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Ritorna all’antico splendore la Bayard, la prima stazione italiana

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Bayard - Ricostruzione in 3D di Salvatore Balese
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Mezzogiorno del 3 ottobre del 1839 il cavallo d’acciaio emise un fischio e, tra sbuffi di vapore e sferragliare di ruote, si avviò lentamente per condurre il Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, e la sua corte a Portici, per arrivare, dopo circa 10 minuti, alla velocità media di 25km/h.
Il sovrano concesse due mesi di esercizio in prova e ben 130.000 napoletani effettuarono questo eccezionale “viaggio” tra Napoli e Portici.

Per Ferdinando II lo sviluppo delle ferrovie era prioritario, ma doveva avere una peculiarità, la loro costruzione non doveva gravare sul bilancio dello Stato, infatti venne affidata a società private, che sarebbero rientrate degli investimenti grazie alla concessione per un determinato periodo di anni.

I treni partivano dalla stazione Bayard, un gioiellino di architettura situato fuori le mura aragonesi. Nelle intenzioni della società da lì si sarebbero messi in movimento i convogli che avrebbero coperto la tratta per Castellammare e Nocera per poi proseguire verso Sud, man mano che la linea avanzava.

Vicino ad essa fu costruita un’altra stazione da dove sarebbero partiti i treni per Caserta e Roma; questa è tutt’ora operativa, seppur con restyling nel corso degli anni, infatti è la stazione terminale delle linee della Circumvesuviana.

La “Bayard”, svolse il suo compito per circa trent’anni, quando nel 1866, con la riorganizzazione del nodo ferroviario di Napoli e la costruzione di una terza stazione, quella attuale, dove sarebbero stati concentrati tutti i treni, perse di importanza e, dopo alcune destinazioni d’uso, fu abbandonata e danneggiata notevolmente dai bombardamenti alleati del 1943. Oggi è ridotta ad un rudere, nonostante sia un edificio di alto interesse storico.

Nell’attesa che il Comune di Napoli, la Fondazione delle Ferrovie dello Stato o qualche Comitato di Cittadini decidano come recuperare il “monumento” e l’area circostante, che si trova tra corso Garibaldi e via Marina, è stata ideata su Facebook una pagina, il sogno di Armand Bayard in 3D.

La brillante idea è venuta al macchinista Salvatore Valese, ideatore e curatore della pagina con l’intento di porre rimedio all’incuria e all’ottusità umana e, come in una macchina del tempo, andare indietro di circa 200 anni, quando la stazione di testa della prima linea ferroviaria nata nel Belpaese, prima dell’Italia stessa, opera dell’ingegnere francese Armand Joseph Bayard de la Vingtrie si presentava in tutto il suo splendore.

La stazione riprenderà di nuovo vita attraverso lo sviluppo di un progetto di ricostruzione virtuale sia della stazione Bayard sia del primo tratto di ferrovia fino a Portici, in modo di far rivivere quei tempi, quelle macchine, quei suoni, quegli ambienti e quell’atmosfera che si respirava due secoli fa e di sensibilizzare, in un modo o nell’altro, l’opinione pubblica sull’importanza del recupero di ciò che resta di questa pagina della nostra storia che troppo a lungo è rimasta dimenticata, perché in fondo, forse, non ci si rende davvero conto che se rimuoviamo anche solo un frammento di storia, cancelliamo una parte di noi stessi e del nostro futuro.

La capacità del genere umano di creare nello stesso spazio due universi differenti, principalmente quello dei ricchi e dei poveri, espressa in un piccolo fabbricato che, pur condividendo gli stessi spazi tra i due mondi, fa in modo che mai si incontrino.

La sala d’attesa di prima classe della stazione di Napoli coincideva con il percorso di uscita per i viaggiatori di terza classe. La fretta di oggi allora non esisteva e le salite e le discese dal treno erano temporizzate in maniera tale che mai si incrociassero classi diverse.

Il piazzale dei binari della Stazione di Napoli era coperto da una struttura in muratura, lunga 50 metri e costituita da cinque ordini di portici, le cui colonnine in ferro provenivano dalle fonderie Zino & Henry. Qui i viaggiatori di tutte e tre le classi si dirigevano a seguito di uno squillo di campanella e all’apertura delle porte delle sale di attesa.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. In uscita il suo volume "Image EDITING", attualmente collabora con terronitv.