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Trotula de Ruggiero, la Medichessa Salernitana

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Trotula de Ruggiero


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Siccome le donne sono per natura più fragili degli uomini, sono anche più frequentemente soggette a indisposizioni, specialmente negli organi impegnati nei compiti voluti dalla natura.

Siccome tali organi sono collocati in parti intime, le donne, per pudore e per innata riservatezza, non osano rivelare a un medico maschio le sofferenze procurate da queste indisposizioni. Perciò la compassione per questa loro disgrazia e, soprattutto, la sollecitazione di una nobildonna mi hanno indotto a esaminare in modo più approfondito le indisposizioni che colpiscono più frequentemente il sesso femminile.
De passionibus mulierum curandarum, Trotula Major

Il prologo del De passionibus mulierum curandarum, Trotula Major, secondo i più redatto da Trotula de Ruggiero, per altri, invece, da lei dettato alle sue allieve, primo trattato di ginecologia di cui si abbia notizia, immortala la dama dell’XI secolo come il primo medico donna.

Scienziata coltissima, personaggio scomodo, soprattutto per i negazionisti, in gran parte uomini, che si ostinano testardamente a diffidare della sua identità, immaginandola come figura mitica, o, se personaggio realmente esistito, appartenente al genere maschile.

La citazione riportata appare sintesi perfetta del pensiero comune medievale, ma se per la fragilità delle donne oggi non troviamo più riscontro dal punto di vista scientifico, la riservatezza, invece, è più che mai attuale. Secoli di destini obbligati tra matrimoni o vita claustrale imposti, esclusione totale dal nutrimento della conoscenza, dettati da una cultura farcita di misoginia.

Le patologie legate alla sfera genitale femminile erano argomenti proibiti, nessuno era in grado di trattarli per la mancata attenzione e l’ignoranza sull’argomento.

Chi era costei che si poneva domande del tipo

Perché nella Genesi la donna nasce dall’uomo mentre nella vita reale è l’inverso?

Colei che ha avuto l’ardire di sfidare e sovvertire regole precise e radicate, non solo dal punto di vista scientifico, soprattutto nei confronti dell’uomo o, meglio, del medico maschio?

Trotula de Ruggiero, una donna con orizzonti ampi, allevata in una mescolanza multietnica a partire dalla bisnonna Teodora, depositaria della sapienza femminile e già maestra delle mulieres salernitane, la nonna Rodelinda greco-bizantina, la madre longobarda, il padre normanno.

Nata nel 1050 in una nobile famiglia longobarda, arrivata a Salerno da Benevento al seguito del duca Arechi II principe e fondatore della città. Affidata ad una nutrice popolana Iuzzella analfabeta, ma profonda conoscitrice di rimedi erboristici e come precettore al frate benedettino Gerardo, che le insegna matematica, letteratura e filosofia.

Mentre il pensiero comune afferma che per gli eruditi la donna è solo origine di peccato e tentazione lei dichiara:

Non c’era libro o pensiero capace di eguagliare quel potere che Madre Natura aveva deciso di dare a quelle come me: alle donne.

Le vicende della sua infanzia, la morte della madre e della cuoca Carnimella per parto, sono state l’incentivo che l’hanno spinta a frequentare le lezioni di quel medico che l’aveva privata di un bene così prezioso.

Il mito di fondazione della scuola medica narra dell’incontro tra VIII –IX secolo di quattro maestri: il greco Ponto, il latino Salerno, l’arabo Abdela e l’ebreo Elino che, insieme, incorporarono la tradizione e la conoscenza più disparata partendo da un notevole lavoro di traduzione di volumi in lingua araba.

Prerogativa determinante per l’epoca l’ideologia laica e una forma mentis tale da permettere la frequenza alle donne, non solo come allieve, bensì come insegnanti di un certo spessore, oltre a esercitare l’arte medica.

La sua importanza, riconosciuta in tutta Europa, fece sì che alla città di Salerno venisse attribuito, nel XIII secolo, il titolo di Hippocratica Civitas e che l’Imperatore Federico II sancisse nel 1231 che solo coloro che avessero frequentato la Scuola medica Salernitana, conseguendo il diploma, avessero diritto di professare tale mestiere.

