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Pulcinella, Rudolf Steiner, Fabio Da’ath e la ‘Cronaca dell’Akasha’

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Pulcinella - Massimo Troisi


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Buongiorno cari amici. Sono consapevole che ‘a vita è tosta ‘e nisciun’ t’aiuta. Anche se molti si propongono, pochi concludono giacché ‘a dicere so’ tutte capace ‘o difficile è ‘a ffà. Dovete sapere che, ‘a ggente ca me vede mmiez’’a via me guarda ‘e penza ma chiste che vo dicere.

Cari miei, v”o vvoglio dì pè scrupolo ‘e cuscienza: io scrivo nun pe cunvenienza ma pe ve regalà parole celeste ‘e pure che profumàn ‘e arià fina fina ‘e mbarzamata, ca’ pruvene ra surgènte ro’ Sebeto.   

Fabio Da’ath e io siamo viaggiatori dell’occulto e del mondo interiore. Viviamo condensandoci nello scorrere del tempo, caricandoci ogni giorno di quelle nuove energie che ci sospingono verso le remote caverne del sentire sconosciuto.

Le nostre andate e i nostri ritorni ci fanno imbattere nella parte migliore di noi stessi ma anche in quella peggiore. Cerchiamo la Grande Opera, visitando la nostra terra interiore, attraversando mari agitati, tempeste tropicali e tifoni inusitati. Lo facciamo perché sappiamo che non c’è Luce senza Oscurità, Terra senza Vuoto e Bene senza Male.

Siamo coscienti che l’Equilibrio degli Opposti e le energie che si disperdono nella danza di questi opposti, non possono e non devono spaventarci, poiché non può esservi trasmutazione e salita verso l’alto, senza che vi sia prima una discesa. Impreparati, affrontiamo il viaggio attraverso questo mondo, a noi sconosciuto, potendo contare solo sulla nostra forza di volontà.

L’itinerario presenta innumerevoli ostacoli perché l’oscurità della nostra terra interiore, è imprevedibile, consistente, consolidata, pregna di bassi istinti, tentazioni, ego…
Il nostro io, mostrandoci ciò che siamo e ciò che abbiamo dimenticato, intralcia il cammino e, sappiano che per affrontare degnamente il tragitto, dobbiamo essere in grado di guardare il mare, le colline e l’orizzonte lontano, con il senso profondo della nostra piccolezza, inserita nell’immenso schema delle cose.

Bisogna avere fede, speranza e coraggio. Siamo consci che è necessario saper penetrare con lo sguardo una pozzanghera ai margini del nostro percorso, sapendo scorgere quello che c’è oltre la melma. Siamo felici di vivere, anziché essere timorosi di morire. La strada, appunto, va intrapresa quando l’individuo è consapevole della propria fede per il Creatore, per il prossimo e per se stesso.

Il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro, la nostra umanità, le nostre debolezze e le nostre fragilità non vanno dimenticate, bensì utilizzate da sprone per compiere il viaggio sia nel mondo sensibile che in quello invisibile. Il percorso verso il perfezionamento prevede che si debba forgiare lo spirito, vincere il buio e cavalcare l’onda della conoscenza a vele spiegate.

I miei pensieri e l’ascolto di Forest Garden di Pachelbel sono improvvisamente interrotti dalla solita telefonata che mi desta e mi ricorda che ho un compito da svolgere, occuparmi di chi desidera esplorare quel che c’è oltre il mondo sensibile. È Fabio, il caro compagno di tante avventure, che, avendo come ospite a casa l’amata nonna, Madame Carmen, mi invita a raggiungerlo sul suo terrazzo cenacolo.

La sua chiamata è un invito ad un viaggio senza meta, in quell’oceano del silenzio che con le sue prerogative è capace di farmi sentire come Giacomo Leopardi.

Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Mi sento come quel gabbiano che, senza sapere che dimensione e che luce lo attende, volteggia su quel mare che lento scorre, su quelle acque senza centro né principio, su quell’orizzonte sconfinato.

