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SIFUS CONFALI, in nuova PAC nessuna premialità per aziende agricole

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Maurizio Grosso


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Grosso: ‘La PAC del prossimo settennio è sostanzialmente la fotocopia di quella precedente’

Riceviamo e pubblichiamo.

Nuova PAC: nulla è cambiato e gli agricoltori italiani continueranno a rappresentare uno dei settori più poveri della società europea con redditi inferiori fino al 50 per cento, rispetto agli agricoltori degli altri Stati.

Il grido d’allarme arriva da Maurizio Grosso, Segretario generale SIFUS CONFALI il quale spiega:

Fino a qualche settimana fa, ossia fino a prima che il Parlamento Europeo la votasse, la nuova PAC, Politica Agricola Comunitaria, veniva immaginata come una riforma rivoluzionaria capace di mettere in discussione gli interessi delle grandi lobbies industriali dell’agroalimentare, poiché avrebbe dovuto aprire al Green deal, a chilometro zero, alla biodiversità, alla sostenibilità, alla valorizzazione della specificità dell’agricoltura mediterranea e altro ancora.

E considerato che la PAC è stata approvata con il consenso di chi in Italia oggi sta al Governo ma anche di chi sta all’opposizione e prevede un investimento di 48 milioni di euro, pari a un terzo del bilancio europeo, purtroppo nulla è cambiato e, pertanto, gli agricoltori italiani continueranno a rappresentare uno dei settori più poveri della società europea, con redditi inferiori fino al 50% rispetto agli agricoltori degli altri stati.

Ecco che, davanti ad un quadro così drammatico, SIFUS CONFALI denuncia che la PAC non ha avuto la sensibilità e l’intelligenza di puntare sulla sovranità alimentare attraverso una serie di azioni, come la valorizzazione dell’agricoltura mediterranea, il Km zero, gli allevamenti non intensivi, la valorizzazione delle specificità produttive territoriali.

SIFUS CONFALI, denuncia, inoltre, che la nuova PAC ha completamente espulso dal suo contesto l’introduzione di un vincolo di salvaguardia rivolto alle aziende che producono cibo buono utilizzando braccianti agricoli a cui vengono garantiti i diritti contrattuali.

Dunque, c’è da chiedersi: se un agricoltore italiano è e rimane molto più povero di quello europeo, come farà ad assumere quei braccianti chiamati a prestare la propria attività lavorativa nei campi? Come farà l’agricoltore italiano a pagare i braccianti secondo i dettami del CCNL di categoria?

Ecco che si rivela, quindi, necessario cambiare l’impostazione complessiva della PAC, non solo nella direzione della valorizzazione dell’agricoltura mediterranea, ma anche rispetto l’opportunità dell’introduzione di un parametro sociale che punti sulla tutela del lavoro, sia per quanto attiene la quantità che la qualità, numero di dipendenti / rispetto dei contratti, dei braccianti agricoli assunti dall’azienda.

Serve, inoltre, che vengano previsti ‘vincoli’ precisi per modulare i contributi che verranno erogati. Significa che più “lavoro buono” un’azienda agricola è capace di realizzare… ossia lavoro che produce cibo sano rispettando i diritti dei braccianti… più l’azienda agricola deve essere premiata.

In parole povere: i sussidi da assegnare alle aziende agricole devono avere, tra le condizionalità che li determinano, una condizionalità specifica legata alla quantità e qualità di lavoro buono, prodotto anche in chiave dell’auspicata sovranità alimentare.

Conclude Maurizio Grosso:

Sulla PAC in questione è singolare il silenzio dei Sindacati Confederali che evidentemente non comprendono i danni che da essa scaturiranno per il mondo del lavoro bracciantile oltre che per l’agroalimentare. Per la modifica della PAC -il SIFUS che è anche referente della LILCA e fa parte integrante dell’alleanza per la sovranità alimentare – spenderà le proprie energie nei prossimi mesi.

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