Trotula si forgia all’ombra di questa scuola, riesce ad averne accesso in virtù del matrimonio con il medico Giovanni Plateario il Vecchio, ma presto, grazie alle sue doti, viene apprezzata come eccellente medico e, contemporaneamente, come Magistra, prima donna in Europa a scrivere un manuale di medicina femminile, ostetricia e ginecologia, nel quale evidenzia la differente fisiologia degli organi riproduttivi, le indisposizioni da curare per scongiurare l’infertilità, che non è solo femminile, le problematiche legate alla gravidanza, i pericoli del parto, il controllo delle nascite e l’igiene determinante per la prevenzione.

Segue la teoria tetradica o dei quattro elementi, aria, acqua, terra, fuoco, a cui corrispondono i quattro umori, sangue, flemma, bile gialla e bile nera; il loro disequilibrio, con la predominanza di uno sugli altri genera la malattia.

Ribadisce fermamente che il sangue mestruale non è affatto sinonimo di impurità, semplicemente un modo naturale del corpo femminile di ritrovare la stabilità. Introduce l’importanza della specificità di genere convinta che le donne, per le loro parti intime, possono confidarsi solo con una loro simile, in grado di capirle, oltre che per i propri bisogni, anche per i desideri più reconditi.

Perché rifuggire il piacere? Il piacere di un bagno, di notte nel mare, senza i vestiti addosso. Il piacere dell’acqua sulla pelle, dell’aria che asciuga il corpo bagnato…
Pensare che molti religiosi consigliavano la castità come salutare! So solo io quante religiose ho dovuto curare con impacchi di muschio e menta… per calmare le irritazioni date dal desiderio sessuale trattenuto.

La sua ricerca non si ferma al campo medico. Fermamente convinta che la bellezza sia la manifestazione tangibile di un corpo sano in armonia con l’universo, scrive il De ornatu mulierum, Trotula Minor, descrizione dettagliata di nozioni relative alla cosmesi e all’igiene con ricette dedicate alla cura della pelle, dei capelli, delle mani, delle labbra e dei denti, introducendo la depilazione di parti del corpo.

A lei si deve un antesignano detergente intimo derivato dall’unione dei petali di rose, antibatterico naturale, al bicarbonato e alla lavanda. Questo trattato lo si può considerato il primo manuale di cosmesi, un vademecum che svela la donna al mondo bigotto e maschilista medioevale.

Le sue cure non sono rivolte solo alle nobildonne, anzi, dopo il divorzio si trasferisce nel quartiere della Giudecca, uno dei più popolari di Salerno, per offrire il suo sapere alle diseredate, alle meretrici, alle religiose stuprate. Intercede con Sichelgaita, moglie di Roberto il Guiscardo nonché studiosa di medicina ed erboristeria, affinché il figlio Ruggero restauri il Ponte del Diavolo, l’acquedotto medievale di Salerno, eretto, come tradizione vuole, in una notte sola. Infine, dona una cospicua parte dei suoi beni per la costruzione del Duomo della città.

Già nel XII sec. il suo corpus si diffonde in tutta Europa tanto che alla versione in latino si affiancano le traduzioni nelle lingue volgari, italiana, spagnola, ebraica, inglese, tedesca, francese e olandese.

Determinante l’incontro con Costantino Africano, definito il nuovo figliulo di Ippocrate, traduttore dall’arabo al latino di Ippocrate e Galeno, sbarcato a Salerno nel 1077. Lo scambio tra queste due menti dà vita a quelle intuizioni che portano ai cambiamenti sostanziali alla medicina dell’epoca. Si racconta che alla sua morte, avvenuta nel 1097, tutta Salerno accorre a onorarla, tanto che il suo corteo funebre è lungo ben tre chilometri.

Per secoli la sua opera e la sua stessa esistenza sono state messe in dubbio, relegate al ruolo di mera leggenda; si è deliberatamente tentato di svuotarne tutta la portata innovativa perché, con la sua genialità, è riuscita ad adombrare un sapere al maschile.

Inversione di tendenza nei suoi confronti la si constata nel 1830 poiché vengono coniate diciassette medaglie in bronzo che ritraggono gli uomini illustri in tutto il territorio del Regno delle Due Sicilie, attraverso i secoli partendo dall’antichità classica, unica eccezione lei: Trotula de Ruggiero.

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Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.