Parlare Scrivere Comunicare
Mi hanno chiesto:
Ci sono taluni cosiddetti ricercatori spirituali i quali asseriscono che siccome io non sono in grado di confutare le loro tesi dovrei sentirmi un perdente nella discussione.
Cosa dovrei fare in queste situazioni?
Fin troppo facile risponderti in tal modo.
Spetta a chi propone una tesi – l’esistenza di Dio, della reincarnazione, del nirvana, ecc. – dimostrare che sia valida, e non il contrario.
Tu, che ti limiti a dire:
io non ci credo
non sei obbligato a dimostrare nulla.
Lo scienziato, per esempio, può asserire:
non credo all’esistenza di Dio
ma non per questo deve sentirsi in obbligo di dimostrare che non esista poiché non propone alcuna tesi.
Non è valido l’assunto che così recita:
siccome non sei in grado di dimostrare che non esiste allora vuol dire che esiste
poiché, in questo modo, potremmo inventarci qualunque personaggio di fantascienza e sostenerne l’esistenza.
Lo scienziato non può dimostrare che lo ‘sparafagnao’ non esiste ma non per questo deve sentirsi un perdente in un dibattito.
Se io sostengo che esista spetta a me dimostrarlo, non è certo compito dello scienziato dimostrare il contrario.
Emeren e Grootendorst studiarono regole etiche precise e salutari per ogni tipo di controversia:
Non puoi impedire all’interlocutore di confutare o mettere in dubbio una tesi. Se esponi una tesi non puoi rifiutarti di difenderla nel caso ti venga chiesto di farlo.
Non puoi difendere una tesi senza argomentare seriamente o usando argomenti non pertinenti.
L’onere della prova, della dimostrazione, è tutta a carico di chi espone una tesi, sia essa l’esistenza del karma, della reincarnazione, degli gnomi, delle fate o di un dio qualunque.
Quindi, come puoi difenderti in tali situazioni?
Puoi fare, per esempio, quel che faccio io; mi invento un personaggio, lo sparafagnao, e se il mio interlocutore non mi crede rispondo:
dimostrami che non esiste!
Secondo la sua logica, se non è capace di farlo, è un perdente.
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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