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Russia – Ucraina. Quale possibile negoziazione per fine della guerra?

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L’apertura di uno spazio negoziale per la cessazione del conflitto tra Russia e Ucraina è auspicata da molti. Ma quale sarebbe l’accordo che ne conseguirebbe? Quali ipotesi proporre?

A due anni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina si sente sempre più spesso parlare del necessario intervento diplomatico per porre termine al conflitto tra i due Paesi che, fatto non trascurabile, sta generando un crescendo di tensioni sul piano internazionale tra Mosca e coalizione occidentale.
Si sta configurando uno scenario interno all’alleanza d’occidente costituito da tre elementi:

1) prosecuzione dell’invio di armamenti all’Ucraina;

2) predisposizione del piano programmatico per il potenziamento della difesa secondo i principi del Patto Atlantico;

3) cessazione dell’invio di armamenti all’Ucraina e negoziazione sul piano diplomatico per la risoluzione delle ostilità.

Indubbio che proseguire con le azioni dei primi due fattori protragga la lotta sino a quando uno dei due contendenti non capitoli e che il perdurare del confronto militare tra i due Paesi belligeranti comporti il crescendo dell’instabilità russo – occidentale.

A rinvigorire la precarietà, la guerra tra Israele e Hamas, con il conseguente blocco del Mar Rosso per le tensioni da parte degli Houthi, il gruppo ribelle yemenita, in prevalenza sciita – zaydita, che con attacchi alle navi militari della coalizione occidentale presenti nel Mar Rosso, a protezione dell’accesso al Canale di Suez delle navi commerciali dirette nel Mediterraneo, bloccano il transito e il collegamento con Israele, in risposta alla guerra israelo – palestinese.

Sostenuto dall’Iran, il gruppo è parte di una triade, chiamata “asse della resistenza”, che vede insieme Hamas, nella Striscia di Gaza, e Hezbollah, in Libano.

Quando, il 7 ottobre, è cominciata la guerra tra Israele e Hamas, gli Houthi hanno dichiarato pubblicamente il loro sostegno al movimento palestinese e annunciato che avrebbero colpito ogni nave diretta verso Israele o partita da lì.
https://www.agi.it/estero/news/2024-01-12/chi-sono-gli-houthi-yemen-24795904/

Il conseguente clima di ostilità, da un lato per la reazione anti israeliana degli Houthi, che nel Mar Rosso progredisce a colpi di missili e droni, e dall’altro per l’acuirsi della guerra russo – ucraina, incrementa il rischio di un confronto militare tra alleanza atlantica e Medio Oriente.

Pertanto, sarebbe buona cosa concentrare l’attenzione verso l’intervento diplomatico moderatore tra Russia e Ucraina, riducendo le tensioni internazionali, che potrebbero comportare un allargamento esteso sino al confronto nucleare, oltre che per porre fine ad una guerra che, dai dati ADNkronos, AGI, ANSA, ha ucciso più di 10mila civili ucraini e circa 500mila soldati di ambo le parti.

Auspicando, inoltre, che il clima ostile in Mar Rosso non degeneri a sua volta in un aperto combattimento con le milizie Houthi, alle quali probabilmente si aggiungerebbero alleati e sostenitori.

Ma quale sarebbe l’oggetto della negoziazione? Quale il punto intermedio che, tra il tira e molla negoziale, aggraderebbe bene o male ad ambedue i contendenti?

Parlare di consistenti interventi diplomatici è piacevole e rasserenante. Ma sarebbe il caso, forse, di ipotizzare quali sarebbero le proposte, di cui nulla si dice, da presentare ai Governi di Russia e Ucraina, con un grande sforzo di immaginazione e approfondita analisi dei possibili esiti che tendano alla pacificazione tra i due Stati e per la realizzazione del paradigma della pace nel mondo.

Le analisi convergono per l’invasione prevedibile sin dal 2014, con la rivoluzione Ucraina e la questione della Crimea, di interesse strategico per la Russia.

Storicamente la Crimea è sempre stata un territorio conteso da molti: Iran, Grecia, Impero Romano d’Oriente, Goti, Unni, Repubbliche di Genova e Venezia, Turchia, Russia e Ucraina, passando anche attraverso le conquiste dell’Impero della Mongolia per poi essere riconquistata dalla Russia.

Con la guerra di Crimea del 1853 – 1956, combattuta per il controllo della penisola balcanica, del Mediterraneo orientale e del Mar Nero, la Russia viene sconfitta da Francia, Gran Bretagna, Turchia e dal corpo di spedizione piemontese del Regno di Sardegna, dopo l’assedio del porto di Sebastopoli, il più importante sul Mar Nero.

In nome dei trascorsi storici che vedono il costante interesse dei russi per la Crimea, e di vari contrasti con l’Ucraina per l’ottenimento di tale posizione strategica, quale potrebbe essere il contenuto negoziale dei moderatori diplomatici oggi proponibili?

Come convincere l’Ucraina ad arrendersi? In nome di cosa?

Retrocedere la situazione al Trattato di Amicizia, Cooperazione e Partenariato tra Federazione Russa e Ucraina del 1997, che sanciva l’accordo sullo status e le condizioni di permanenza delle flotte indipendenti di Russia e Ucraina nel Mar Nero?

Con tale intesa la Russia riconosceva la sovranità dei confini dei due Paesi, in cambio del reciproco impegno a non usare il proprio territorio per nuocere alla sicurezza uno dell’altro.

Ma, proprio questo, è uno dei temi di forte contrasto tra i due contendenti, poiché la Russia muove verso la Crimea per il significato strategico che assume l’affaccio sul Mar Nero dalla Crimea.

La Crimea è la Linea Rossa che determina l’affrancamento dall’estensione dell’Alleanza Atlantica verso la Russia, mentre l’Ucraina muove invece i propri passi per entrare nella NATO, che gli apre le porte, marciando in direzione opposta ad un possibile patto non lesivo dei russi.

Or dunque, dove agirebbe la diplomazia che porterebbe a rimettere le armi nelle “fondine” e a stringersi la mano, accantonando le minacce nucleari nel caso in cui qualche Paese NATO entrasse con le proprie truppe in Ucraina?

Rimane davvero un po’ nebuloso quale agire diplomatico porrebbe fine ai venti di guerra mondiale, nucleare o meno, che tutti desideriamo evitare dopo 77 anni vissuti relativamente in pace, considerato che la guerra fredda non ha fortunatamente generato una guerra calda in Europa, ed evitare di fare retrocedere l’umanità allo stato primordiale, lasciando un mondo con null’altro che pietre e bastoni per combattere la quarta, per dirla come il saggio Albert Einstein.

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Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.