Cari amici, nonostante non sappia se il fuoco di Prometeo sia pronto a riscaldare i miei pensieri, mi sento in grado d’intraprendere la strada.

Giungendo dal mio amico mi imbatto in un’inaspettata e graditissima sorpresa. Oltre Madame Carmen mi aspetta un uomo dalla personalità amorevole e dallo spessore spirituale molto elevato, il croato Rudolf Steiner, studioso di esoterismo cristiano, teosofo fondatore della Società Antroposofica.

È il filosofo che afferma che la logica del pensiero può condurre ad un forte egoismo, ma la ragionevolezza del cuore supera l’egocentrismo e rende tutti gli uomini partecipi nella vita dell’Umanità come insieme. È lo studioso di esoterismo che con la frase “non è sufficiente solamente conoscere, ma bisogna capire con sentimenti e sentire con comprensione”, innesca intense e consistenti riflessioni.

Rudolf Steiner

Esaudite le presentazioni di rito, Fabio prega me, sua nonna e il Dott. Steiner di accomodarci su quelle sedie capaci di testimoniare che il Sole, mentre tramonta, ci nasconde il raggio della sua conoscenza. Quella stella luminosa che, così facendo, oltre a spingerci a percorrere il sentiero mai smarrito, induce le nostre anime a cercare ciò che permea gli altri mondi e garantisce loro la pace anziché il dolore.

Madame Carmen esordisce chiedendoci di recitare, prima di ogni cosa, un’orazione, poiché, così facendo, si parla con l’Universo. Ritiene sia fondamentale conoscere l’esistenza del Divino per cui è necessario prepararsi all’incontro con una preghiera perché questa dimostra che il cuore è saldo e la mente è pregna di saggezza.

Il Dott. Steiner, dopo la giusta e necessaria supplica, asserisce:

Cari amici, il Cavalier Giustiniano Lebano mi chiede sempre di parlarvi dei Registri dell’Akasha poiché, mediante questi, l’uomo allarga il suo potere di cognizione, vede negli eventi ciò che non è percepibile ai sensi e osserva ciò che il tempo non può distruggere. In altre parole, l’uomo, mediante essi penetra, temporaneamente, nella storia transitoria.

Cari miei, com’è scritto nel mio testo ‘Cronaca dell’Akasha’, l’uomo della storia comune apprende solo una piccola parte degli avvenimenti vissuti dall’umanità in epoche primordiali, poiché i documenti storici si occupano solamente di alcuni millenni. Tutto ciò che esiste nel tempo ha la sua origine nell’eterno. L’uomo, nonostante mediante i sensi, non sia in grado di percepire l’eterno, può riuscirci se sviluppa quelle intrinseche forze latenti che gli permettono di riconoscere l’inestinguibile.

Prima di parlarvi del mio testo, ritengo necessario dirvi in cosa consistono i Registri di cui vi accennavo. Cari miei, Akasha, o Libro della Vita, è un termine sanscrito che indica l’etere, ossia, il corpo e la mente di Dio. L’uomo vive nell’Akasha ed è da esso composto, ovvero, dal vuoto prima del Big Bang e dal tutto dopo di questo.

È l’archivio nel quale si registrano i pensieri, le emozioni, le parole, le azioni dell’uomo, dalla sua separazione dall’origine al suo ritorno definitivo alla matrice. Contiene e lascia traccia indelebile della completa storia d’ogni anima, sin dalla Creazione, la memoria e i ricordi, tutto ciò che esiste, di tutti gli esseri, di ciascun mondo e da ogni tempo.

Cari miei, l’individuo che, tramite l’osservazione interiore, ha implementato la sua conoscenza riesce ad intravedere, tra le guise degli eventi, ciò che è immortale, ciò che i sensi non possono percepire. L’uomo non ancora pronto, arriva a comprendere il linguaggio adatto al mondo sensibile, quindi monco, mentre colui che è in possesso di un’idonea conoscenza, mediante il suo nuovo stato cognitivo, essendo in grado di penetrare nella Cronaca dell’Akasha, è capace di leggere la storia eterna.

