Affrontiamo un’emozione tossica
Da piccolo hai mai pensato che i tuoi genitori o anche uno solo dei due avesse delle preferenze rispetto a tuo fratello, o a tua sorella, e ti sei sentito discriminato?
O magari ti sei sentito emarginato quando andavi all’asilo?
Ti hanno insegnato a gioire per le fortune altrui o, invece, a desiderare le cose che avevano gli altri?
Ti hanno insegnato ad ammirare le qualità dei tuoi amichetti o, invece, a criticarle e a sminuirle non essendo tu alla loro altezza?
Ti è capitato di pensare che i genitori dei tuoi amici amassero di più i loro figli, rispetto all’amore che ricevevi dai tuoi?
Possono essere diverse le ragioni di coloro che si nutrono d’invidia.
Il bambino che percepisce il fratellino o la sorellina maggiormente accuditi, per esempio, sviluppa la tendenza ad essere invidioso: ‘perché a me no?”’
Quando cresce e si confronta con il mondo esterno si attende di essere vittima di continue ingiustizie poiché le nota subito quando accadono realmente e le immagina se non si verificano.
Dapprima riversa il suo malessere sugli amichetti della sua età, sui genitori e gli educatori, dopo di che, divenuto adulto, vivrà la sensazione che gli altri, ingiustamente, abbiano sempre qualcosa in più di lui, sia dal punto di vista materiale come da quello delle qualità e delle virtù.
L’invidia non vede mai le cose per quello che sono, bensì sempre in rapporto ad altre.
Un buono stipendio, inizialmente valutato soddisfacente, verrà considerato insufficiente nel venire a conoscenza di qualcuno che percepisce di più.
L’invidioso non gode mai di quello che ha, giacché si inacidisce per ciò che di più ha qualcun altro.
Guarire dall’invidia significa, in verità, conseguire un maggiore stato di felicità, e cosa c’è di più invidiabile?
Perché, dunque, non lasciar perdere ciò che possiedono gli altri per dedicarsi invece ad ottenere la cosa più importante?
Chi desidera gloria e successo può invidiare Napoleone, ma quest’ultimo invidiava Giulio Cesare – così dice la storia – il quale, a propria volta, invidiava Alessandro Magno il quale, manco a dirlo, invidiava Ercole, che non esisteva nemmeno.
Sicuramente è giustificabile l’invidia del povero, che a malapena arriva alla fine del mese, nei confronti del ricco, ma quante volte abbiamo a che fare con persone che non sanno accontentarsi di nulla ed hanno da ridire su tutto?
Le cose indispensabili per la loro felicità già le possiedono e sarebbe semplice prenderne coscienza, non fosse altro che essendo loro stesse persone complicate, non riescono in alcun modo a riconoscere di che cosa realmente abbiano bisogno.
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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