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“5 bicchieri di vino” al PAN

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Mirko Di Martino coglie ancora nel segno, mettendo in scena uno spettacolo originalissimo

Napoli, 7 gennaio 2016 ore 20:30 presso il PAN abbiamo avuto il piacere di assistere ad un nuovo intelligente esperimento teatrale, “5 bicchieri di vino”, il teatro da (de)gustare, scritto e diretto da Mirko Di Martino. Lo spettacolo, in scena fino al 10 gennaio, presentato da Teatro dell’Osso, rientra nell’ambito di “Natale a Napoli 2015” con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli. Protagonisti gli ottimi attori Orazio CerinoTitti NuzzoleseNello ProvenzanoMarianita CarforaLaura PagliaraRaffaele ParisiDiego Sommaripa. La promozione è affidata all’Ufficio Stampa Hermes Comunicazione.

Ironico, delizioso, divertente, apparentemente “leggero” è un valente esempio di quella che l’intellettuale partenopea Lucia Stefanelli Cervelli definirebbe, invece, “profondità di superficie”. Sì, perché durante il percorso itinerante in cui si snodano storie monologanti diverse che hanno come filo conduttore il vino, l’evocazione del ricordo assurge una valenza simbolica importante. Le varie connivenze analogiche del testo permettono di riscoprire quel multicodice che non è altro che l’espressione più alta del teatro.

La splendida cornice del Palazzo delle Arti di Napoli, poi, si adatta perfettamente al tipo di rappresentazione ed invoglia ad assistere anche chi, generalmente, non è solito frequentare le sale perché magari, a torto, considera il teatro canonico noioso e serioso. L’intento del regista, invece, è proprio quello di cercare di solleticare la curiosità di chi, per diversi motivi, non è assiduo spettatore teatrale.

La pièce ha inizio con un “singolare” sommelier dal nome profetico di Bacco, ineccepibile anche nell’abbigliamento, con al collo l’immancabile tastevin, che illustra le modalità con cui approcciarsi al vino, le varie fasi preparatorie, l’analisi visiva, olfattiva e infine l’assaggio, suggerendo poi un’eventuale simpatica quanto improbabile verifica tattile immergendo i gomiti in quello stesso vino che raccomanda poi di offrire agli ospiti, oltre ad una uditiva, legata al rumore prodotto nel versare.

L’analisi organolettica e sensoriale con la presentazione, il servizio e l’abbinamento del vino risultano semplicemente esilaranti a maggior ragione data l’estrema serietà con cui il sommelier, interpretato a turno da Orazio Cerino e Raffaele Parisi, propone inverosimili abbinamenti con quelli che saranno tutto tranne che i “piatti tipici” della nostra tradizione. La sua descrizione, per niente “lirica”, è una delicata quanto efficace beffa del linguaggio poetico e tecnico utilizzato dai professionisti del settore. Avverte nel vino i sapori e gli odori più incredibili: “dalla colla delle figurine Panini ai sentori di ascelle maschili non lavate, dai frutti di bosco nella scatola dei cereali ai chiodi avvolti nella carta da giornale sul banco della ferramenta”.

Egli accompagnerà il pubblico da una scena all’altra, invitandolo ad assaggiare una pietanza di finger food durante la degustazione di vino di eccellente qualità proveniente dall’azienda irpinia “Colli Frigentini”: Greco di Tufo DOCG, Ades Aglianico IGT, Salacone Aglianico IGT.

Lo spettatore è chiamato costantemente in causa dal sommelier, diventando quasi parte attiva della rappresentazione stessa.

Il primo monologo, intitolato “Sciabole e bollicine”, vede protagonista un magnetico Nello Provenzano, ex sciabolatore di champagne, relegato in un istituto psichiatrico perché persuaso di essere Napoleone, che racconta al pubblico la storia del suo maestro, che in realtà non è altri che lui stesso. In seguito ad un colpo di fulmine tenta, invano, di conquistare la donna amata certo di farla cadere ai suoi piedi stupendola con la sua sciabolata, ma fallisce per ben due volte anche a distanza di anni. L’orgoglio ferito e l’umiliazione subita lo porteranno così ad impazzire, ma non mancherà di illustrare agli astanti le modalità con cui stappare una bottiglia con una sciabola, avendo a disposizione, invece, solo un mestolo.
Eccellente recitazione del ruolo dell’alienato, con un calibrato alternarsi di risate amare e riflessioni intese, mentre ha lo sguardo costantemente perso in una lucida follia.

