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Artemisia

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VI spettacolo della rassegna teatrale 61RL5

Lo spettacolo si terrà al Nuovo Teatro Sancarluccio il 21 e 22 marzo.

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa di HERMES COMUNICAZIONE.

21-22 marzo

TEATRODELL’OSSO

ARTEMISIA

conTitti Nuzzolese, Antonio D’Avino
costumi: Annalisa Ciaramella
aiuto regia: Laura Cuomo
drammaturgia e regia: Mirko Di Martino

Artemisia Gentileschi è stata inserita tra i grandi della pittura solo molto di recente, recuperando innanzitutto la vicenda processuale del suo stupro come uno dei primi esempi di femminismo. Di lei, tuttavia, si sa ancora molto poco: dalle sue lettere viene fuori l’immagine di una donna sicura del proprio ruolo, una pittrice consapevole della propria arte, una commerciante che vende e promuove la propria opera con sfacciata sicurezza. Ne vengono fuori, però, anche le sue debolezze, il suo desiderio di un amore vissuto intensamente, la sua gelosia e le sue paure. A Napoli si conserva il dipinto più famoso di Artemisia, quel “Giuditta e Oloferne” che faceva impallidire i suoi contemporanei per la crudezza della rappresentazione; a Napoli, Artemisia visse trent’anni e morì in un giorno imprecisato del 1653. Ma quali tracce ha lasciato Artemisia a Napoli, oggi? Molto poche. Lo spettacolo parte da qui, da Napoli, dove Artemisia si è rifugiata molti anni prima: la pittrice è alla fine della sua carriera, stanca, disillusa. Senza alcuna spiegazione apparente, Artemisia viene costretta da un magistrato a raccontare ancora una volta i particolari di quel giorno del 1612 quando il pittore Agostino Tassi, amico e collega di Orazio Gentileschi, la violentò nella sua casa romana. La donna credeva di aver chiuso i conti con quella storia al termine del processo che condannò Agostino Tassi per stupro, ma scopre adesso che tutta la sua vita e la sua stessa opera ne sono state segnate troppo in profondità. Artemisia è obbligata a confrontarsi con le sue paure, i suoi dubbi, i suoi desideri di gloria, di affermazione di sè come artista prima che come donna. In un mondo dominato dai maschi, Artemisia scopre che le è preclusa ogni libertà e autonomia. Perfino la sua arte viene interpretata come un continuo ritorno sul tema della violenza e della vendetta, dello stupro e della castrazione. Artemisia credeva di essere diventata libera grazie all’arte, adesso scopre che era la sua

prigione.

Attraverso il racconto della personalità e dell’opera di Artemisia Gentileschi, lo spettacolo racconta un caso realmente accaduto di violenza sulle donne, indagando i complessi rapporti tra il potere e il sesso, tra la femminilità e l’arte, tra la legge e la misoginia.

Lo spettacolo è stato realizzato in occasione del Forum Universale delle Culture 2013 a Napoli

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