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La magia di Mr. Alone diventa canzone: intervista a Grosso e Di Paola

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Dallo spettacolo teatrale al video musicale: il viaggio intimo del clown per cogliere la Bellezza del cosmo

‘Mr. Alone’ in versione videoclip, produzione HAT, Hidden Artist Tale, in collaborazione con Nouveau Théâtre de Poche di Napoli, è un delicato, dolcissimo capolavoro per la regia di Alberto Grosso, che cura anche le musiche e il testo, con protagonista lo straordinario Sergio Di Paola, co-direttore artistico della stessa sala insieme agli ottimi Peppe Miale e Massimo De Matteo.

Ennesima riconferma che la Bellezza che il de Poche è in grado di far sbocciare anche con la sua attività didattica, si autoalimenta e rigenera nei suoi più validi allievi.

Malia, suggestione, capacità di sorprendere e meravigliarsi, altissima professionalità e calore umano sono solo alcuni degli innumerevoli elementi che contraddistinguono il magico universo del Nouveau Théâtre de Poche, in via Salvatore Tommasi n.16, a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e che ritroviamo perfettamente espressi in quest’incantevole clip di Alberto, uno dei suoi più capaci ex studenti, classe 1990, musicista e attore, laureato in Psicologia clinica e della salute, trainer teatrale, che sta attualmente completando un percorso in Teatro, Pedagogia e Didattica, presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ed una scuola di specializzazione in Psicoterapia ed ipnosi ericksoniana presso la SIIPE di Roma.

Il de Poche, particolarissima ed intima “caverna”, che occupa un posto speciale nel nostro cuore, oltre a regalare al pubblico spettacoli impegnati, di qualità inarrivabile, di cui ci siamo spesso estasiati, da vent’anni propone un’importante attività didattica, distinta tra E-laboratorio accademico, 4 giorni alla settimana, e After Hours, 2 giorni settimanali, con insegnanti quali attori, autori, registi, mimi, clown, cantanti e danzatori, costantemente presenti sui cartelloni delle più prestigiose sale nazionali ed internazionali.

Mr. Alone
Mr. Alone

Una fucina di talenti il de Poche, lo abbiamo sempre asserito, che non delude mai. In questo caso particolare, poi, le nostre aspettative erano altissime, considerando che a Mr. Alone siamo affezionatissimi, sia per la mirabile interpretazione di quel mostro di bravura che è Sergio, carissimo amico, uno dei pochissimi italiani selezionati dal “Team dei Clown” del Cirque du Soleil, sia perché il progetto originale vede l’impeccabile regia del geniale Maestro Lucio Allocca, che letteralmente adoriamo, il quale, proprio in merito a questo ruolo, coniò per il suo pupillo la definizione di “fantattore” e che ci svelò, in un’intervista esclusiva, i segreti della pièce, una delle migliori in assoluto che abbiamo recensito negli ultimi anni, in occasione del debutto al Positano Teatro Festival del 2015, dove ottenne il prestigioso Premio Pistrice – Città di Positano.

E il progetto di Alberto, se possibile, ci fa amare ancora di più questa magnifica creatura, nata dalla penna di Sergio come un’iniziale esercitazione in un laboratorio di autogestione teatrale all’Accademia d’Arte drammatica del Teatro Bellini, rielaborando e rinnovando ‘Atti senza parole’ di Juan Rodolfo Wilcock e ‘Atti senza parole’ di Beckett e ideando, poi, con il fondamentale apporto di Lucio, una nuova drammaturgia, ai limiti del surreale.

Ecco che, dopo esserci goduti il video, una serie di curiosità si affollano nella nostra mente e contattiamo l’autore e regista prima e l’interprete principale poi, per congratularci per quest’ennesima perla.

Sergio Di Paola in Mr. Alone
Sergio Di Paola in Mr. Alone

Alberto, realizzare una clip a partire da uno spettacolo teatrale non è qualcosa di usuale. Com’è nata l’idea e perché ti sei concentrato proprio su Mr. Alone?

Il progetto nasce dal desiderio di continuare a lavorare con la musica e con il Théâtre de Poche, che mi ha accolto come allievo per un bel po’ di tempo.

Avevo iniziato a scrivere la canzone quando mi è venuta la voglia di realizzare un video con un personaggio diverso, che avesse già un passato interessante, come quello di cui mi aveva parlato Sergio, Mr. Alone appunto e, nel terminarla, mi sono ispirato proprio a quest’eccezionale figura.

