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Quando prevale l’istinto profondo del cervello trino

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Cervello trino


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Dalla Russia al Senegal, dallo Sry Lanka alle Filippine, i parenti e gli amici di immigrati nel nostro Paese sollecitano i loro connazionali a lasciare il loro lavoro in Italia per ritornare immediatamente in patria. La notizia che sembra imperversare all’estero, tra la semplice gente è: “… in Italia stanno morendo tutti per il Coronavirus”.
In un precedente articolo mi chiedevo se la psicosi di massa che sta affliggendo mezzo mondo fosse causa di distorsioni cognitive indotte dalle notizie indotte dal mainstream mediatico sull’epidemia Covid-19 in atto.

Le scienze cognitive hanno lo scopo di indagare sulla mente e sui processi di elaborazione del pensiero. Le scoperte in questa nuova branca della scienza sono il risultato dello studio e la ricerca operata con un approccio multi-inter-disciplinare. Questa scienza esamina cosa sia la cognizione umana, cosa fa e come funziona. Comprende la ricerca sull’intelligenza e sul comportamento, in particolare sul modo in cui le informazioni sono rappresentate, elaborate e trasformate dal cervello attraverso facoltà quali la percezione, il linguaggio, la memoria, l’attenzione, il ragionamento e l’emozione all’interno dei ‘sistemi nervosi’ non solo biologici ma anche artificiali: cioè propri degli umani, di altri esseri viventi, ma anche delle macchine, i computer. In quest’ultimo caso, dunque, rappresenta la scienza di base che influenza lo sviluppo della Intelligenza Artificiale.

Per avviarci a comprendere con efficacia come funziona la mente, dobbiamo inevitabilmente anche sapere, almeno per grandi linee, come funziona il cervello.
Uno dei campi d’indagine di questa scienza è quella che si avvia con lo sviluppo della famosa ‘Teoria del Cervello Trino’ elaborata dal neurologo Paul MacLean, direttore del laboratorio per lo studio dell’evoluzione cerebrale e comportamentale dell’Università del Maryland.

Secondo questa Teoria

le funzioni intellettive e comportamentali dell’uomo non sono regolate da un solo cervello ma da tre, ognuno dei quali rappresentante un distinto strato evolutivo formato sullo strato più antico precedente; per assonanza con lo studio di un sito archeologico nelle cui stratificazioni gli archeologi trovano i segni dell’evoluzione di una civiltà.

MacLean classifica questi tre strati, che in sostanza sono tre tipi diversi di cervelli, nei tre stadi evolutivi degli organismi biologici a partire dal periodo rettiliano, passando per il paleo-mammifero per arrivare al neo-mammifero: tronco cerebrale e cervelletto sono la sede del cervello rettiliano, il sistema limbico è la sede del cervello paleo-mammifero, la neocorteccia è il cervello neo-mammifero.

Uno e Trino… i tre cervelli operano come tre computer biologici interconnessi, ciascuno dei quali funziona con la sua ‘Intelligenza speciale’, la sua soggettività, il suo senso del tempo e dello spazio, la sua memoria.

Ciascuno dei tre cervelli è connesso agli altri due, ma ognuno sembra operare come fosse un proprio unico sistema cerebrale con capacità distinte.
La teoria del cervello trino è diventata molto influente negli studi e nella ricerca in campo neurofisiologico, ed ha costretto gli scienziati a ripensare nuovi paradigmi per rappresentare il funzionamento del cervello. In precedenza era stato ipotizzato che il livello più alto del cervello, la neocorteccia, dominasse gli altri di più basso livello. MacLean ha dimostrato che non è così che funziona il cervello.

Ad esempio, è il sistema limbico, fisicamente più in basso, influenzato dal sistema rettiliano che governa le emozioni, che possono essere dirottate verso le funzioni mentali superiori quando è necessario.

Il cervello rettile, cervello primitivo o cervello basale, è stato definito da MacLean ‘RComplex’. Questo è il cervello più vecchio che include il tronco cerebrale e il cervelletto. Consiste nella somma delle strutture del tronco cerebrale, midollo, ponte, cervelletto, mesencefalo e i più antichi nuclei basali, il globus pallidus e i bulbi olfattivi.