Rivolgendosi, quindi, alla nonna di Fabio aggiunge:

Cara Madame Carmen, lei sa bene che la persona in possesso della facoltà di penetrare nel giusto modo nel mondo spirituale riesce a percepire il carattere eterno e vivido degli eventi passati, allo stesso tempo, lei è consapevole che, nonostante gli eventi siano poco conosciuti, le scuole occulte si occupano, in modo certosino, attraverso letture approfondite, della storia del mondo, partendo sin dai tempi più remoti.

Il Dott. Steiner, dopo questo preambolo, indirizzandosi a tutti, esclama:

Ciò che è registrato nella ‘Cronaca dell’Akasha’, mi induce ad informarvi della preesistenza di quel mondo definito astrale o psichico. L’uomo e gli esseri di quell’epoca non sono caratterizzati dalla materia e non vivono il corpo fisico, ciononostante, prova sentimenti, desideri e possiede una coscienza caratterizzata dalle immagini.
Ciò che è manifestato in questo specifico periodo, a parer mio, può essere in un certo senso considerato il progenitore astrale dell’uomo.

Attingendo dalla Cronaca dell’Akasha, posso dirvi che, penetrando in questo immenso contenitore di informazioni, si comprende che, nel corso di uno specifico periodo, la Terra è caratterizzata da stati sottili della materia, la quale che appare, prima appunto allo stato eterico, poi a quello vaporoso-gassoso, dopodiché, condensandosi, si trasforma in stato liquido. 

Cara Madam Carmen, esimio Pulcinella, caro Fabio, sembra opportuno continuare a parlarvi di ciò che la ‘Cronaca dell’Akasha’ riesce a svelarmi. Il periodo di cui vi racconto adesso, precede di poco la metà dell’epoca lemurica.
Il corpo umano e le altre strutture terrestri, in questo periodo, consistono ancora di sostanze molli e plastiche. La terra, paragonandola al suo successivo stato solido, si trova ancora in uno stato liquido e acquoso.

L’anima umana, nel suddetto ambiente, s’incarna e si plasma nel tipo di materia in cui s’imbatte. In tale condizione assoggetta alle proprie leggi la materia, poiché questa non si è ancora consolidata; è in grado di rendere il corpo ospitante un’immagine plastica del proprio essere. S’incarna, poi, in un corpo maschile o femminile, giacché l’evoluzione della natura terrestre esteriore le impone di essere ospitata ora nell’uno e ora nell’altro.

L’anima, condensandosi nella materia, è costretta a conformarsi alle leggi imposte dalla sostanza che l’accoglie, ma che, a sua volta, risente dell’influenza della natura terrestre circostante. Permanendo in questo stato, giacché riesce ancora a dominare la materia, non forma né un corpo maschile né uno femminile ma uno che potremmo definire androgino, che, possiede, dunque, le qualità e la natura di entrambi i sessi.

L’elemento maschile dell’anima è conforme a ciò che si suole definire «volontà», quello femminile, invece, è analogo a ciò che si indica come «rappresentazione». La formazione esteriore della Terra fa sì che la sostanza assuma le sembianze di un corpo maschile, nel caso in cui sia la volontà a determinare la forma, e di quello femminile, se a caratterizzarne le fattezze, sia la rappresentazione. 

Nel corso di questa evoluzione, l’anima bisessuale è costretta a risiedere in un corpo unisessuale. L’aspetto del corpo, nel corso di tale trasformazione, è determinato dalle forze terrestri esteriori, quindi dopo di allora, l’anima non ha più la possibilità d’infondere alla materia l’intrinseca forza, nella sua interezza, pertanto, ne riversa una parte, mentre l’altra la conserva al suo interno. 

Voglio parlarvi ora dei Lemuri. Questa parte della ‘Cronaca dell’Akasha’ riguarda un’epoca remotissima dell’evoluzione umana. Essi rappresentano la terza razza radicale che abita il Continente Lemurico situato a sud dell’Asia, fra Ceylon e il Madagascar, e comprendente sia l’attuale Asia Meridionale che alcune zone dell’Africa.

