Home Territorio A rischio chiusura Agenzia Industrie Difesa di Fontana Liri

A rischio chiusura Agenzia Industrie Difesa di Fontana Liri

2056
Riccardo Colafrancesco


Download PDF

Colafrancesco di UIL PA: ‘La protesta dei lavoratori va avanti ma serve un intervento immediato della politica’

Riceviamo e pubblichiamo.

È ancora ferma la produzione all’Agenzia Industrie Difesa, la Propellenti di Fontana Liri (FR), e la chiusura dello stabilimento appare ormai inevitabile quanto imminente.

Il responsabile della UIL PA Riccardo Colafrancesco, raccogliendo la preoccupazione dei somministrati lasciati a casa dopo essere stati illusi di aver trovato un lavoro, torna a lanciare l’allarme disperato.

Sottolinea il sindacalista:

La situazione politica che oggi viviamo sposta l’attenzione sui temi centrali che interessano il Governo italiano ma questo non deve far dimenticare i problemi specifici che ormai da anni attanagliano il nostro territorio. Dall’agosto 2017 lo stabilimento militare di Fontana Liri ha dovuto stoppare la sua operatività a causa di un piano di gestione pluriennale affidato all’Agenzia Industrie Difesa che non è stata in grado di assicurare la continuità produttiva, e temporeggia ancora su alcune scelte strategiche di fatto vitali per l’ente.

Nonostante nell’ultimo biennio si siano effettuati alcuni costosi investimenti e altrettanti sono in programma nei prossimi mesi, la situazione appare difficilissima e senza via di uscita, la ripresa della lavorazione è incerta e si paventa sempre più una sicura chiusura.

È poi surreale la posizione dei 35 somministrati che prima sono stati formati da un percorso professionalizzante a carico della stessa agenzia aumentando sensibilmente la produzione in pochi mesi, poi ad Agosto dello scorso anno sono stati messi alla porta con una prospettiva di reintegro per un cambio generazionale che oggi sembra essere svanita nel nulla.

Nello stesso tempo continua l’esodo per pensionamento di professionalità importanti di lavoratori a tempo indeterminato che non riusciranno a trasmettere il loro know how.

Di fronte a questo quadro che poco spazio lascia alla speranza, il gruppo di lavoratori e le parti sociali, hanno intenzione di continuare la propria protesta per la salvaguardia del sito produttivo e rinnovano il loro appello alle forze politiche del territorio le uniche in grado di trovare una soluzione positiva al problema. Lasciare disatteso il messaggio di aiuto significherebbe girare le spalle ad un’intera generazione in un territorio già macchiato di miseria e disperazione.

Conclude Colafrancesco:

A mio avviso la soluzione migliore sarebbe lo Stato investa sulle strutture che potrebbero portare dei proventi e non cedere le stesse ai soliti noti privati senza un ritorno socio-economico sul territorio dove è strutturato l’impianto.

Print Friendly, PDF & Email