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Re del mondo, custodi della tradizione primordiale e superiori incogniti

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tradizione primordiale


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Innumerevoli organizzazioni iniziatiche sono nate tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Personaggi come Papus, Péladan o Crowley sono stati infaticabili creatori di “entità tradizionali”, distribuendo pompose patenti iniziatiche tra i loro seguaci, salvo poi sconfessarle in seguito.

Non sempre i motivi alla base del nascere e morire di tali organizzazioni sono stati nobili: purtroppo c’è stata scissione e nascita di un nuovo soggetto “iniziatico” quasi ogni volta che si è fatta implacabile la lotta tra due galli nel pollaio per diventare Gran Maestro. Naturalmente, dopo la scissione, ciascuno ha dichiarato di essere l’unico depositario delle Verità Nascoste sotto il velo di Iside, lanciando un anatema sull’altro.

Man mano che il neofita completava la sua scalata verso il vertice di queste organizzazioni, gli venivano svelate le loro antichissime origini, pur essendo esse state concepite qualche mese prima dal loro creatore, tra il caffè e la lettura del giornale, con oscure allusioni ad un “Avatar” primordiale, in alcuni casi lo stesso Adamo, o Abramo, o Noé, o Ermete Trismegisto, depositario del sapere degli dei.

In seguito, la New Age, ignorando le indubbie virtù del rasoio di Occam, ha incrementato la proliferazione di sette e di altri buffi “animali dello spirito”, alcuni dei quali caratterizzati da un caleidoscopico sincretismo che unisce astrologia e kabbalah, Feng Shui e I Ching, rune e tarocchi, magia tradizionale ed erboristeria, spiritismo e Bardo Thodol, Kundalini yoga e magia sessuale, sciamanesimo, viaggi con le droghe psicotrope e tradizioni degli indiani americani, scrittura automatica e channeling, Wicca, stregoneria e culto della Grande Madre, e tanto altro.

Singolare che alcune di queste sette e sedicenti “movimenti spirituali” siano stati sovvenzionati in Europa dal banchiere svizzero François Genoud, che fu uno dei principali finanziatori del nazismo e, sembra, l’ideatore del progetto “Odessa” per trasferire i gerarchi nazisti in Sudamerica nel dopoguerra e salvarli dai processi che li attendevano.

Quasi sempre, nella narrazione di queste organizzazioni iniziatiche, viene adombrata l’esistenza e il persistere di personaggi o entità incaricati di preservare intatto il nucleo della Tradizione attraverso i secoli, entità che si appalesano ai comuni mortali solo quando sono maturi per entrare in contatto con loro.

Sarebbe bello se esistessero sul serio i ‘Custodi della Tradizione Primordiale’ che popolano le leggende di tutto il mondo: l’Ebreo Errante e il Profeta Elia nella tradizione ebraica, san Giovanni, ‘il discepolo che non sarebbe mai morto'”, in quella cristiana, il Conte di Saint-Germain in quella alchemica o il consesso di alchimisti immortali di cui Fulcanelli parlò a Powels e Berger, citato ne ‘Il Mattino dei maghi’, gli abitanti di Agarthi di cui parla Ossendowsky in ‘Bestie, uomini e dèi’, ‘Il Re del Mondo’ di Guénon e il “Consiglio dei santi” di cui parla Ibn ‘Arabi ne ‘I custodi del mondo‘, lo ‘Sfidante della morte’ di Castaneda.

A ben vedere, se aggiungiamo a questo elenco tutti gli alchimisti che hanno realizzato la Pietra Filosofale, c’è un problema di sovrappopolazione anche tra gli immortali.

Infine, gli invisibili e incogniti Rosacroce che si nascondono tra noi, di cui parla la Fama fraternitatis.

In particolare, l’interesse per l’idea che esistesse una fratellanza di “Superiori Incogniti” non abbandonò mai René Guénon, il quale, tuttavia, non si pronunciò mai sulla legittimità della loro azione, né sulle origini della loro missione o delle loro finalità.

Un saggio pubblicato in francese da Arché cerca di continuare e approfondire le indagini di Guénon, districandosi tra le tendenze occultiste del XVIII secolo, quelle teosofiche del XIX e l’idea guenoniana di “controiniziazione”.

Si tratta di ‘L’Enigme René Guénon et les ‘Superieurs inconnus – Contribution à l’étude de l’histoire mondiale ‘souterraine”, in cui è possibile trovare anche un’appassionante galleria di ritratti: da Helena Blavatsky a Max Théon, da al-Afghani a Paul Rosen, da Ossendowski al barone Ungern-Sternberg, da Mazzini a Basil Zaharoff, da Armin Vambéry a Rudolf von Sebottendorf.

