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Il libro verde di CollaboraToscana

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Vittorio Bugli


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Bugli: ‘Politiche pubbliche per una sharing economy di comunità’

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

Sharing economy in salsa toscana: ‘solidale’ e di comunità, magari svolta su beni comuni, fondata sì sulla condivisione ma soprattutto sulla collaborazione. Ecco CollaboraToscana ed ecco il libro verde che la Regione ha presentato stamani, 7 dicembre, a Rifredi, Firenze, in uno spazio coworking scelto non a caso: un libro, scaricabile on line, fatto di raccomandazioni e linee guida, di dodici prototipi, idee e possibili sperimentazioni, frutto di un percorso articolato di ascolto e di confronto che inizia oltre un anno anno e mezzo fa.

Una rotta per un’agenda regionale condivisa che si occupi di questi temi. E il perché lo spiega subito l’assessore toscano alla presidenza e alla partecipazione Vittorio Bugli, che sgombra anche il campo anche da un possibile equivoco.

Di sharing economy oramai si occupano quasi tutti, ma a noi non interessa AirbnB o Bla Bla Car, che sono attori globali di cui si occuperanno soprattutto l’Europa e lo Stato e la Regione solo per qualche regolamento.

La nostra attenzione si concentra su un altro tipo di economia collaborativa, digitale a volte ed altre analogica, attenta alla ricaduta economica ma anche all’impatto sociale e alla vocazione dei territori, una sharing economy che sceglie di cogestire servizi o coprodurre beni anziché solo condividere i mezzi e per cui ha senso e sono necessarie politiche pubbliche prima di un’azione regolatrice.

La Regione è andata a scovare questi esempi di economia civile e collaborativa: ‘solidale’ appunto in certi casi, utili per ridare slancio a territori e comunità che da soli non riescono a fronteggiare i propri bisogni e rispondere all’erosione sociale, pratiche utili per salvaguardare paesaggio e ambiente e che hanno a che fare con stili di vita, impegno sociale e responsabilità verso gli altri.

E le esperienze si sono rivelate più numerose di quanto si possa immaginare. L’approccio è stato quello del metodo partecipativo.

Chiarisce Bugli:

Non poteva essere altrimenti.
La complessità dell’innovazione oramai è tale per cui ha bisogno del confronto per esprimersi e progredire. E noi, che siamo stati dieci anni fa la prima Regione a dotarsi di una legge sulla partecipazione, ci crediamo.

Anzi, puntiamo anche alla realizzazione di un coworking della pubblica amministrazione.
La PA non può rinnovarsi col solo ricambio generazionale ed ha bisogno di un confronto continuo con chi l’innovazione la fa all’esterno.

Finanziamenti a fondo perduto ma non solo
Il percorso #collaboratoscana ha messo in evidenza pratiche di economia collaborativa che già esistono e che potrebbero essere esportate come modello, altre che ancora non ci sono ma potrebbero partire. Dopo il censimento e il confronto nei prossimi mesi sarà così la fase dell’accompagnamento. L’intenzione della Regione è di lavorarci con più strumenti.

Uno di questi è la promozione di un bando per il sostegno di progetti di cooperazione di comunità, entro metà 2018, con finanziamenti a fondo perduto fino al sessanta per cento.

In generale la Regione si impegna a seguire le sperimentazioni che partiranno mettendo assieme competenze, risorse e mezzi: dai fondi europei che riguardano vari ambiti, e sono tanti: dall’agricoltura ai trasporti, dalla cultura e il turismo al sociale, a strumenti finanziari innovativi mutuati da altre esperienze come i social impact bond e i crowdfunding locali, proposti sempre più grave; spesso anche da istituti bancari ‘classici’ oltre che da Banca Etica.

Non solo, sempre nello spirito di sostenere e promuovere pratiche di collaborazione, tra cui rientra anche la cura dei beni comuni urbani, sarà presentata in Consiglio regionale una proposta di legge ad hoc.

Per ANCI un percorso virtuoso
È una strada a cui plaude anche ANCI, l’associazione dei Comuni toscani, che ha collaborato assieme a Dire&Fare2017, la rassegna della pubblica amministrazione che funziona, all’organizzazione dell’iniziativa di stamani.

Sottolinea Emiliano Fossi, sindaco peraltro di un Comune, Campi Bisenzio, dove da due anni si organizza un festival dell’economia civile:

L’innovazione sociale e le buone pratiche di economia partecipativa sono ormai nell’agenda di moltissimi comuni toscani, ed ANCI è al loro fianco per diffonderle e sostenerle, in una sfida per costruire comunità più solidali e coese.

In questi ultimi due anni c’è stata un’accelerazione. Il Festival dell’economia civile di Campi è cresciuto in partecipazione e sta facendo della Toscana il primo distretto di un nuovo modello di sviluppo. Centinaia di amministrazioni partecipano con i loro progetti più innovativi al concorso #Buonepratichenetwork: tra questi due dei quattro presentati oggi.

Aggiunge Fossi:

Ma penso anche al recente tavolo permanente sulla partecipazione, che ho l’onore di coordinare, realizzato in collaborazione con l’APP, l’Autorità regionale per la Garanzia e la Promozione della Partecipazione.

Parole come beni comuni, consumo consapevole, sviluppo sostenibile, welfare civico non sono più solo buone intenzioni. Ora dobbiamo proseguire in questo percorso virtuoso e condiviso. Grazie dunque alla Regione.

Una presenza pubblica vigile contro i ‘cavalli di Troia’
Il viaggio va intrapreso però con una raccomandazione.

Avverte Bugli:

Occorre diffidare da ricette troppo semplicistiche che esaltano sempre e comunque l’auto-organizzazione. Occorre vigilare affinché la promozione della collaborazione civica o della sussidiarietà orizzontale non venga strumentalizzata per sostituire l’intervento dello Stato con l’azione del volontariato.

Occorre vigilare per non lasciare senza risorse le comunità locali e poi chiedere ad esse di supplire a quella mancanza con le proprie forze.

Occorre vigilare affinché esperienze che sono potenziali volani di coesione sociale e innovazione economica non divengano ‘cavalli di troia’ che rendono quelle comunità più fragili e isolate. Per questo serve una presenza pubblica forte, vigile e attenta.

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