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Paolucci, UIL Rieti: Peso IRPEF su lavoratori dipendenti e pensionati

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Alberto Paolucci


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‘In 31 Comuni nessuna dichiarazione con redditi superiori a 75mila euro’

Riceviamo e pubblichiamo.

Reddito medio annuo di 19.376 euro per i cittadini e le cittadine della provincia di Rieti.

Due miliardi il totale di quanto uomini e donne del territorio hanno dichiarato al fisco, un numero che pesa per il 2,2 per cento sul totale dei redditi dichiarati in tutta la regione. Quasi quattro milioni, 3,8, i laziali che hanno presentato dichiarazione dei redditi, dal quale si evince un reddito medio di 23.614 euro.

Sono alcuni tra i numeri che si rintracciano nel dossier ‘Composizione, dinamiche e disuguaglianze nella distribuzione dei redditi tra i cittadini di Roma e della regione’, realizzato dalla Uil del Lazio e dall’Istituto di Ricerca EURES su dati del MEF, che la UIL di Rieti e della Sabina romana ha visionato e poi elaborato focalizzando l’attenzione sulla sua provincia.

Dall’analisi dei modelli 770, Unico e 730 del 2020, relativi ai redditi del 2019, emerge che il capoluogo ha il reddito medio più elevato di tutta la provincia, pari a 22.199 euro, che scende 20.558 euro a Collegiove, a 20.294 euro a Cittaducale, a 19.894 euro a Antrodoco e a 19.593 euro a Montopoli in Sabina.

Le ultime posizioni in graduatoria sono invece occupate dai comuni di Concerviano, 15.355 euro, Montasola, 14.967 euro, Varco Sabino, 14.965 euro, Posta, 14.517 euro, e Accumoli, 14.490 euro.

Spiega Alberto Paolucci, Segretario della UIL di Rieti e della Sabina romana:

Il comune di Collegiove raggiunge la prima posizione per ammontare medio IRPEF, con un valore pari a 5.446 euro e una aliquota media del 26,5%, seguito da Rieti, 5.278 euro, che rappresentano il 23,8 per cento del reddito lordo, e, con scarti più significativi, da Montopoli in Sabina, 4.400 euro, Antrodoco, 4.399 euro, e Cittaducale, 4.388 euro, mentre Accumoli anche in questo caso chiude la classifica con una imposta media di 2.796 euro, che rappresenta il 19,3 per cento del reddito dichiarato.

Ma dal dossier emerge altro: in 31 dei 72 comuni oggetto dell’approfondimento UIL Lazio EURES indagine si scopre che nel 2020 non si è registrata alcuna dichiarazione di importo superiore ai 75 mila euro, numero che sale a 57 considerando esclusivamente le dichiarazioni superiori a 120 mila euro.

Aggiunge l’esponente sindacale:

A Rieti città al contrario, il 2,1 per cento dei dichiaranti segnala redditi superiori a 75 mila euro, un valore analogo a quello registrato nel comune di Orvinio e inferiore solo a quello di Roccantica, dove la quota di dichiaranti ad alto reddito raggiunge il 2,2 per cento del totale, concentrando il 10,8% del totale dei redditi su scala provinciale, invece, i dichiaranti ricchi rappresentano l’1,4 per cento del totale e assorbono il 9,1 per cento dei redditi.

Analizzando la composizione del reddito, si nota che nella provincia reatina il 53,3 per cento proviene da lavoro dipendente, l’1,9 per cento da lavoro autonomo, quasi il 38 per cento da pensioni e quasi il sette per cento è ascrivibile a reddito da patrimonio e rendite.

Nella regione oltre un milione di contribuenti si colloca nella fascia a rischio povertà, con redditi inferiori a 10mila euro. Circa 470mila dichiarano compensi tra in10 e i 15mila euro.

Oltre due milioni sono nella due fasce di reddito medio tra i 16 e i 26mila euro e tra 26 e 55mila euro. Soltanto 135mila le persone fisiche che hanno dichiarato più di 75mila euro.

Conclude Paolucci:

Questo spaccato apre una riflessione che per il governo deve diventare una priorità: il peso dell’imposta sul reddito delle persone fisiche risulta gravare soprattutto sui lavoratori dipendenti e pensionati, mentre soltanto una minima parte del gettito netto è stato versato da altre tipologie di contribuente.

È chiaro che il sistema fiscale è iniquo. Ed è altrettanto chiaro che, come la confederazione chiede da tempo, al Paese necessita una complessiva riforma, che ridisegni totalmente le aliquote IRPEF e gli scaglioni, rispettando il principio di progressività previsto dalla Costituzione.

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