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‘Oscar Wilde, il processo’ al Positano Teatro Festival

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'Oscar Wilde, il processo'


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In scena il 27 luglio alla Piazzetta di Montepertuso

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Positano Teatro Festival.

Giovedì 27 luglio, alle 21:00, inizia con la piazzetta di Montepertuso la parte itinerante del cartellone del Festival, con lo spettacolo ‘Oscar Wilde, il processo’ di e con Roberto Azzurro che sarà accompagnato in scena da Pietro Pignatelli e Alessio Marchetti. Le fasi salienti del processo al primo autore irlandese saranno raccontate su un tappeto musicale eseguito dal vivo dalla pianista Rebecca Lou Guerra.
Ortensia T ‘Oscar Wilde, il processo’, progetto e Regia Roberto Azzurro,
con Roberto Azzurro: Oscar Wilde
Pietro Pignatelli: Edward Carson
Alessio Marchetti: Cancelliere
Rebecca Lou Guerra al Pianoforte.

In tempi in cui accuse, tabù sociali e violenze non cedono ancora il passo ai valori “dell’accettazione, dell’inclusione e del rispetto reciproci”, l’ironia dissacrante e lo spirito caustico di Wilde rimarcano l’importanza della libertà e della salvaguardia dei diritti civili. Oscar Wilde fu protagonista di ben tre processi, che lo portarono alla rovina.

Il primo di questi fu intentato da lui stesso ai danni del Marchese di Queensberry che, scoperta la relazione tra suo figlio Alfred e lo scrittore, l’aveva accusato di “posare a sodomita”.

A causa delle notizie sulla sua vita privata emerse in questo primo processo, Oscar Wilde verrà in seguito giudicato colpevole del reato di “sodomia” e di “gravi indecenze”, e condannato a due anni di lavori forzati. I verbali dei processi non vennero mai resi pubblici, perché ritenuti scabrosi e compromettenti.

Solo nel 2000, l’eccezionale ritrovamento di un manoscritto presso la British Library ci consente oggi di rivivere parola per parola quel l’interrogatorio in cui Wilde diede prova del suo famigerato acume.

Roberto Azzurro, Oscar Wilde, e Pietro Pignatelli, l’avvocato Edward Carson, ripercorrono i momenti salienti di un interrogatorio, in cui Wilde è costretto a rispondere dei suoi rapporti con omosessuali e ragazzi di vita, e lo fa di volta in volta negando, mentendo, scherzandoci sopra.

In questo folle ma reale dialogo si intrecciano le note di Chopin eseguite da Rebecca Lou Guerra come una terza voce di questo acrobatico “battibecco”, come fosse una voce dell’anima dei personaggi e dello spettatore contemporaneamente.

E diventa quasi un miracolo poter assistere al genio dell’umorismo del poeta inglese, nelle vere risposte date al suo inquisitore, nell’espressione massima della grande ironia di un “gigante” della letteratura mondiale, di cui il 30 novembre 2016 hanno segnato i 110 anni dalla morte.

Note di regia
Al bando qualsiasi tipo di effetto speciale, scenografie, costumi e tutto l’apparato tecnologico, “aiuti” che qualcuno ancora indugia a usare in palcoscenico: non c’è effetto speciale più efficace e necessario di un attore che entra in scena e ci racconta una storia interessante in modo suggestivo.

È nell’interregno che c’è tra la parola emessa dall’attore e l’orecchio attento dello spettatore che “accade il teatro”, in nessun altro luogo e grazie a niente altro.
Ho immaginato, dunque, di mettere in piedi le parole. Mi spiego.

Su un foglio – testo teatrale o altro – le parole sono orizzontali, recitarle significa metterle in verticale. In più, ovviamente: mostrare da quali pensieri e stati d’animo germogliano quelle parole. Insomma, raccontare una storia vuol dire trasformare quegli strani segni neri su fondo bianco in vita reale. Potenza del teatro, che si occupa del tentativo di replicare la vita, così come essa è: sempre.

Poi sono arrivate le crome e le biscrome di Rebecca Lou Guerra, che girovagando tra Metner e Chopin e vari altri compositori classici straordinari, diventa il contrappunto emotivo e appassionato che come una voce dell’anima contrappunta e sovrasta lo svolgersi di un dialogo processuale avvincente e divertente, dissacrante e terribile.

Esattamente come accadde a Londra, il 3 aprile del 1895.
Roberto Azzurro

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