Home Territorio Lopa e Catapano su siccità e crisi idrica

Lopa e Catapano su siccità e crisi idrica

1074
Lopa


Download PDF

‘La vera ricchezza è nei territori non urbani, l’agricoltura è la garanzia contro desertificazione e spopolamento’

Riceviamo e pubblichiamo.

Dichiarazione di Rosario Lopa, della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e componente del Dipartimento Nazionale Ambiente Territorio Turismo Agroalimentare, e Alfredo Catapano, componente del Dipartimento Commercio e PMI del MNS.

L’incontro ha offerto l’occasione per fare il punto sulla realtà attuale e sulla situazione di emergenza che sta caratterizzato gli ultimi periodi, dopo anche l’allarme lanciato ieri a Roma sulla crisi idrica.

A questo proposito va sottolineato che la criticità, dopo gli incendi, non si è attenuata, ma che non è possibile accettare che si metta a rischio il rifornimento di acqua ogni volta che si verificano situazioni climatiche avverse.

Per questo è necessario investire molto sul piano idrico regionale e di conseguenza con quello nazionale.

Non solo: contro l’emergenza siccità al Sud si dovrà procedere ad un allargamento della struttura della rete idrica esistente.

Dobbiamo ricordare l’importanza di un cambiamento di mentalità: è necessario sostenere un nuovo modello di sviluppo, che abbia più rispetto per il territorio e per l’ambiente. Questo significa cambiare atteggiamento nei confronti dell’acqua, una risorsa limitata e in quanto tale particolarmente preziosa.

Ma significa anche capire che la vera ricchezza non è nei territori urbani, ma in quelli non urbani, e che in questo contesto l’agricoltura rappresenta la vera garanzia contro la desertificazione e lo spopolamento del territorio e contro tutti gli squilibri che mettono a rischio la sopravvivenza dell’ambiente naturale.

Più elevata frequenza degli eventi estremi, modificazione della distribuzione delle piogge, aumento dell’intensità delle precipitazioni, maggiore frequenza di eventi alluvionali che influenzano modo sostanziale la gestione delle acque e la sicurezza del territorio.

Sono, questi, alcuni degli effetti principali del cambiamento climatico determinato dal fenomeno del riscaldamento globale, un cambiamento che sta portando, tra le altre conseguenze, ad una progressiva riduzione delle riserve idriche, ad un aumento dell’erosione in zone collinari e a sempre più frequenti alluvioni in pianura.

Fenomeni che devono essere considerati non solo come una perdita di terreno, ma anche una delle cause principali di degradazione di fertilità del suolo, in quanto determinano una riduzione dell’infiltrazione, della capacità di immagazzinamento dell’acqua e una perdita di elementi nutritivi che si traduce, di fatto, in un habitat meno favorevole alla crescita delle piante e alla sostenibilità delle attività agricole nel tempo.

Una situazione, però, contro la quale possono fattivamente contribuire, favorendo la riduzione dell’inquinamento ambientale ed il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, le stesse aziende agricole. Infatti, dove le aziende agricole potenziando le coltivazioni dedicate alla produzione di biocarburanti, utilizzando residui agricoli, forestali e dell’allevamento e installando pannelli solari, possono arrivare a coprire fino al 13% del fabbisogni energetico, facendo così risparmiare oltre 16w milioni di tonnellate di petrolio equivalenti a ridurre le emissioni di anidride carbonica di origine fossile di 60 milioni di tonnellate.

Ma per poter tutelare efficacemente l’ecosistema è anche necessario salvaguardare la risorsa acqua che non può di certo essere considerata inesauribile; e questo vale tanto più per una regione come la Campania come per l’Italia che non riesce a programmare la gestione delle sue pur rilevanti risorse idriche, mediamente 700 mm all’anno con variazioni da 1500 nella Alpi e 300 in Sicilia, mettendo in atto interventi strutturali per la raccolta, distribuzione e il risparmio dell’acqua.

Una necessità che, nel nostro Paese e nella nostra regione, continua ad essere aggravata dal problema dell’invecchiamento delle infrastrutture; basti pensare che le perdite di servizio di acquedotto raggiungono mediamente oltre il 40% anche a causa di un’età media delle opere superiore ai 40 anni.

Bisognerà realizzare progetti peraltro immediatamente esecutivi, che consentiranno di incidere positivamente anche sul tessuto sociale, dando importanti risposte anche sul fronte occupazionale della nostro Territorio.

Gravi le responsabilità della Città Metropolitana di Napoli, Regione Campania e Governo.

Print Friendly, PDF & Email