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SMOCSG, Cavalieri della Tuscia e Sabina onorano Sant’Agostino d’Ippona

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Sant'Agostino d'Ippona


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Le celebrazioni sono avvenute nella Chiesa della Trinità di Viterbo

Domenica 28 agosto 2022 la liturgia fa memoria di Sant’Agostino d’Ippona, il grande padre della Chiesa latina, autore di innumerevoli opere che a distanza di sedici secoli colpiscono ancora per l’attualità del loro contenuto.

La figura del Vescovo d’Ippona è legata alla Città dei Papi per la secolare presenza degli Agostiniani alla Trinità, nel cui chiostro rinascimentale si possono ammirare splendidi affreschi sulla vita del santo.

Nel convento, fondato nel XIV secolo, sono passati anche alcuni celebri personaggi, tra cui il Beato Giacomo e il Cardinale Egidio Antonini.

Alla Trinità sono pure legati i Cavalieri Costantiniani, poiché nella Chiesa è venerata l’effige della Madonna Liberatrice, Patrona della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Le tradizionali celebrazioni in onore di Sant’Agostino d’Ippona sono culminati ieri, domenica 28 agosto 2022 nella Chiesa della Trinità con il vespro solenne delle ore 18:00 e la Celebrazione Eucaristica delle ore 18:30 presieduta da Padre Giuseppe Scalella, OSA, Priore della comunità agostiniana di Viterbo. Durante il sacro rito, i giovani professi agostiniani hanno rinnovato i loro voti.

La scorta d’onore all’argentea statua del Santo, XVIII secolo, è stata prestata dai Cavalieri Costantiniani della Delegazione della Tuscia e Sabina.

Agostino nacque a Tagaste in Africa da famiglia benestante. Il padre, Patrizio, era pagano, ma sua madre Monica era un’ardente cristiana. Verso la fine dell’anno 370 si portò a Cartagine per studiare rettorica.

Trovava nello studio un’attrattiva sì grande, che era costretto a farsi violenza per lasciarlo; ma le cognizioni che acquistava non gli servivano che a nutrire l’orgoglio. I manichei, conosciuta la sua bramosia per gli studi, solleticarono la sua vanità e l’indussero ad abbracciare la loro dottrina.

Nauseato però dalle loro ciance, li abbandonò e si recò a Roma. Da Roma andò a Milano, per insegnare eloquenza. Monica, addolorata della partenza del figlio, lo raggiunse.

Una sera, il giovane si sentiva afflitto nello spirito e provava un grande bisogno di spargere lacrime. Si ritirò nel giardino, sotto la chioma di un ombroso fico, e diede libero sfogo al pianto. Sentiva la sua anima coperta di peccati e se ne rammaricava.

Ad un certo momento gli parve di sentire nel giardino una cantilena come di fanciullo che diceva:

Prendi e leggi, prendi e leggi!

Aprì il libro delle lettere di San Paolo e lesse:

Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri.
Rm 13,13-14

Bastò questo perché scosso dalla grazia divina si risolvesse a darsi senza riserva al servizio di Dio. Ritornato in Africa, ad Ippona, si diede a vita ascetica. Qualche tempo dopo fu ordinato prete e poi consacrato vescovo. Allora ebbe inizio la sua grande attività contro gli eretici.

Ario, Nestorio, Donato, Pelagio tentavano di sfaldare la Chiesa. Contro di essi combatterono i grandi Padri della Chiesa: Atanasio, Gregorio Nazianzeno, Cirillo di Gerusalemme, Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Gregorio Magno, ma sopra tutti il grande Agostino.

Ben duecentotrentadue sono le sue opere. Nell’anno 400 scrisse il De libero arbitrio per confutare le dottrine manichee. Nel 411 e 412 diresse un’epistola ai cattolici sull’Unità della Chiesa contro i Donatisti. Contro Pelagio scrisse il trattato ‘Della natura e della grazia’ nel quale dimostra la necessità della grazia divina per sostenere la volontà indebolita dal peccato originale. A quest’opera si riannoda l’altra ‘De gratia et libero arbitrio’.

Quando poi finalmente il Pelagianesimo veniva condannato da Papa Zosimo, San Girolamo ormai vecchio, entusiasta per la grande vittoria riportata dai Cattolici, per merito specialmente di Sant’Agostino, non esitò a scrivergli:

Salve! Ti onora l’universo! I Cattolici ti venerano e ti ammirano come il nuovo fondatore dell’antica fede!

Non vanno poi dimenticate le opere colossali: ‘La Città di Dio’ e l’altro libro ‘De Trinitate contro Ario’.

Fu pure il fondatore degli Agostiniani e la sua è una delle quattro regole fondamentali dello stato religioso.

Nell’anno 430, allorché i Vandali invasa l’Africa assediavano Ippona, Agostino esalò l’ultimo respiro: era il 28 agosto.

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