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Tra Umberto Eco e Simon & Garfunkel

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Legioni di imbecilli


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Umberto Eco corre il rischio di essere ricordato più per la trasposizione del suo romanzo ‘Il nome della Rosa’ nel film interpretato da Sean Connery, che non per l’intera sua opera.

E viene anche da chiedersi in quanti abbiano letto non solo questo, ma gli altri suoi libri.

Aspettare il film o, meglio ancora, la serie, per non essere costretti leggere il testo sembra sia una delle pratiche più amate dagli utenti della rete, quelli che, solo perché hanno in mano un cellulare e accedono ai social, sentono senza ascoltare e parlano senza dire.

Invece, siamo costretti ad ascoltare la voce di ‘legioni di imbecilli’, come ebbe a dire, giustamente, il filosofo, scrittore e semiologo nel corso di una lectio magistralis nella quale mise in evidenza uno dei problemi fondamentali della comunicazione su Internet: la falsa illusione che ‘uno vale uno’.

Questa espressione, che può sembrare il simbolo della democrazia digitale, si traduce, in realtà, nella pericolosa equazione per cui ogni opinione, indipendentemente dalla preparazione o dalle competenze di chi la esprime, ha lo stesso valore.

Il web, essendo libero e accessibile a tutti, permette a chiunque di scrivere ciò che desidera, senza alcun filtro, controllo o verifica, creando una confusione tra l’informazione affidabile e la disinformazione.

La piattaforma democratica, anziché elevare il dibattito, spesso finisce per dare voce a chi non ha né le competenze né le conoscenze necessarie per affrontare temi complessi, portando alla diffusione incontrollata di bufale e fake news.

In questo contesto, Eco sottolineava come Internet, pur essendo una straordinaria risorsa, si stia trasformando in un luogo in cui tutti si sentono legittimati ad esprimere opinioni su tutto, senza alcuna base di conoscenza.

La frase ‘legioni di imbecilli’ si riferisce proprio a questa folla virtuale che, con la stessa autorevolezza di esperti qualificati, si arroga il diritto di pontificare su argomenti di cui spesso sa poco o nulla.

Eco usò l’esempio del ‘cretino del villaggio’, che oggi, grazie agli strumenti digitali, si sente allo stesso livello di chi possiede competenze reali, arrogandosi il diritto di esprimere opinioni su ogni argomento.

Il ‘tuttologo da bar’ si è trasferito sul web, come ironizzato da Francesco Gabbani nella sua canzone ‘Occidentali’s Karma’. Ed ecco che abbiamo ‘esperti’ improvvisati pronti a pontificare su qualsiasi cosa, dai crolli dei ponti alla pandemia, dalla costituzione alla politica monetaria, ma se gli chiedi di Weimar, probabilmente ti chiederanno in che ruolo gioca.

Ecco che abbiamo detentori della verità assoluta, pronti a sentenziare dalla loro tastiera. Ed in un paese che era formato solo da commissari tecnici della nazionale troviamo stuoli di ingegneri edili ad ogni crollo di ponte, virologi per ogni influenza di stagione, giuristi da tastiera e non mancano di certo gli economisti che risolvono tutti i problemi del debito pubblico tornando alla lira e stampando moneta.

E sono impossibili da fermare.

Ma, purtroppo, Eco commise un grave errore: si è fermato solo a metà del problema parlando esclusivamente di chi usa il web per enunciare il proprio Verbo, dimenticandosi che esiste anche quella parte di pubblico che questo verbo lo ascolta e, purtroppo, recepisce questi messaggi.

Del resto, chi si ferma ad ascoltare lo ‘scemo del villaggio’ non può essere certo migliore di lui.

Se una volta per mettere a tacere o l’ubriaco di turno era sufficiente offrirgli un bicchiere di vino o voltargli la schiena, oggi Internet e i social sono lo strumento perfetto per chi vuole avere l’ultima parola, per chi non accetta il confronto, per chi ascolta per replicare e non per comprendere; per chi non tollera l’opinione altrui, specialmente quando questa è motivata e ragionata.

L’altra faccia della medaglia di Internet non è solo dare voce a ‘legioni di imbecilli’, ma far credere a molti di avere orecchie e cervello per comprendere, anche se ripetono pensieri altrui senza critica o valutazione. È più facile adottare un’idea semplice che un concetto complesso.

Questo spiega il dilagare di fake news, bufale, dei sostenitori della terra piatta o di chi nega la storia. Fenomeni pericolosi, simili a un iceberg in espansione.

Un esempio eclatante? La rapida ascesa politica di un partito con messaggi semplici come il ‘Vaffa’, che si è rivelato l’unico programma compreso e accettato da molti elettori e politici dei Cinque Stelle.

Oggi, le fake news e la disinformazione rappresentano una minaccia reale. Il messaggio di Eco, in cui mette in guardia sia chi parla sia chi ascolta senza capire, deve essere riletto.

Come cantavano Simon & Garfunkel:

People talking without speaking, hearing without listening.

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.