I Lemuri non possiedono una memoria sviluppata. Le immagini delle cose e degli avvenimenti non restano impresse nella loro memoria. Questo popolo non possiede un vero e proprio linguaggio, infatti, pur producendo suoni naturali atti ad esprimere le sensazioni, il piacere, la gioia, il dolore, non è in grado d’indicare oggetti esteriori.

In compenso, mediante le rappresentazioni, riesce ad influire sul mondo circostante, ossia, su quello umano, animale, vegetale e minerale.

Una cosa interessantissima consiste, inoltre, nel fatto che il Lemure comunica con i suoi simili mediante la lettura del pensiero, anziché il linguaggio.

 Attinge la forza delle rappresentazioni manifestate direttamente dagli oggetti circostanti; dalla forza vegetativa delle piante e da quella vitale degli animali. Questo, oltre a permettergli d’interpretare i processi vitali più intimi di flora e fauna consente di comprendere le forze fisiche e chimiche delle cose inanimate. 

Il Lemure non è ingegnere, non calcola, non pesa, giacché quando realizza manufatti, mediante la forza rappresentativa e la sicurezza dell’istinto, è in grado di calcolare adeguatamente portata, peso ed altro. Mediante la sua innata forza di volontà, riesce a rendere d’acciaio il suo braccio e a sollevare pesi enormi e, per questo, può essere considerato un mago.
La ragazza Lemure, senza mai degenerare, sviluppa una particolare tendenza al sogno e alla fantasia.

Essi erigono luoghi destinati alla «saggezza divina e all’arte divina», ossia, edifici dedicati all’istruzione e alla scienza. Chi ne è ritenuto idoneo, è iniziato alla scienza delle leggi universali e alle applicazioni di quest’ultime. Avendo un’innata predisposizione alla magia viene è educato affinché questa sia trasformata in arte ed intelligenza.

In questi fabbricati, per diretta veggenza, impara a conoscere e a dominare le forze della natura. L’insegnamento, però, per com’è articolato fa sì che le forze naturali si trasformino in forza di volontà, infatti, egli acquisisce la capacità di eseguire ciò che compie la natura. Altra sua prerogativa è di attuare, mediante quell’istinto che amo definire «scuola superiore delle forze della volontà e della forza di rappresentazione chiaroveggente», ciò che oggi si fa con l’ausilio del raziocinio. 

Cari miei, poiché la ritengo meritevole di essere citata, vi racconto una bellissima scena letta tra le guise della ‘Cronaca dell’Akasha’ che ha luogo in un bosco presso un albero maestoso, simile a una palma, intorno al quale non ve ne sono altri. Il Sole, sorgendo a Oriente, partecipa regalando maestose ombre a Occidente.

Una sacerdotessa estatica, con gli occhi rivolti ad est, siede su di un seggio di piante e rari prodotti naturali. Dalle sue labbra scorrono lente, in ritmica progressione, meravigliose note che si ripetono continuamente. Uomini e donne, seduti in circolo intorno a lei, manifestando bellissimi volti estatici, assorbono, da quegli accenti, la vita interiore.

La mia emozione sembra galoppare come un bianco destriero, che, libero da vincoli, corre lungo sconfinate praterie. Ntienneme, core mio, stu cielo celeste, è chino ‘e parol ro dottòre.

Cari miei, vutanne ll’uocche attuorno, me sente frasturnato, perché come ipnotizzato dalle parole del Dott. Steiner, vedo attorno a me, vivendolo, ciò che lui sta raccontando.

Lui, resosi conto della mia emozione, abbozza un timido sorriso e prosegue:

Le nazioni civili hanno una struttura corporea e un’espressione, come pure certi fondamenti della vita fisio-psichica, che derivano loro dalla donna.

