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Sono ambizioso?

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Ambizioso


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Un viaggio all’origine dei termini

Ok ragazzi, niente attacchi di panico, si tratta solo di un tale che ha delle ambizioni, tutto qui!

Sembra quasi diventato qualcosa di spregevole, l’essere ambiziosi, oggi, non è vero?

Quante volte lo abbiamo sentito dire:

È un ambizioso scalatore sociale, pronto a calpestare chiunque, pur di raggiungere il successo!

Vogliamo farlo un giretto alle origini di questa parola? Più che altro per renderci conto di quanto, il tempo, possa oscurare termini, così come le nuvole più nere possono rendere tenebroso il sole.

È davvero un delitto voler guardare il cielo anziché passare le giornate a contemplarsi le suole delle scarpe?

Eh già, cari miei, poiché si sappia, ambizione, volendoci recare alla fonte, non significava il delirio ossessivo di falcidiare chiunque si ponesse come ostacolo ai propri sogni, bensì, più semplicemente “girare intorno” per guardare, osservare meglio, magari anche laddove, prima, non si era mai guardato.

Quale ambiente (vi dice nulla amb?) vogliamo raggiungere (vi dice nulla ire?) ed ottenere? Con chi lo vogliamo condividere? A quale scopo? Non vi manca un po’ l’aria senza alcuna ambizione?

E a proposito di mancamenti, nella lingua normanna si dice che un cane possa morire di “ambizione” se diviso dal proprio padrone, quindi non si capisce perché l’ambire debba essere sempre connotato con quei brutti pensieri da non avere, un po’ come fosse un peccato.

Ho saputo, inoltre, che in vietnamita ambizione si traduce con “Hoài Bão Hoài” cioè il pensare ed agire, per il raggiungimento di un proprio sogno, con tutta la propria mente e tutto il proprio cuore, fino a quando il tempo non sarà maturo per il “raccolto” desiderato. Attraversare quindi il sogno per mezzo di una costante esperienza e, anche in questo caso, non si traduce con arrivismo o con il raggiungere i propri scopi mietendo vittime lungo la strada.

Girovagando nel nostro latino, vestendoci per una volta di quei preziosi ornamenti di eleganza ed erudizione, pur senza strafare, possiamo scoprire che quel “girare intorno” di cui ho riferito all’inizio, è decifrabile anche con “aria che circonda gli esseri umani”.
Sarà forse per questo che, ora più che mai, combattere per un ambiente migliore, sia da annoverare tra le ambizioni prioritarie?

Per concludere, una domanda. Quanti di noi si stanno rendendo conto di come i termini non abbiano lo stesso riscontro pubblico e sociale in merito al loro significato?

Un avviso di garanzia, per esempio, non significa avviso di colpevolezza. Per quale motivo, allora, invece di garantire l’incolumità della reputazione, apre le porte ad un sonoro e spesso drammatico linciaggio mediatico?

La decadenza del linguaggio, tanto in voga oggi, a mio parere, non consiste soltanto nell’usare termini offensivi, bensì anche nel trasfigurare i significati originari di quel che diciamo e pensiamo.

Tratto dal Corso: Parlare Scrivere Comunicare

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.