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‘A Card or Maybe Two’ al Museo Nazionale di Fotografia Marubi

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Institute for Quantum Optics and Quantum Information, Innsbruck, Austria, 2015 - Photo Armin Linke


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In mostra dall’11 gennaio al 16 marzo a Scutari (AL)

Riceviamo e pubblichiamo.

Il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano – Cinisello Balsamo e il Museo Nazionale di Fotografia Marubi presentano la mostra di Armin Linke, tra gli artisti italiani più interessanti e affermati sul piano internazionale, ‘A Card or Maybe Two – Modalities of Photography’ negli spazi espositivi di Scutari (AL) dall’11 gennaio, ore 18:00, al 16 marzo 2020.

Il progetto espositivo si compone di due parti complementari, una visiva e una testuale, esito di un lavoro di ricerca, approfondimento e sistematizzazione dell’archivio fotografico di Armin Linke – oltre 500.000 immagini – alla luce del rapporto tra fotografia e parola.

Durante questo processo è stata prodotta una serie di nuove opere grafiche e fotografiche grazie alla scansione e allo studio di negativi archiviati, che costituisce una delle possibili letture dell’archivio. L’installazione intende giocare con tale massa critica di immagini e recuperare una dimensione fisica, gestuale, emotiva dell’atto stesso della selezione, una pratica che si accosta alla partitura musicale o alla coreografia, in una sorta di ritorno alla dimensione teatrale e performativa.

In un rapporto di reciproca interdipendenza, le informazioni date da fotografie, apparati testuali, dati e metadati influiscono dialetticamente sulla generazione delle opere stesse. Vengono così messi in discussione sia il ruolo dell’autore, che assume una dimensione sempre più plurale, sia quello dello spettatore, reso protagonista attivo nella fruizione delle opere.

Guida e accompagna la mostra il testo Strati di navigazione. Appunti sul lavoro fotografico di Armin Linke della scrittrice Maria Nadotti, che intreccia riferimenti biografici dell’artista, annotazioni puntuali alla sua progettualità e considerazioni più generali sull’archivio e sulla fotografia.

Il componimento, che per autonomia di contenuti e ricchezza linguistica si configura come una parte dell’opera a tutti gli effetti, è capace – come una cartografia – di fornire al visitatore un sistema di orientamento senza vincolarne le traiettorie.

La mostra è una delle fasi del più ampio progetto ‘Immagini e testi – Notazioni visive’, promosso dal Museo di Fotografia Contemporanea con Armin Linke, grazie al sostegno dell’Italian Council, V Edizione, 2019, programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Il progetto si sviluppa su più sedi, con cui l’archivio dell’artista attiva interazioni specifiche, di carattere sia fisico che simbolico, con lo spazio espositivo e con le collezioni. A settembre scorso un seminario itinerante ospitato a Firenze presso la fototeca del Kunsthistorischen Instituts e il Max-Planck-Institut ha fatto risuonare le opere di Armin Linke in archivi di natura non artistica, raccogliendo l’esperienza della ricerca in un quaderno di studi; il Museo Nazionale di Fotografia Marubi di Scutari ospita ora la mostra; il Museo di Fotografia Contemporanea accoglierà nelle sue collezioni il nucleo di nuove opere prodotte e, infine, il Centre de la Photographie Genève ospiterà la presentazione del libro che raccoglie immagini e contributi critici.

Armin Linke, nato a Milano nel 1966, vive e lavora a Berlino. Fotografo e regista, analizza la formazione – la “Gestaltung” – del nostro ambiente naturale, tecnologico e urbano, percepito come uno spazio diversificato di interazione continua.
Armin Linke è stato Research Affiliate presso il Visual Arts Program Cambridge al MIT, guest professor presso la facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia e professore presso HfG Karlsruhe.

Fra le mostre più recenti si segnalano Carlo Mollino – Maniera Moderna, Haus der Kunst, Munich (2011); Il corpo dello Stato o The Body of the State, MAXXI, Roma; L’apparenza di ciò che non si vede, Karlsruhe, Aachen, Milano, Ginevra e Blind Sensorium | Il paradosso dell’Antropocene, Matera. Nel 2012 ha partecipato alla 13esima Biennale di Architettura di Venezia con tre progetti e ha co-curato Double Bound Economies, mostra presentata a Leipzig, Ginevra, Zurigo e Berlino. Attualmente insegna all’Università ISIA di Urbino.

Maria Nadotti, nata a Torino nel 1949, ha vissuto a New York dal 1980 al 1992 e successivamente ha passato lunghi periodi in Palestina. Oggi vive tra Milano e Berlino. Giornalista, saggista, consulente editoriale e traduttrice, scrive di teatro, cinema, arte e cultura per testate italiane e estere tra cui Il Secolo XIX, Il Sole 24 Ore, Lo Straniero, L’Indice, Artforum, Ms. Magazine, Conjonctures; e collabora con il settimanale Internazionale.
È autrice di ‘Silenzio = Morte: Gli USA nel tempo dell’AIDS’, Anabasi, 1994; ‘Cassandra non abita più qui’, La Tartaruga, 1996; ‘Sesso & Genere’, Il Saggiatore, 1996; ‘Scrivere al buio’, La Tartaruga, 1998; ‘Prove d’ascolto’, Edizioni dell’asino, 2011; e coautrice di ‘Nata due volte’, Il Saggiatore, 1995.

Hanno collaborato alla creazione di grafica e testi Jan Kiesswetter, Alina Schmuch, Vanessa Vasic-Janekovic; con il contribuito dello studio di Armin Linke: Nicholas Boncardo de Leo, Giulia Bruno, Elena Capra, Laura Fiorio, Valentina Galossi, Ferial Nadja Karrasch, Silvia Palmi, Sarah Poppel, Martina Pozzan, Elisa Scaramuzzino, Kati Simon, Cecilia Rabeschi, Giorgia Rubino.

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