Mi sono quindi confrontato con lui, proponendogli di unire le forze per raccontare una storia frutto di un progetto comune, sia come HAT che come Théâtre de Poche. Lo stimolo di mettermi in gioco, supportato dalla grande professionalità di Sergio, è stato il vero motore dell’iniziativa.

La canzone e il video sembrano avere due tracce narrative ben distinte; da un lato un testo intimistico e riflessivo, che descrive il personaggio, dall’altro il video, che si sofferma sull’esperienza del protagonista nel mondo reale. Perché una scelta così netta in termini di narrazione?

L’intento era spezzare tra il testo della canzone, che usa linguaggio ricercato e metafore particolari, che, forse, non si ascoltano frequentemente in un brano musicale o nel parlato, e la vita così peculiare di Mr. Alone. Descrivere questi due universi era il modo per far entrare nella narrazione un po’ folle e un po’ ordinaria del viaggio mentale di un personaggio che vive nel “suo” spazio.

Questo stesso percorso coincide con il processo creativo in cui Mr. Alone genera, costantemente, qualcosa di nuovo e in cui si scontra anche con la realtà esterna, che tutto è tranne che sogno ed estro, ma pragmatismo di chi non capisce, o forse non vuole capire, ciò che ha davanti, per non abbassare le difese e non mettersi alla prova, temendo di fallire.

Lo scoprire qualcosa di nuovo, in sé, negli altri e nell’ambiente circostante, nasce dal porsi in contrapposizione con la propria “zona di confort” e, solo in quei momenti di crisi, che possono essere diversi per ognuno di noi, c’è una grande possibilità di verità, la presa di coscienza dei nostri limiti e la consapevolezza di quali possiamo riuscire a travalicare. 

Mr. Alone, attraverso la sua interpretazione e il suo sguardo, appare, appunto, come l’unico in grado di mettere pace tra questi mondi.

L’esperienza di Mr. Alone come percorso, prima di tutto interiore. Che importanza ha per te ha il viaggio e in che misura la realizzazione di questo videoclip influenza la tua storia personale? 

Si tratta di un viaggio che parte dalle idee che nutrono se stesse, verso nuove atmosfere, nuovi incontri ed esperienze per osservare ed osservarsi attraverso un’ottica rinnovata. Come mi capita con le canzoni, è come se, dentro di me, nascesse un motivetto, un’immagine, che poi vado ad alimentare fino a farla maturare e diventare un’entità autonoma. 

Il percorso dalla prima parola all’ultima nota, passando per il coinvolgimento dei musicisti che mi hanno affiancato mentre ero al pianoforte, ovvero Simone Attianese alla chitarra acustica, Giuseppe Acampora alla chitarra elettrica, Gabriele Gargiulo al sax, e Michele Minieri, dei cantanti, Aedo, voce, e Catello Saggese, seconda voce, la partecipazione di un Maestro come Sergio e degli altri attori, Irene Latronico, Gennaro Madonna, Niahm McCann, Gennaro Davide Niglio, Sara Riccio, Maria Teresa Sbrizzi e Rodolfo Tamai e la collaborazione di tanti altri ragazzi che, a vario titolo, mi hanno accompagnato in questo progetto, come Gianluca Andreano, Aiuto regia, Giorgia Solmonte, Organizzatrice generale, Fabio Niro, Direttore della Fotografia, Irene Ciavalini, Operatrice, Cherubino Gambardella, Assistente operatore, Roberta Rossi Scala, Elettricista, Fabiana Cappuccio, Montaggio, è stata davvero un’esperienza di crescita umana prima ancora che artistica. 

Ci tengo anche a ringraziare Massic Studio di Catello Saggese a Pimonte (NA) ed Artistika Recording di Graziano Donadona a Torre del Greco (NA), dove abbiamo registrato il brano, ed EX OPG Occupato Je So’ Pazzo, GMC – Gripment Meccanica Cestari e Frutta e Verdura di Riccardi Vincenzo, dove abbiamo girato delle scene. Il Logo e Design sono invece merito di Riccardo Marisi. 

Autore musicale, pianista, regista: nella clip utilizzi vari aspetti della tua creatività. Qual è quello in cui ti senti più a tuo agio?

