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Tra Cuore e I ragazzi della via Pál: il cambio dei modelli

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Il cambio dei modelli


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Internet non è la causa di tutti i mali del mondo e le baby gang esistevano anche in passato. Era semplicemente diverso.

Una volta i mali del mondo, secondo un autore che non dimostrava grande simpatia per il suo personaggio, erano rappresentati da Franti. La baby gang era la banda dei ragazzi della via Pál contrapposta ai rivali dell’orto botanico.

E poi c’era la parte buona che possono essere Garrone e János Bóka e la vittima del bullismo ma che ha il suo momento di rivalsa ancorché, nel secondo caso, molto amaro: Stardi ed Ernő Nemecsek.

Chissà quanti tra i più giovani conoscono davvero questi nomi, le loro gesta, le loro storie. Mi viene il dubbio che anche i meno giovani possano averli dimenticati.

Una volta esisteva una letteratura per ragazzi che ci raccontava il mondo con personaggi come Franti, Nemecsek e Garrone – una letteratura di cui, forse anche per via dell’età, non riesco più a trovare traccia. Perdonatemi, ma non riesco a collocare nel filone un Harry Potter.

Cuore di Edmondo De Amicis e I ragazzi della via Pál di Ferenc Molnár sono due opere che hanno segnato la letteratura per ragazzi, insegnando valori come l’amicizia, il coraggio e il sacrificio.

Pubblicato nel 1886, Cuore è il diario di Enrico Bottini, un ragazzo di terza elementare che racconta, mese per mese, la vita nella sua scuola torinese. Attraverso storie semplici e commoventi, De Amicis descrive un’Italia post-unitaria in cui i protagonisti affrontano sfide quotidiane, imparando l’importanza della solidarietà e del rispetto.

De Amicis, autore e giornalista italiano, era profondamente legato ai temi dell’educazione e del patriottismo. Con Cuore, ha voluto raccontare le sfide e le aspirazioni di una generazione di ragazzi che avrebbero costruito il futuro della nazione, rappresentando un modello educativo e morale per i giovani lettori.

Pubblicato nel 1906, I ragazzi della via Pál di Ferenc Molnár racconta la storia di due bande rivali di ragazzi a Budapest, in lotta per il possesso di un terreno abbandonato.

I personaggi di Molnár, come il coraggioso e leale Nemecsek e il nobile Bóka, incarnano l’onore, il sacrificio e la dignità. Nemecsek, il membro più piccolo e vulnerabile della banda, diventa l’eroe per eccellenza, capace di riscattare la sua debolezza fisica attraverso un coraggio immenso.

Ferenc Molnár, scrittore e drammaturgo ungherese, creò un racconto di formazione che trascende la sua epoca, mostrando come la lealtà e la lotta per ciò che si ritiene giusto possano essere un punto di riferimento per i giovani di ogni tempo e luogo.

Questi libri non sono solo racconti per ragazzi, ma veri e propri specchi delle società dell’epoca, insegnando che, in ogni avventura, c’è un lato umano e morale, che merita di essere compreso e vissuto appieno.

E oggi?

Chissà se vengono ancora letti libri come questi, o come Piccole donne di Louisa May Alcott. Forse sono disponibili online, scaricabili, ma è davvero la stessa cosa di leggere un libro di carta? Personalmente, credo di no.

Penso che questi personaggi siano più veri nei loro tratti e nelle loro caratteristiche, ben diversi dagli eroi di manga e storie moderne. Sarà un’opinione da boomer, forse, ma il cambiamento nei modelli culturali si vede chiaramente. All’epoca di quei libri, le baby gang non usavano coltelli o pistole, non spingevano al suicidio le vittime di bullismo, non immortalavano le loro azioni sui social.

Viviamo in un mondo che corre a velocità frenetica, dove ogni novità si consuma nell’arco di un respiro, per poi lasciar spazio a quella successiva. Ogni giorno nuove storie, nuovi eroi, nuovi valori si fanno largo in un turbine di immagini e notizie.

Eppure, mi domando se in questa corsa sfrenata non stiamo perdendo qualcosa di prezioso, qualcosa che i vecchi libri sapevano raccontare con una forza e una semplicità che oggi sembrano scomparse.

Quei libri parlavano di vite semplici, di sacrifici, di coraggio, di amicizie nate in cortili polverosi e in aule scolastiche. Non erano eroi da copertina, non avevano superpoteri né riuscivano a risolvere problemi con un colpo di bacchetta magica.

Erano ragazzi e ragazze come tanti, con sogni modesti, ma con una dignità che li rendeva grandi. In quelle pagine, la realtà era descritta con parole sobrie, senza fronzoli, quasi sussurrate, eppure capaci di imprimersi nella memoria come poche altre. Le emozioni erano autentiche e profonde, i rapporti umani al centro di ogni racconto.

Riscoprire i vecchi libri significa tornare a quei valori di un tempo che, malgrado tutto, resistono alle mode e alle innovazioni. Valori come il rispetto, l’onestà, la lealtà, la compassione per chi è diverso o più debole. Sono concetti che non hanno bisogno di aggiornamenti o di versioni 2.0.

Certo, dirà qualcuno, questi sono discorsi da nostalgici, da boomer che non sanno stare al passo coi tempi. Eppure, mi chiedo: non è forse proprio di questa lentezza che avremmo bisogno? Non sarebbe utile, ogni tanto, fermarsi a riflettere e lasciarsi ispirare da storie che non invecchiano mai?

Quei personaggi, nati dalla penna di autori ormai lontani, ci parlano ancora perché le loro vicende non sono limitate da un’epoca.

Sono racconti universali che, al di là dei nomi e dei luoghi, ci ricordano chi siamo e chi potremmo essere, anche in un mondo iperconnesso e digitalizzato.

Forse, rallentare per ascoltare quelle voci può insegnarci qualcosa di più duraturo della frenesia che ci circonda.

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.