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Tenebra

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I cattolici la chiamano quaresima; i laici “buio dell’anima“; gli spiritualisti “il cammino oscuro dentro se stessi“; io, la definisco semplicemente, tenebra!

Non esiste in realtà un periodo ben preciso in cui accade, eppure, ciclicamente, l’uomo ha bisogno di guardarsi dentro, al di là dello spazio in cui si trova, e soprattutto del tempo, in cui vive.

Egli percorre un sentiero oscuro, discendendo nelle proprie tenebre interiori. Man mano che vi si inoltra, egli perde coraggio e la paura, già, la follia della paura, gli inocula disperazione e tormento. Tutto ciò in cui credeva e sperava, fino a qualche istante prima, non ha più senso, né alcun valore.

La solitudine lo accarezza e lo invita a guardare nei suoi occhi: qui, l’uomo si perde e si abbandona a quel fumus di malvagità che ritiene l’abbia soggiogato.

Cammina su cocci di specchi rotti dove altre volte era stato invitato a riflettere la sua immagine e ha sempre disdegnato l’incontro con se stesso: adesso, non può più tornare indietro. Le sue scelte, giuste o sbagliate che fossero, lo hanno condotto nell’oscurità: tutto ha inizio da lì.

In quel dolore esistenziale, l’uomo impara a gelare l’inferno con la glacialità della sua ragione; nel contempo, agisce con il desiderio bramoso delle sue antiche passioni, a infiammare l’inverno dei giorni trascorsi.

Il suo tutto, si riscopre in una perenne e perpetua dualità fra ciò che è bene e ciò che male: il suo sentire intimistico è, adesso, troppo legato alla tossicità della sua stessa materia a cui ha smodatamente dato la verginità e lo spessore del suo pensiero in divenire.

Soggiace, l’essere fra le pieghe oscure delle sue stesse tenebre, che non gli danno alcun ristoro, ma gli consentono al contempo di viaggiare verso mondi sconosciuti, che per ottusità d’intuito, non ha saputo vedere, né riscoprire.

Nel proseguire, egli comprende che non è più soltanto una questione di bene o di male, ma di conoscere chi si è veramente e cosa si vuole diventare.

Questa, indubbiamente, è la prima regola su cui si regge l’esistenza per appartenenza al Cosmo e all’Infinito: la natura è simbologica, ma le stelle del firmamento nascondono e celano le verità della Luce.

Il viaggiatore deve sperimentare la sofferenza interiore, l’abbandono, la disperazione dell’animo: soltanto così, potrà intuire la luce che proviene dalla dimensione presente in cui “vive” il proprio spirito!

Egli ha bisogno di sapere chi è e, dopo averlo amaramente compreso e intuito, ha necessità di volere con sensatezza, al fine di comprendere e imparare, in base al proprio grado di conoscenza interiore e quindi spirituale.

Ogni “tenebra” è destinata a diradarsi, ma soltanto la volontà del vivente è in grado di compiere tale operazione di secrezione dell’anima, che lo porterà, nel giusto tempo, ad uscire dalla sua stessa oscurità e lanciarsi nuovamente come pioniere e cacciatore nel mondo.

La Rosa d’Oriente attende il ritorno del viaggiatore oscuro; ma è ben consapevole, che soltanto dopo che avrà giaciuto notti e notti con la propria “tenebra interiore“, egli sarà di nuovo pronto a tornare alla “luce“, e da Lei.

Tutto è. Tutto si è. Tutto vibra!

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".