Sicuramente ora mi sento più musicista. Questa è la mia prima esperienza di direzione, ma ribadisco, senza il supporto fondamentale di tutti i miei compagni e, soprattutto di Sergio, questa splendida avventura non sarebbe stata possibile. Un lavoro corale, non personale, “nostro”, non “mio”.

Gli esterni, si sono concentrati nelle immediate adiacenze del teatro, quindi nella zona del MANN. Hai scelto di girare in questi luoghi “solo” per comodità o c’è dell’altro?

La vicinanza dei luoghi scelti è stata determinante in quella spasmodica corsa nei due giorni di riprese.

Ovviamente, prima abbiamo fatto dei sopralluoghi, cercando dei posti in parte riconoscibili, in parte in grado di rimandare, con poche inquadrature, ad un’area ricca di dettagli rispetto all’interno più accogliente del teatro, che dessero, quindi, un senso di profondità maggiore.

Ambientazioni quasi ossimoriche; il Théâtre de Poche, meravigliosa grotta buia nel grembo della città, e gli esterni, in cui predominano luce e tinte forti. Perché?

Abbiamo lavorato molto sul gioco dei contrasti, perché volevamo evidenziare la duplicità dell’essere umano: introiezione profonda, che scava nell’intimo, ed ecco l’oscurità della sala, con le sue pareti nere ed altre tinte blu scure e un’atmosfera quasi polverosa, e apertura alle bellezze del Creato, la luminosità più radiosa, che culmina nell’esplosione dei colori, a testimoniare che tutto può essere rischiarato, che ogni sfida può essere occasione di riscatto.

Perché hai scelto proprio il negozio di un fruttivendolo? Volevi che il personaggio, in quanto pagliaccio, facesse il giocoliere o intendevi mostrare la ricchezza della natura?

La scelta del fruttivendolo è stata studiata a fondo, dopo aver considerato il tipo di gag in cui Mr. Alone si sarebbe potuto cimentare.

Sergio, da attore fantasista, ha fatto innumerevoli proposte tra cui abbiamo scelto quelle che, anche su suo consiglio, avremmo potuto girare in modo più divertente.

Una di queste è stata proprio la scena davanti al banco della frutta, in cui il clown clochard si destreggia a fare il giocoliere con tre pomodori anziché tre palline, perché tutto può essere stimolo per reinventarsi, ma la sua bravura, invece di essere apprezzata e generare ammirazione, provoca arrabbiatura da parte dell’esercente, che lo rincorre, insieme ad altri, per cui il nostro, sempre più solo, si rifugia, di corsa, nel più rassicurante nido, il teatro.  

Al di là del senso di solitudine c’è un’allegria di fondo che permea in tutto il video, ma anche una sensazione di nostalgia romantica di un qualcosa che avrebbe potuto essere e non è stato, come la scena del trucco in camerino, in cui lo sguardo di Mr. Alone è perso in un altrove indefinibile. Su cosa volevi porre l’attenzione?

L’allegra malinconia era esattamente la didascalia del racconto. Un clown, maschera che, per antonomasia, vuole portare gioia anche con estrema semplicità, resta pur sempre un uomo che, sotto il trucco e la naturalezza acquisita nel corso del tempo, nasconde la sua storia, quella che l’ha condotto in quel camerino e lì, davanti allo specchio, sceglie, con un artificio, di diventare un altro, Mr. Alone, appunto, unico ed irripetibile.

In quel preciso momento ripensa al suo passato e si incupisce, ma è proprio grazie alla sua profondità, ai suoi errori, alle cadute, ai dolori, che riesce a far nascere dentro di sé qualcosa di così positivo e potente che crea felicità, energia e voglia di seguire la sua strada.
Il pagliaccio triste sì, dolcemente nostalgico, ma che riscatta la sua infelicità, perché essendo il risultato del suo vissuto sa che non può annullarsi nei momenti negativi, ma deve, invece, concentrarsi su quelli belli.

È come se sulla sua tavolozza avesse un’infinità di colori per scegliere di quali vestirsi e con quali muoversi nel mondo, per definirsi via via sempre di più, perché sa che c’è speranza e può continuare a sorridere e a sognare.

Nelle scene del trucco abbiamo dato a Sergio la più completa autonomia, chiedendogli di rievocare tutti i movimenti e le particolarità che compie prima di entrare in scena. Queste diverse emozioni si leggono benissimo nei suoi sguardi, nelle sue espressioni, nella sua capacità di trasformarsi.

