colpi di hacking, che distruggono informazioni di uso pubblico impedendo l’erogazione di energia elettrica, servizi ospedalieri e sanitari, banche, aziende, telecomunicazioni… qualsiasi cosa che possa devastare la funzionalità organizzativa e gestionale di un Paese.

E ancora di più…

Negli arsenali, da qualche parte nel mondo, ci sono armi subdole che agiscono biologicamente o chimicamente, diffondendo epidemie mortali per la distruzione di massa, contaminando acqua e cibo.

Nanotecnologie di manipolazione meteorologica per il cambio del clima, che provocano tempeste e piogge torrenziali in previsione di un attacco.

Dispositivi offensivi a microonde o ultrasuoni, in grado di procurare stordimenti e dolori di testa, che impediscono la concentrazione nel normale svolgimento delle proprie attività.

Sono pratiche che rientrerebbero tra quelle vietate dalle convenzioni internazionali, così come l’uso di armi chimiche o biologiche.

Invece, sospetti più che fondati sul loro uso sono già al centro dell’attenzione.

La Sindrome dell’Havana del 2016, ad esempio, causata da energia a radiofrequenza che ha generato, tra i diplomatici statunitensi nella capitale cubana, vertigini, mal di testa, spossatezza, nausea, ansietà, alterazioni sensoriali, perdita di memoria.

In questi giorni l’agenzia ANSA diffonde la notizia, resa nota dal Dipartimento di Stato Americano, sull’uso di un’arma chimica a base di cloropicrina, da parte della Russia contro le forze ucraine nell’intento di sloggiarle dai campi di battaglia.

Curioso che esista una convenzione a regolamentazione di come uccidere. Con certe armi è permesso uccidere e con altre no!

La guerra esige una normativa, come il codice della strada, gli autovelox, il limite di velocità… una regolamentazione di come consentire di ammazzarci l’un l’altro.

Se un Paese belligerante contro un altro gli rifila una pillola tossica, o diffonde un virus tramite qualche oscura modalità, sarà condannato.

E poi? Capi di stato e alti gradi militari risponderanno giuridicamente?

È plausibile credere che, in ultimo, tutti se ne freghino altamente delle convenzioni normative che rendono lecita la modalità di sterminarci reciprocamente, facendo quindi incondizionato uso di ogni strumento che annienti l’avversario, donne, anziani, bambini, chiunque altro… chi c’è, c’è!!!

Il nucleare, invece, non si può normare. Tutti se lo procurano negando sempre più il Principio di Contraddizione aristotelico, poiché è necessario spaventare per mantenere la pace.

Ti spavento con la minaccia di usare ogni dispositivo di annientamento, così tu non mi attacchi, e le armi ultra moderne diventano il bene per la pace in un mondo che può essere da esse stesse distrutto.

Un unico punto, sul quale convergono le due diverse prospettive, auspicando che le Nazioni del mondo mantengano l’equilibrio senza paranoici atteggiamenti.

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Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.