di Valeria Serino
Napoli. Un tempo capitale del Regno delle due Sicilie. Emblema di ricchezza, cultura, bellezze paesaggistiche. Napoli, prima città ad avere una linea ferroviaria, ad avere un osservatorio astronomico, ad avere una funicolare. Napoli e le sue università, Napoli e la sua musica. Napoli e il suo splendore. Napoli e la sua esplosione di tradizioni.
Di questa città bella e maledetta molti conoscono le manifestazioni folcloristiche davvero sui generis, storie, miti e leggende che la rendono unica, nel bene e nel male. Anche il canale televisivo Real Time con il docu-reality Il Boss delle Cerimonie, in onda ogni venerdì sera alle 23.05, si sarebbe prefissato (l’uso del condizionale è d’obbligo in certi casi) l’obiettivo di rendere nota la tradizione dei matrimoni alla napoletana organizzati da Antonio Polese e famiglia.
Io sono napoletana. Tuttavia, non mi pare di ricordare cerimonie sfarzose, volgari, kitch. Non mi pare di essere mai andata ad un matrimonio in cui il proprietario del ristorante vestisse con crocifissi d’oro pesanti almeno mezzo chilo e che si vantasse di avere l’arte della braciata nel “TNA”(DNA); non ricordo di aver incontrato individui bravi nella gestione di certi ”macchinaggi demoniaci”(carrozze moderne) , non mi pare di aver mai conosciuto una cantante che si definisse “la managgiament dei colleghi neomelodici”(manager dei cantanti neomelodici). E non ricordo sposi che a causa dei pranzi faraonici e della musica eccessiva si sentissero “in una palla” (nel pallone).No, non mi pare proprio di ricordare scene simili, nessuna serenata che abbia messo in subbuglio un intero quartiere, nessun festeggiamento carnevalesco, nessuna scena che offendesse il buongusto della tradizione partenopea.
Evidentemente questa realtà esiste nel capoluogo campano. Ma la statistica non è una scienza inesatta. Se una famiglia su cento decide di organizzare un matrimonio caciarone, si può definire questa scelta una vera e propria tradizione partenopea? Lasciamo che i boss restino nello squallore delle loro piccole realtà, la Napoli che ricordo io è tutta un’altra storia…