Perché il cervello primitivo è chiamato rettile? Nei rettili il tronco cerebrale e il cervelletto sono dominanti. Il cervello rettile si caratterizza per avere lo stesso tipo di programmi comportamentali arcaici come appunto si rileva in rettili quali serpenti o lucertole. Questo è rigido, ossessivo, compulsivo, ritualistico e paranoico: “pieno di ricordi ancestrali”.

Continua a ripetere gli stessi comportamenti più e più volte, innescando la cosiddetta mente meccanica, cognizione inconscia, che non riesce mai ad imparare dagli errori elaborati dai gradi di coscienza più evoluti. Controlla i muscoli, l’equilibrio e le funzioni autonome come la respirazione e il battito cardiaco e da impulso alla generazione di emozioni primarie a loro correlate, paura, terrore, rabbia: in parole povere ha a che fare con gli istinti di autoconservazione e sopravvivenza, gettando le basi della comprensione delle cause biologiche di fenomeni quali l’aggressività, la violenza e l’egoismo. Questa parte del cervello è sempre attiva anche nel sonno profondo.

Nel 1952 MacLean coniò per la prima volta il termine ‘Sistema limbico’, per classificare la parte centrale del cervello. Questo può essere definito come il cervello pallido o intermedio. Derivato dai paleo-mammiferi. In questo cervello corrisponde un grado di coscienza superiore al precedente. Il sistema limbico si occupa di elaborare le emozioni e gli istinti coscienti, l’alimentazione, di decidere la fuga o il combattimento in momenti di pericolo, i comportamenti sessuali.

MacLean chiamando questi primi due sistemi ‘cervelli animali’, osserva:

… tutto, in questo sistema emotivo è gradevole o spiacevole.
La sopravvivenza di un essere guidato da questo sistema dipende dalla necessità di evitare il dolore e dalla necessità di incontrare il piacere.

Gli studi funzionali hanno dimostrato che quando queste parti del cervello sono stimolate da una lieve corrente elettrica, si producono emozioni diverse: paura, gioia, rabbia, piacere e dolore. Sebbene non sia stato ancora scoperto definitivamente in quale parte del sistema ognuna di queste emozioni risieda, e quindi come ogni particolare emozione possa essere sollecitata artificialmente, il sistema limbico nel suo insieme sembra essere la sede principale delle emozioni, dell’attenzione e l’affettività, queste sollecitate anche dai ricordi. Fisiologicamente il sistema limbico include l’ipotalamo, l’ippocampo e l’amigdala. Questo aiuta l’Io a determinare la valenza degli stati d’animo, ad esempio, se ci sentiamo positivi o negativi nei confronti di qualcosa, e della salienza, ad esempio, ciò che determina, stimola o ciò che attira la nostra attenzione.

Il cervello intermedio regola, inoltre, l’imprevedibilità e il comportamento creativo. Poiché il sistema limbico si caratterizza per essere dotato di un vasto sistema di interconnessione con la neo-corteccia, il cervello superiore, si può affermare che le funzioni cerebrali non sono né puramente limbiche né puramente corticali, piuttosto la miscela di entrambe.

MacLean afferma di aver trovato nel sistema limbico la base fisica di qualificazione della tendenza dogmatica e paranoica, la base biologica della tendenza del pensiero di elaborare i sentimenti in subordine alla razionalizzazione dei desideri. Per questo motivo, intravede nel potere del sistema limbico un grande pericolo.

Egli classifica questo cervello incarnato del sistema limbico come il cervello meschino dei paleo-mammiferi cioè:

… la sede della elaborazione del pensiero che governa i nostri giudizi di valore, che cerca di prevalere sulla più evoluta neo-corteccia, cercando di influenzare i processi mentali del nostro cervello, come ad esempio far assumere che una idea sia buona o meno, se una informazione sia vera o falsa, se un qualcosa sia giusto o cattivo.

Il terzo cervello è quello neo-mammifero, noto anche come cervello superiore o cervello razionale. Questo comprende quasi l’intero emisfero formato, con l’evoluzione, da un tipo più recente di corteccia chiamata neo-corteccia e da alcuni gruppi neuronali sotto-corticali. Questo è il cervello evoluto dei primati mammiferi e, di conseguenza, della specie umana. Le funzioni cognitive superiori che ci distinguono dagli animali sono ubicate nella corteccia, che MacLean indica come

la madre delle invenzioni e il padre del pensiero astratto.