Splendido verificare, già dalle primissime inquadrature, con quale immediatezza e spontaneità stesse entrando nella parte, una sorta di fase grigia, o meglio, un momento di transizione sul quale, per me, era fondamentale indugiare, in cui non era più solo se stesso, ma si stava congiungendo con Mr. Alone.

Noi di HAT siamo contenti di essere riusciti, con questo lavoro, a suscitare bellezza e a trasmettere un messaggio originale.

Il nostro intento è continuare a crescere attraverso una rete interconnessa di artisti, com’è stato appunto con questa splendida chicca che ci ha regalato Sergio, e con tutto il de Poche, teatro che ho imparato ad amare per le atmosfere magiche e le persone che lo rendono ineguagliabile.

Alberto Grosso in Mr. Alone
Alberto Grosso in Mr. Alone

E veniamo al protagonista indiscusso del video, Sergio, che, al laboratorio del de Poche insegna commedia dell’arte e clownerie.

Sergio, il videoclip segue di 6 anni l’uscita della pièce ‘Le disavventure di Mr. Alone’, in cui la tua strabiliante interpretazione era mimica e musicale, senza alcun ricorso alla voce. Rispetto allo spettacolo, quanto è stato diverso il tuo approccio a questa nuova modalità di espressione?

Teatro e cinema, anche se in questo caso si tratta più specificatamente di un video, hanno modalità di comunicazione diverse fra loro e, tecnicamente parlando, si tratta di ritmo differente all’interno del movimento; eppure, stavolta, questo veniva dettato dalla musica, la colonna sonora, cosa che mi ha favorito tantissimo nell’interpretarlo in un codice per me piuttosto lontano, dato che io, prima di tutto, sono un mimo e poi un attore che recita anche con la voce, abituato, quindi, ad affidare la maggior parte della mia recitazione al linguaggio del corpo, del viso, degli occhi.

In quest’occasione sei stato diretto da un tuo ex allievo del laboratorio. In che modo questo ha influenzato il rapporto regista – attore?

Sicuramente è lusinghiero per tutto il de Poche che un nostro ex allievo mi abbia diretto. Ne sono stato felice ed orgoglioso, sia perché, come attività laboratoriale stiamo puntando molto sulla formazione e toccare con mano, ancora una volta, che siamo stati capaci di individuare quelli che poi si stanno affermando come professionisti nel mondo dello spettacolo, ci ripaga di tutti gli sforzi di vent’anni di attività, in cui ci siamo sempre impegnati a mantenere alto lo standard e contenuti i costi, attraverso la pluralità degli interventi, delle materie e dei docenti, sia perché una proposta del genere contribuisce a rafforzare la sinergia e l’affiatamento già in essere grazie proprio alla didattica.

Recentemente mi è capitato qualcosa di simile quando ho partecipato ad un trailer per Netflix, collaborando con un altro ex allievo. È una soddisfazione non da poco sapere che alcuni di loro, che hanno mosso qui i primi passi nel mondo artistico, ora lavorano con Paolo Sorrentino, Tony Servillo, Giancarlo Sepe, Liliana Cavani, Luciano Melchionna, Peppe Barra e tanti altri e che siano selezionati per produzioni cinematografiche, televisive e pubblicitarie e per progetti curati da artisti stranieri.  

Constatare che sono stati in grado di recepire, mettere in pratica e fare propri i nostri consigli e le nostre indicazioni ed essere a mia volta guidato da loro, testandone la competenza anche “dall’altra parte”, è quanto di più gratificante possa portare con sé l’insegnamento. Mi permetto di dire che non è da tutti.

Mi è piaciuto tantissimo partecipare a questo video e mi sono divertito molto. Alberto è un musicista, un pianista fin dalla tenera età, che ha sentito l’esigenza di allargare le proprie conoscenze sul teatro, una persona molto creativa, l’ha dimostrato anche al nostro laboratorio e, dopo aver visto ‘Le disavventure di Mr. Alone’ mi ha spiegato che ero stato la sua Musa ispiratrice.

Mi ha fatto piacere notare che alcune delle sue direttive erano quelle che noi, a suo tempo, avevamo trasmesso a lui, e che ora, mi riproponeva, trasformate attraverso il suo pensiero e, con grande cuore, ho cercato di accontentarlo. È stata una corresponsione di amorosi sensi, artisticamente parlando.