Il libro ci restituisce anche un’immagine inedita dello stesso Guénon.
L’unico vero custode della Tradizione Primordiale resta comunque il nostro cuore, magari non il cuore di carne e sangue, ma l’Ib o Ab degli antichi egizi. È in quelle caverne, e non in altre, che dobbiamo cercare l’Arca perduta di Indiana Jones.

Molti anni fa, durante un seminario a Los Angeles, Carlos Castaneda raccontò una versione molto avvincente della leggenda di Atlantide: secondo lui la storia del continente scomparso inghiottito dai flutti sarebbe, in realtà, una metafora dell’inabissarsi sotto il livello della coscienza della nostra capacità di percepire universi ed entità diverse da quelle che la percezione ordinaria ci mostra, ove alla percezione ordinaria l’intellettuale contrapponeva la percezione propria del mondo degli sciamani.

Traduceva questa “catastrofe” con uno spostamento del “punto di assemblaggio” che seleziona le percezioni che possono arrivare fino alla coscienza, il che avrebbe impedito, da allora, agli esseri umani di “allineare” altri mondi e realtà sottili. Rappresentò quello spostamento come il risultato, dopo una immane catastrofe, di un patto tra i più saggi tra gli esseri umani e alcuni abitanti di quei mondi, che lui chiamava “Alleati”, un accordo dovuto alla presenza, in quei mondi, di creature predatorie, che facevano leva sulla brama di potere degli uomini, conferendo loro capacità magiche e “cibandosi”, in cambio, delle loro energie. Mutatis mutandis è la storia di Faust che vende l’anima a Mefistofele.

Il mito di Atlantide sarebbe quindi una allegoria di un’epoca lontana in cui gli uomini “vendevano l’anima” in cambio di potere e altri favori, trasformandosi in veri mostri. Il patto stretto dai nostri saggi progenitori con gli “Alleati”, che aveva come risultato l’oblio delle realtà sottili da parte della loro discendenza, cioè noi, era quindi motivato dal voler proteggere gli uomini dai predatori che si annidano al di là della percezione della realtà ordinaria.

Chi può percepire ciò che per gli altri è invisibile diviene automaticamente vulnerabile: medium, sensitivi, veggenti..

Guénon formulò una teoria simile ne ‘Il Regno della quantità e i segni dei Tempi’ e parlò di profonde incrinature nel “muro di percezione”, o, meglio, di “non percezione”, che ci protegge da altri “piani di esistenza”.

Curiosamente, quasi con le stesse parole, un discorso simile si ritrova nel libro di Alexandra David-Neel ‘Mistici e maghi del Tibet’, in cui un lama tibetano mette in guardia dal voler ricercare, ad ogni costo, contatti con entità invisibili e dal voler sviluppare il potere di oggettivare le proprie forme-pensiero.

A qualcuno che gli chiedeva se si dovesse essere scettici sulla possibilità che le creazioni della mente potessero “oggettivarsi” il Lama aveva risposto:

Secondo voi basta non credere all’esistenza delle tigri per essere sicuri di non essere divorati da queste… Sia che operi coscientemente o incoscientemente, l’oggettivazione delle creazioni mentali è un procedimento molto misterioso. Che divengono queste creazioni? Non può essere che come i bambini nati dalla nostra carne, questi figli del nostro spirito sfuggano al nostro controllo e giungano sia in un tempo futuro, sia immediatamente a vivere una vita propria?’ …

Facendo un paragone immaginate un fiume ed a qualche distanza dalla sua riva, uno spazio di terra asciutta dove voi abitate. I pesci non si avvicinano mai alla vostra abitazione, ma se scavate un canale tra il fiume e il luogo dove voi vivete ed alla fine di questo canale uno stagno, allora con l’acqua che scorrerà e riempirà lo stagno, i pesci arriveranno dal fiume e voi potrete vederli nuotare proprio davanti a voi. Bisogna stare attenti a non aprire questi “canali” alla leggera. Poche persone si preoccupano di quel che contiene il fondo dell’universo che essi trivellano sconsideratamente.

Per concludere, forse allora non è un male che quasi nessuno possa percepire i “custodi della Tradizione”, infatti come farebbe a distinguerli dai volgari predatori?
Senza scomodare l’Invisibile, anche nella realtà sensibile innumerevoli impostori sono stati scambiati per Guru.

Torniamo quindi al punto iniziale: per guardare al di là del muro di percezione che ci racchiude dovremmo sbloccare la parte sottile dei nostri cuori. A chi non vede con il cuore è precluso anche il “vedere” ciò che è invisibile agli occhi.

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Autore Alessandro Orlandi

Alessandro Orlandi (1953) matematico, museologo, curatore per 20 anni dell'ex museo kircheriano, musicista, saggista ed editore della Lepre edizioni, è autore di numerosi articoli e libri riguardanti la matematica, la museologia scientifica, la storia delle religioni, la tradizione ermetica, l’alchimia, le origini del Cristianesimo e i Misteri del mondo antico.