Nell’uomo la neo-corteccia occupa i due terzi della massa cerebrale totale, mentre in tutti gli altri animali, dotati di una neo-corteccia, questa risulta relativamente piccola, con poche o nessuna piega, ad indicare che lo sviluppo della sua superficie caratterizza la sua complessità. Un topo senza corteccia potrà continuare a vivere in un modo abbastanza normale, almeno secondo un’analisi superficiale, mentre un essere umano senza una corteccia risulta un vegetale.

Nell’uomo, la corteccia è divisa nei due emisferi sinistro e destro. A distinguere il cosiddetto cervello sinistro e destro: la metà sinistra della corteccia controlla il lato destro del corpo, viceversa, il lato destro del cervello regola il lato sinistro del corpo. Il cervello destro è più spaziale, astratto, musicale e artistico, mentre quello sinistro è più lineare, razionale e verbale.

È interessante notare come in passato molte tradizioni spirituali esoteriche avessero semplicemente intuito analoghi concetti, affermando l’esistenza di tre piani di coscienza e anche tre diversi cervelli. Gurdjieff, per esempio, si riferiva all’uomo come un “Essere a tre cervelli”: uno per lo spirito, uno per l’anima e uno per il corpo.

Idee simili possono essere trovate anche nella filosofia platonica, nella Kabbalah, così come in altre filosofie orientali, laddove si evidenzia l’associazione inter-funzionale tra lo spirito, nella testa, l’anima, nel cuore, e il corpo, nella pancia; anche il paradigma chakra si basa sull’idea che lungo il corpo, la spina dorsale, corrispondano nodi di coscienza collegati tra loro in modo ascendente dalla coscienza grossolana a quella razionale o ricercata.

Dunque sono distorsioni cognitive dovute ad influenze di pensiero istintivo che provocano le psicosi di massa? Sembrerebbe di sì!

Pregiudizi e distorsioni cognitive di alcuni individui sono in grado di influenzare i loro giudizi e le loro conseguenti decisioni. I pregiudizi cognitivi sarebbero modi di elaborazione di un pensiero influenzabile dalla natura biologica dell’uomo operanti nella mente profonda di un cervello trino. Modi progettati dalla Natura nel corso della evoluzione dell’essere umano per consentire agli individui di ragionare in maniera istintiva, più rapida, allo scopo di prendere decisioni veloci per la loro salvaguardia.

Tuttavia, spesso, i pregiudizi cognitivi, quando non regolati dalla razionalità, inducono le persone a sviluppare errori di calcolo e a prendere, quindi, decisioni sbagliate, cioè non razionali; in questo caso la parte del cervello animale prevale su quella razionale.

Per arrivare ad una verità assoluta sul funzionamento della mente c’è ancora molto da fare, sebbene le nuove tecnologie facilitino il raggiungimento di nuove conoscenze in questo affascinante campo. Ci vorrà ancora del tempo per sapere se aveva ragione Freud che teorizzava il modello trinitario della mente, più scientifico, o Jung che, invece, era più orientato ad un modello meta-fisico.

Personalmente credo che, in sostanza, avessero ragione tutti e due. Sicuramente queste colonne della psicologia avrebbero concordato sul fatto che l’uomo, se elevasse il suo intelletto, potrebbe essere meno soggetto a soffrire le psicosi di massa ed avrebbe una maggiore coscienza di sé e del prossimo.

Basi neurali coscienza di sé

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Autore Vittorio Alberto Dublino

Vittorio Alberto Dublino, giornalista pubblicista, educatore socio-pedagogico lavora nel Marketing e nel Cinema come produttore effetti visivi digitali. Con il programma Umanesimo & Tecnologia inizia a fare ricerca sui fenomeni connessi alla Cultura digitale applicata all’Entertainment e sugli effetti del Digital Divide Culturale negli Immigrati Digitali. Con Rebel Alliance Empowering viene candidato più volte ai David di Donatello vincendo nel 2011 il premio per i Migliori Effetti Visivi Digitali. Introducendo il concetto di "Mediatore della Cultura Digitale" è stato incaricato docente in master-post laurea.