Voglio continuare parlandovi del Continente Atlantico, esistito tra Europa e America, poi sommerso dalle acque nel decimo millennio a.C., luogo la cui esistenza è testimoniata dalla presenza dell’isola di Poseidone, secondo un grande iniziato, il filosofo Platone.

La lettura della ‘Cronaca dell’Akasha’ mi conferma che i nostri progenitori dell’Atlantide differiscono da noi per aspetto esteriore, memoria molto sviluppata, ma, soprattutto, per la qualità e le facoltà dello spirito, notevolmente spiccate. Gli Atlanti, inoltre, alla stessa stregua del buon Giordano Bruno, pensano per immagini.

Cari amici, potrei indugiare sulla Scissione del Sole, della Luna, oppure dell’origine della Terra, della vita di Saturno, di quella del Sole, di quella della Luna o di altro ancora, ma, data la mole di argomenti da trattare, vi stancherei. Conoscendo lo spessore esoterico e spirituale di Madame Carmen, desidero lasciarmi deliziare dalle sue parole, se per voi nulla osta.   

La dama, donandoci un luminosissimo sorriso e attirando verso se stessa ogni singolo raggio di Sole, dichiara:

Cari miei, alla luce del modo in cui ne parla e scrive il mio carissimo amico Rudolf, non mi soffermo né sui registri dell’Akasha né sull’anima, bensì, sull’amore, giacché penso che questo sia presente nella memoria del Cosmo. “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Poi ci regala un insegnamento dei rabbini kabbalisti:

Ein Od Milvado, ossia, non esiste nulla tranne Lui… Ogni cosa è concepita per un atto d’amore e, senza di questo, anche lo stesso atto del concepimento appare come una violenza.

L’intero creato è caratterizzato da una consistente armonia, rappresenta l’amore del Creatore per le sue creature e manifesta l’inesistenza di distinzione tra Creatore, creature e intero Creato. L’unica verità consiste in quella realtà assoluta scaturita da Lui.

L’emanazione si manifesta quando l’emanante dona una particella del proprio essere; facendo ciò, diviene causa efficiente della materia creata. Egli possiede e manifesta la prerogativa di creare per volontà anziché per necessità di natura.
In materia di creazione, possiamo riflettere sul fatto che la leggenda del Golem degli ebrei sembra essere parallela alla creazione di Adamo da parte di Dio.

La Creazione si avvera dal nulla e questo nulla, oltre ad essere logico, è metafisico e fisico. Affermando che prima di essa non esiste nulla tranne Dio, s’intende dire che l’universo prende corpo nell’attimo in cui il Creatore lo plasma ed ecco che si realizza il creato, ossia, quella “realtà relativa” che la creatura genera continuamente.

Caro Pulcinella, carissimo Fabio, ritornando all’amore, e in particolare a quello del Padre celeste, sembra opportuno affermare che Dio, alla stessa stregua di ciò che prova una madre per il figlio, ama e gioisce di ciò che ama, cioè, si rallegra dello stesso amore che prova. L’amore che Dio sente per la creatura potrebbe essere paragonato ad un mantra, ad una ripetizione continua, che armonizza l’Universo mediante tre affermazioni: l’amore trionfa; l’amore gioisce; l’amore rallegra.

Sant’Agostino asserendo “dilige et quod vis fac, ama e fa ciò che vuoi”, intende, forse, dire che bisogna amare tenendo la propria volontà conformata a quella di Dio; che, amando in siffatta maniera, il desiderio d’amore, essendo santo, non sfocia nel libertinaggio e nemmeno nel vizio.

Ciò che distingue l’amore dal libertinaggio consiste nel fatto che il primo usa il piacere come mezzo, mentre il secondo lo utilizza come scopo finale.

L’amore, oltre a rappresentare una consistente consolazione, è un’ala che eleva l’uomo verso la coscienza, ossia in direzione di Dio padre. È un mezzo attraverso il quale ogni individuo, riconoscendosi nell’Essere Supremo, può compiacersi di tutto ciò che anima il creato.
San Francesco, parlando di fratello sole e sorella luna, vive pienamente l’amore per le forme, le cose e le creature, giacché queste sono la manifestazione e l’emanazione della stessa essenza del Creatore dei mondi.

