Home Rubriche Risvegli L’impurità della Chiesa di Roma

L’impurità della Chiesa di Roma

1498


Download PDF

“Che tutto avvenga tra le nostre mura”.

Questa frase, così sibillina ed ermetica, che di sovente si ascolta nel film “Angeli e Demoni” di qualche anno fa, tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown, negli ultimi giorni di questo tempo ha subìto delle “ferite” che hanno inevitabilmente originato delle crepe nella parte malsana della Chiesa di Roma.

Gli attacchi al Sinodo della famiglia sono stati molteplici, ed anche molto duri; ma la mente feconda e consapevole di Papa Bergoglio, ha saputo tener testa alle lotte intestine a Madre Chiesa che da sempre la contraddistinguono rispetto alle altre istituzioni religiose.

Molte “tonache” corrotte, hanno cercato inizialmente di far veicolare uno pseudo messaggio liberale sulla questione dell’omosessualità sacerdotale. Hanno tentato di inventarsi la “naturalezza” di accoppiarsi tra di loro, dimenticandosi completamente del valore sacro dell’abito che indossano e di cosa effettivamente rappresenti per i cattolici credenti.

Da decenni l’omosessualità non è più considerata una malattia, né una devianza ma solo, giustamente, un orientamento sessuale insito nella natura stessa dell’individuo. Ciò non reca nocumento ad altro singolo, in un contesto sociale laico ed adogmatico. Ma il problema si palesa nel momento in cui, questo orientamento sessuale si insinua tra le mura della Chiesa di Cristo.

Non c’entra il bigottismo né una falsa morale religiosa: qui è indispensabile centrare la questione solo ed esclusivamente su di una piattaforma di regole scaturenti da Dogmi che in modo cogente ed imperativo devono essere accettati da ogni membro della Chiesa Cattolica, pena l’espulsione.

La vocazione sacerdotale, monastica, è (o almeno dovrebbe essere) frutto di un atto di fede che il singolo avverte dentro di sé, a prescindere dal proprio orientamento sessuale che nulla dovrebbe contare innanzi all’Amore autentico ed incondizionato che si nutre verso Dio, passando per Gesù Cristo ed estendendosi alla comunione dei Santi. La purezza virginale del dono della fede dovrebbe in modo esponenziale irradiare l’anima del soggetto, tanto da sradicarlo completamente dalle passioni terrene, materiali, ed avvicinarlo maggiormente al “Divino” al fine di compiere la propria missione esistenziale per il bene supremo dell’Umanità. La Chiesa ha una duplice veste: quella istituzionale, composta da una ben precisa gerarchia, e quella di “corpo mistico” di Cristo, di cui ogni cattolico realmente credente è membro.

Il sacerdote, che è un Ministro di Dio a tutti gli effetti, ha un ruolo sociale, morale, etico molto rilevante che, nel modo più assoluto, non può permettersi di “sporcare” con atteggiamenti al dir poco scandalosi come quello che sta andando di “moda” negli ultimi tempi attraverso dichiarazioni di coming out mediatiche, al fine di amplificare e lasciar veicolare messaggi diametralmente opposti a quelli realmente voluti da Cristo nel momento in cui ha istituito la Sua Chiesa.

I sacerdoti dovrebbero essere persone consapevoli, dedite al sacrificio, e pregni di fede a tal punto che, solo un loro semplice sguardo dovrebbe possedere la capacità di rasserenare l’inquietudine spirituale di un fedele.

Chi possiede realmente il dono della “fede” e crede senza se e senza ma, ha in sé tutto ciò che serve per applicare il Vangelo, e farne un percorso di vita.

Non è il sacerdote omosessuale il problema all’interno della Chiesa, ma il “prete gay” che crede di sovvertire un’istituzione dogmatica mostrandosi “scandalosamente” in pubblico facendo effusioni e rilasciando dichiarazioni che offendono non solo chi religioso è realmente, ma anche gli omosessuali stessi che seguono un percorso esistenziale di maturazione consapevole e genuino, senza ombre.

Ciononostante, va anche detto che l’omosessualità si regge sul consenso reciproco della parti, dove non esiste un soggetto consapevole ed un altro inconsapevole. Qui, in questo preciso punto del discorso si apre una problematica ancor più scottante “tra le mura della Chiesa di Roma” che è quella della pedofilia.

I casi di preti pedofili che letteralmente soggiogano le menti dei bambini, violando i cancelli della purezza e dell’ingenuità fanciullesca, sono davvero tanti ed in crescita. Personalmente, credo che questa “piaga” all’interno della Chiesa Cattolica ci sia sempre stata, l’unica cosa che è cambiata negli ultimi anni è stata l’attenzione mediatica al problema.

Far venire alla luce casi di pedofilia nella Chiesa, non deve essere un attentato alla Sua Istituzione, bensì una oggettiva e decisiva “ripulita” da tutto quel marcio che questi uomini “vestiti da prete” hanno inoculato in Essa, rendendola “impura” agli occhi di Dio.

Santa Teresa D’Avila, la mistica, nei suoi scritti diceva che se nello stesso momento avesse visto passare contemporaneamente un Angelo ed un sacerdote, ella avrebbe salutato prima e per ben tre volte il sacerdote e non l’Angelo, proprio per ricordare il valore ed il potere simbolico che le sue vesti rappresentano per i credenti e per tutti i membri della Chiesa. L’abito sacro che indossano riconduce a Cristo, e come tale alla Divinità e alla purezza misericordiosa di Dio. Oggi io, in questo contesto religioso, da uomo laico e cattolico mi chiedo: “Cristo, alla vista di tale scempio morale e spirituale, cosa penserebbe della Sua Chiesa? Ne avrebbe misericordia o ne resterebbe talmente deluso da abbandonarla? La salverebbe ancora per una sola anima pura esistente?”

Un prete che dichiara la normalità della pedofilia e che al contempo condanna l’omosessualità meriterebbe di finire dapprima nella geenna e poi, per l’Eternità, in una delle tre bocche del Lucifero dantesco, e restarci dentro a maciullarsi per sempre (!!!).

La pedofilia è una malattia, una devianza, che ha come vittime le creature più innocenti dell’Umanità: i bambini. Quale consenso consapevole può prestare un bambino che non conosce nel modo più assoluto la libido della sessualità? E quali effetti devastanti produce tale sessualità subita e passiva dall’innocente nel suo animo, nel suo spirito, nella sua psiche e quindi successivamente nel suo sviluppo di essere umano?

I bambini non si toccano! I bambini si amano, si rassicurano, si crescono, si educano all’Amore, alla Vita, alla responsabilità verso sé stessi e verso gli altri.

È anche vero che la pedofilia non è un fenomeno deviante solo della Chiesa, ma anche del contesto sociale in cui viviamo, ma lì, nel Tempio di Dio, in quello che Cristo ha riposto la Sua continuità di Uomo, Dio, Illuminato che dir si voglia, il peso della pedofilia è ancora più gravoso ed oltremodo maggiore, perché un bambino che si avvicina al Tabernacolo non può rischiare di essere violato nella sua parte più intima, genuina, pura, perché mai nessuno potrà restituirgliela.

Print Friendly, PDF & Email

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".