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Sassi, Massi e Massoni



Ad ognuno di noi è sicuramente capitato di prender a calci un sasso, magari con la scusa di evitar di inciampare, lo abbiamo lanciato lontano, fors’anche per ricordarci di quella sregolatezza infantile che tanto ci è piaciuta e che, cara, ricordiamo.

A volte veniva rimproverata affinché non divenisse un’abitudine, anche perché qualcuno lancia i sassi per colpire… e non per giocare, e, comunque anche senza cattiveria, ma per sola scarsezza di controllo del gesto, comunque, il sasso può ferire, può abbattere.

Nei campi viene spostato dalla terra al confine, per dissodarla ed ergere un muretto che ne rappresenti il limite. Già un muretto, un muretto a secco, non tanto alto altrimenti crollerebbe non avendo una malta legante. Dai muretti alle mura. Dai sassi ai massi. Massi, quelli che vengono lavorati, conformati in blocchi che, così, saranno capaci di esser giunti tra loro per definire mura e fortificazioni e cattedrali.

Ma come un masso, un grave, un peso, una immobilità che per definizione rimane lì come un amovibile fastidioso ingombro, spesso, sentiamo la nostra difficoltà. Fin troppo spesso chiudiamo gli occhi sugli ingombri interiori, su quei macigni che ci gravano pesantemente.

Alcuni, coloro che hanno scelto la via della Massoneria, sono esposti all’insegnamento del lavoro sul masso. Imparano che occorre un colpo dopo l’altro, e continuamente, per sgrossare fin poi a giungere ad affinare quella pietra grezza che alfin possa divenire pietra cubica. Pietra che così possa esser vicina, prossima ed adesa ad un’altra. Offrendosi insieme come parte di un muro, di una fortificazione, di una cattedrale, ma comunque di una costruzione.

Possiamo mai esser parti di un’opera se non impariamo, se non adottiamo la cura del gesto? La cura di quel colpo di maglietto, ed del successivo e di quelli che seguono, al fin di affinare e trasformare il masso, è indispensabile.

Non basta, infatti, il sol colpire. Così si dissipa energia, si perdono le forze, ed il masso seppur diverso… rimane masso, un ingombrante grave.

Autore Alfredo Marinelli

Alfredo Marinelli è Professore di Oncologia presso l’Università Federico II di Napoli, nonché docente e componente del board scientifico dell’Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale “Luigi De Marchi” di Roma. Oltre che di pubblicazioni scientifiche è coautore di testi universitari per Mcgrow Hill et al. È componente del Grande Oriente d’Italia – Massoneria Universale. Profilo ed attività presenti su www.Linkedin.com

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