Il progetto, che ha preso vita nel marzo 2021, ha avuto una gestazione abbastanza lunga. Dato il confinamento, si è partiti inizialmente a distanza, con continui confronti, per capire come organizzarlo e riassumere, all’interno di un video e di un testo musicale, tutto il percorso di Mr. Alone, di per sé già molto articolato.

Varie le problematiche tra l’attesa dei tamponi, incertezze legate all’emergenza, tensioni, paure, verifiche della disponibilità delle maestranze, poiché lavoravamo in economia.

In un certo senso, la lungimiranza di Mr. Alone, abituato a guardare oltre, il suo ottimismo, la sua perseveranza nel voler migliorare le situazioni, nonostante la deludente esperienza nel mondo esterno, sono esattamente quelli del nostro teatro; questo video è un’altra delle piccole magie che ha preso corpo e si è sviluppata all’interno del de Poche.

Ci tengo a ricordarlo, questo straordinario personaggio è nato grazie a Lucio Allocca, anzi, senza di lui, probabilmente, non sarebbe mai esistito, è stato lui ad indirizzarmi verso un determinato percorso, considerando anche che è stato mio docente all’Accademia del Teatro Bellini, per cui abbiamo avuto modo, per diverso tempo, di sviscerare i più disparati aspetti del teatro; di questo gli sarò grato per la vita.

La solitudine e il senso di alienazione di Mr. Alone nel mondo reale sono amplificati dal distacco e dall’incapacità degli altri di socializzare, recuperare la propria parte ludica, sognare. Il tuo personaggio prova a regalare un sorriso e riceve in cambio ostilità e incomprensione. Quanto la società ha perso la capacità di sviluppare empatia e quanto effettivamente questa solitudine è una condizione dell’umanità dei nostri tempi?

In effetti hai riassunto tutto ciò che cerchiamo di comunicare all’interno del video. C’è comunque un sottotesto, che difficilmente fuoriesce. In questa particolare situazione, a mio avviso, c’è molta superficialità, che amplifica la solitudine; si sta perdendo, in sostanza, la profondità dell’essenza.

La valanga informatica che è stata catapultata nelle nostre vite, con rapidità incredibile, credo abbia creato approssimazione in certi frangenti. Stanno cercando, in qualche modo, di separarci dalla socialità, che, invece, è fondamentale per tanti aspetti del quotidiano. Inizia ad essere preoccupante.

Si è soli anche nel confronto con voci metalliche preregistrate di cui siamo continuamente in balia per una serie di necessità giornaliere: prenotare un appuntamento in un ufficio, cambiare compagnia telefonica, chiedere delucidazioni su una bolletta.

Nel nostro ambiente, poi, si tratta anche di una solitudine “strana”; le istituzioni, infatti, aiutano solo un determinato tipo di teatro, quello dei nomi altisonanti, dove, a volte, la qualità scarseggia, e “dimenticano” imprese più piccole, che non godono di grandi introiti, ma in cui si dà il massimo in termini di passione e spirito di sacrificio.

Come se non bastasse, ci viene chiesto di fornire non solo un testo valido, ma anche attori celeberrimi, una produzione importante, un folto pubblico e una bella sala, quando noi, invece, dovremmo “solo” pensare a fare gli artisti. Stanno facendo morire il teatro e, ormai, con la crisi economica e sociale in atto è tutto peggiorato. Ma restiamo ottimisti, ce la faremo anche stavolta!

Hai dichiarato che Mr. Alone racconta la realtà attraverso il paradosso. Qual è il paradosso della realtà che ci circonda?

Raccontare la realtà attraverso il paradosso è la sintesi stessa di Mr. Alone, quella da cui è partita la drammaturgia e si è sviluppato il videoclip. La scena del clown che prende la tenaglia per tirare un dente ad un povero uomo dolorante, ad esempio, è la denuncia di una malasanità. L’Italia, con le sue infinite aberrazioni, dove accade tutto e il contrario di tutto, è il palcoscenico naturale del teatro dell’assurdo!

Analizziamo, ad esempio, l’attuale situazione Covid e la gestione dei vaccini. La somministrazione di AstraZeneca nel mondo è stata piuttosto controversa. Da noi, inizialmente era autorizzata solo per una specifica fascia d’età, ma, dopo una serie di decessi, si è deciso di cambiarla; riflettendoci, qualche interrogativo e qualche perplessità sorgono spontanei.

Al di là delle indubbie problematiche con cui ci si è improvvisamente dovuti trovare a fare i conti, data la pandemia, si sta pur sempre “giocando” con delle vite umane. Vogliamo certezze, non continue indecisioni, dopo tutto rischiamo la pelle!