Il secondo monologo, “Abbinamenti”, interpretato a turno da Marianita Carfora e Laura Pagliara, si ambienta in un prestigioso ristorante, luogo del fatidico primo appuntamento. Costante è la contrapposizione tra l’apparenza e la realtà, tra le maschere che siamo spesso costretti ad indossare per pura convenzione sociale e la sostanza di cui siamo invece fatti. La protagonista, a disagio in un luogo tanto chic, preferirebbe invece trovarsi in un locale più modesto ed informale perché più rispondente alla sua personalità, ma non ha il coraggio di confessarlo al suo accompagnatore. In grande difficoltà di fronte alla carta dei vini annaspa tra tante scelte possibili di quelli che sono, spesso, rinomati vini esteri dai nomi per lei impronunciabili. In piena crisi ansiosa tenta di non darlo a vedere, ma rimpiange di aver accettato l’invito del suo commensale che ritiene, a torto, essere un grande intenditore. Quando la cena è terminata e le ormai è chiaro che non potrà rivedere più l’uomo in questione perché, come dice, “non tutto si abbina con tutto”, farà invece un’inaspettata e gradevolissima scoperta.
Interpretazione impeccabile e convincente anche in questo caso, quanto a mimica facciale e pathos.

Il terzo monologo, “Pietro 5.8”, è portato in scena da un inappuntabile e carismatico Diego Sommaripa, sommelier depresso dal fatto di non essere riuscito a convincere una cliente astemia ad ordinare il vino consigliatole. La crisi profonda in cui versa non gli consente più di riconoscere le qualità dei vini e per questo ha perso il lavoro. Si rivolge ad un immaginario psicanalista sperando riesca ad aiutarlo a risolvere il suo problema. Scopriremo, nell’arco della narrazione, che la sua vita è stata totalmente condizionata dalla madre, astemia ed ultra-cattolica, che vedeva nel vino l’esistenza del diavolo.
Da qui si spiega il titolo; “Pietro 5.8”, è appunto, un passo dei Testi Sacri che cita “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”.

Il quarto e ultimo monologo, “Le seconde nozze di Cana”, è rappresentato da un’intensa Titti Nuzzolese, una sposa che sull’altare vede svanire il suo sogno d’amore in seguito ad una violenta tempesta che leggerà poi come un segno del destino. Nel momento di difficoltà, l’uomo in procinto di giurarle protezione eterna, invece di soccorrere la futura moglie, corre in aiuto della “passata madre”, rimarcando la sua priorità negli affetti.

Il senso di solitudine e la frustrazione sono immensi; la moglie mancata analizza il legame d’amore interrogandosi se sia o meno il caso di sposare comunque quell’uomo così succube della madre, suocera insopportabile e prevaricatrice. Ormai al riparo, con l’acconciatura e il trucco sfatti dalla pioggia e dalle lacrime, si rifugia, in una cantina, dove le appare per pochi istanti un uomo che la rassicura e la invita ad assaggiare del vino che le rievoca il sapore di quello prodotto dal padre nella sua vigna. Il ricordo dei genitori, da tempo scomparsi, la rasserena e la culla dolcemente scaldandole il cuore.

Il sommelier a questo punto ci guida verso l’uscita non prima di averci fatto gustare del vino dolce opportunamente servito con del pandoro.

Durante il percorso itinerante il pubblico è totalmente e piacevolmente coinvolto, annuisce, sorride, ride e infine applaude soddisfatto.

Gli attori tutti sono credibili, convincenti, comunicativi, empatici, altamente professionali e assolutamente calati nella parte, ma non è affatto una sorpresa, abbiamo avuto il modo di apprezzarli a più riprese.

Ancora una volta, il testo e la regia di Mirko Di Martino appaiono coinvolgenti, equilibrati, perfetti.

Il suo esperimento si conferma espressione di alta qualità teatrale e dimostra che competenza, professionalità, sono determinanti per l’ottimale riuscita di una pièce. Prima di andar via ci complimentiamo vivamente con Di Martino estendendo il nostro plauso a tutto il cast.

Uno spettacolo, “5 bicchieri di vino” che raccomandiamo caldamente.

I prossimi appuntamenti con “5 bicchieri di vino” sono dall’8 al 10 gennaio al PAN di Napoli, secondo i seguenti orari: 20.30 – 21.00 – 21.30 – 22.00.

Ingresso max 25 spettatori per volta
Durata spettacolo 1 ora circa
Biglietto euro 12

Si consiglia di prenotare
cell. 329 1850120
info@teatrodellosso.it

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.