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Never

1850
Never, Berat, Albania


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#Albania_IlCamminodelViandante
23 Settembre 2015

Berat. Interno delle mura del castello. La giornata è calda. Alessandro si lamenta per la fame e Eleonora perché le scappa. Così ci fermiamo al fresco in un angolo, prima che la strada continui verso il basso per poi risalire verso la chiesa diroccata. Ci fermiamo.

Lì seduto un uomo anziano che vende bibite. Iniziamo a parlare e mi fa notare la scritta NEVER sul monte Shpirag, di fronte Berat. Bianca. Ogni lettera è alta 100 metri e larga 60. Pietre verniciate di bianco messe sul quel costone nel 1968.
Ma non era NEVER la parola, bensì ENVER.
Il dittatore Enver Hoxha. Un tributo celebrativo voluto dai militanti comunisti in onore del loro leader.

Dopo la morte di Hoxha e la caduta della dittatura comunista, il nuovo governo democratico nel 1992 distrugge quella scritta, ma nel 1997 un gruppo di uomini, legati ancora al vecchio regime, fa rivivere ENVER finché, nel 2012, l’artista albanese Armando Lulaj, diplomatosi all’Accademia di Belle arti di Bologna, modifica quella scritta: da ENVER a NEVER.
Chi inverte materialmente le lettere EN è Sheme Filja, che nel ’68 è tra i volontari dell’ENVER. Insieme a Filja partecipano all’opera un gruppo di persone che vivono nel vicino villaggio di Paftal.

Ne è nato un video documentario, NEVER, prodotto dalla casa di produzione fondata dallo stesso Lulaj, la DeBatikCenter Production, con il sostegno della Paolo Maria Deanesi Gallery di Rovereto.

Il video non solo racconta i momenti della realizzazione dell’opera, ma è anche una rassegna di immagini che hanno segnato l’Albania, l’anarchia del 1997 in cui cade il paese nel marzo di quell’anno, la crisi finanziaria, la povertà, l’Albania della fuga e delle fughe.

Il messaggio di Lulaj è semplice “mai più dittatura, in qualsiasi forma, non solo in Albania, ma anche altrove”.

Le minacce di morte e le critiche ricevute per quest’opera non sono servite a cancellarla.

Queste le sue parole dopo essere stato accusato di voler cancellare la storia:

“non sarà un governo o un uomo solo a rimuovere una scritta su una montagna. Il vero cambiamento, o la vera resistenza, è nelle teste di chi guarda: qualcuno continuerà a leggervi ENVER, qualcun altro, accogliendo la parola nuova, se ne dimenticherà”.

Quell’anziano mi dice “prima era Enver, adesso è Never, Mai. L’Albania è sempre povera, ci stanno sempre derubando. È caduta la dittatura, è vero, ora siamo liberi, ma non abbiamo la libertà. Guardo San Remo e mi piace Morandi. Sono pensionato e non riesco a vivere, perciò sto qui. Sono libero?”.

No, non può ritenersi libero un popolo che “sogna”, che guarda l’Italia o un qualsiasi altro paese mostrato come la terra dai frutti d’oro.

Come si può essere liberi desiderando di andare via dalla propria terra? Dove sta la libertà se il tuo benessere dipende dalle privazioni di libertà di altri popoli?

Come può ritenersi libera una Nazione o uno Stato se per la propria libertà questo guerreggia in giro per il mondo?

Quale persona può ritenersi libera se è bombardata dalla paura dell’altro, del diverso, dalla paura infondata inculcataci giorno per giorno, goccia dopo goccia come un veleno in un libro di Christie?

Quel NEVER è il NEVER di tante cose: MAI più dittature, MAI più assenza di libertà, MAI più guerre, povertà, MAI più religioni, MAI più democrazie, MAI più!

Lasciamo quell’anziano che nel frattempo si è alzato. Si risiede. È quasi commosso nel raccontare la storia, breve, veloce, della sua Albania.

Lo lasciamo alle sue Coca Cola e Fanta Exotic.

Lo lasciamo mentre vende i prodotti della libertà, quella altrui!

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Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!