O ancora, se penso al toto-nome per il prossimo Presidente della Repubblica non so se ridere o piangere; si stanno ipotizzando alcuni che, in un’altra nazione, non sarebbero mai stati presi in considerazione, invece, da noi, anche nella politica, le figure meno credibili diventano quelle più papabili.

Se, come, artisti, osservando ciò che accade quotidianamente nel Belpaese, abbiamo tanto materiale che diviene fonte d’ispirazione per nuove opere, in quanto cittadini c’è poco da stare allegri. Accade che, sentendoti essenzialmente smarrito, alle prese con una sorta di nevrosi, di fronte a determinati contesti, non sai come reagire, ma sai che devi fare qualcosa.

Il clown gioca su tutti questi paradossi, estremizzandoli, denunciando quale potrebbe essere il malessere effettivo con cui siamo costantemente alle prese. In quanto poeta del divertimento in azione, il suo compito è proprio far luce su tutte queste incongruenze. Ci sono poi, ovviamente, diversi tipi di pagliacci: quello che comunica in maniera poetica, quello che lo fa in chiave comica, quello che usa la musica, quello che fa equilibrismo.

La pièce ha un target adatto a grandi e piccini, fermo restando che ognuno, secondo la propria sensibilità e cultura è in grado di cogliere anche solo in parte le alte metafore esistenziali e i messaggi più o meno immediati. Il video, invece, a chi è rivolto?

Credo sia perfetto per tutti, nel senso che dà ampio spazio alla libertà di immaginazione; l’adolescente, ma soprattutto il bambino, ha una capacità immaginifica infinita, a maggior ragione se confrontata con quella dell’adulto. Non è detto che ciò che comunichi debba essere recepito totalmente, l’importante è creare un’emozione vera, sincera, pura.

Sergio Di Paola in Mr. Alone
Sergio Di Paola in Mr. Alone

Salutato Sergio, una sensazione di amarezza ci pervade al pensiero che il più grande paradosso sia che il de Poche, con tutte le sue preziose gemme e le sue eccellenze, non abbia su di sé la luce di riflettori importanti.

Ma dura solo un attimo. Mr. Alone, con il suo sguardo sorridente, ci sta già rassicurando che, con un’ennesima magia, riuscirà ad entrare nei cuori di tutti gli animi puri, quelli che ancora credono nel valore della Bellezza, per farlo brillare come merita.

Mr. Alone
– testo –

Quanto ho sognato / una pioggia di stelle
Che prende e si perde / negli occhi di un santo
Uno sguardo così…
Plasmato nel tempo / mai perso del tutto
Sarà quello di un saggio / in cui balena un lampo
Di grigi lunedì
Quanto ho sognato che / un fuoco divampava
Entusiasta fremeva / fra lingue e rumori
Poi annichilendosi…
Consumando l’ardore / la primordiale passione
Di ogni elettrico brio / che fa precipitare
Rubandoti un sì…
Chi sei, signor Nessuno
Tremolante assolo, Mr. Alone
Oh, ma chi sei, brillante pazzo
Al soldo di un mondo che chiede pardon
Scusate il disturbo, i miei cambi d’umore
Ma sono bipolare ed imparo a campare inventandomi Re
Se queste rivoluzioni che ho nella mente si facessero prendere e dare una forma … Creerebbero ponti fin oltre i concetti di gioia e speranza, di rabbia e di colpa… Sarebbero voci di tuono, sospiri rombanti, implacabili istanti, respiri… Momenti in sospeso, ammalianti furfanti, forse dei teatranti che studiano il volo… Al minimo un climax, la nota finale, risata ancestrale ma senza pudore… Sarebbero il sale, il piccante di un mare in cui puoi naufragare e perdere la rotta… Ma col vento in poppa, soffiato forte da un bardo che scrive i copioni alla Morte
Chi sei, signor Nessuno
Tremolante assolo, Mr. Alone
Oh, ma chi sei, brillante pazzo
Al soldo di un mondo che chiede pardon
Scusate il disturbo, i miei cambi d’umore
Ma sono bipolare ed imparo a campare inventandomi Re
Oh ma chi sei
Tu che cogli quel fiore
E senza domandare
Credi sia per te

Sergio Di Paola in Mr. Alone
Sergio Di Paola in Mr. Alone
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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.