Odiare è semplice, giacché il principe di questo mondo utilizza l’odio per raggiungere il suo scopo, mentre l’uomo in continua evoluzione e perfezionamento usa l’amore, l’unico mezzo che gli permette di elevarsi a Dio.

Madame Carmen, dopo aver completato il suo pensiero, mi prega di fornire il mio contributo sia in merito all’Akasha che a quanto magistralmente espresso dal Dott. Steiner.

Anche se preso dall’emozione, mi rendo conto che la mia mente e i miei pensieri sono ora legati da un sottile filo di cotone che può spezzarsi da un momento all’altro.

Ciò nonostante, pensando che l’amicizia, oltre ad essere una cosa rara, è n’acqua chiara, cristallina ‘e trasparente ca s’appanna dint’a niente, rivolgendomi a Fabio dico:

Caro amico mio, dopo l’ascolto delle perle di saggezza e conoscenza, così ben enunciate dai tuoi ospiti, non è facile parlare, ma comunque ci provo.

Il Dott. Rudolf riesce a raccontare l’esistenza di antichi popoli con una naturalezza unica, nel suo genere; dimostra, inoltre, capacità psichiche consistenti, poiché riesce sia ad attingere, estrapolare e analizzare tutto ciò che è contenuto nel registro di memoria, in questo enorme computer quantico denominato ‘Registri dell’Akasha’, che a parlarcene con estrema chiarezza. 

Inoltre, dalle sue parole percepisco che la lettura dell’Akasha non consiste nel prevedere il futuro nella conoscenza delle vicende personali, bensì nella comprensione della vera essenza del presente e del passato, nell’interpretazione della memoria molecolare e nell’illustrazione dell’evoluzione dell’essere umano, sia essa fisica che umana e spirituale.

Così come si comprende quanto siano importanti la memoria e l’immagine per gli Atlanti, i quali, grazie alla loro tecnica, riescono sia ad attingere alla forza vitale, presente nell’Universo, che a servirsene. Personalmente, credo che nel caso in cui si possa liberare la mente da altri pensieri, si sia in grado di comprendere l’arte della memoria degli Atlanti e di Giordano Bruno.

Cara Madame Carmen, caro Fabio, nonostante faccia di necessità virtù e indossi la meza sola e il pan di zucchero, ben comprendo che, ascoltando le parole del Dott. Steiner, bisogna osservare l’insieme, anziché soffermarsi e perdersi nei dettagli. Ogni cosa che dice cela un significato più grande delle stesse parole.

 Mi fa molto riflettere un concetto non menzionato, stasera, dal nostro graditissimo ospite ma che si può leggere nel capitolo riguardante “la separazione dei sessi” del suo testo La ‘Cronaca dell’Akasha’. Il Dott. Steiner scrivendo, nel capitolo in oggetto: “La giovane umanità ebbe dunque due specie di guide: esseri d’amore ed esseri di saggezza”, oltre ad accendere la fiamma di una profonda riflessione, manifesta una consistente conoscenza e saggezza. 

Tale frase mi fa riflettere sull’importanza della saggezza e degli insegnamenti di quei maestri che, mediante l’amore, utilizzano ogni risorsa mentale e fisica per lasciare ai discepoli il proprio discernimento.

Egli, mediante il libro ‘La Scienza Occulta’, ci regala, inoltre, un’altra perla, che sembra essere cara a Giordano Bruno: “Come la saggezza maturatasi nel passato si manifesta nelle forze del mondo fisico esteriore, nelle attuali ‘forze della natura’, così in avvenire l’amore stesso si manifesterà in tutti i fenomeni, come nuova forza della natura”.

Felicissimo per la serata trascorsa in compagnia di ospiti pregni di profonda conoscenza, rendendomi conto che sia Madame Carmen che il Dott. Steiner, devono lasciarci, saluto tutti i presenti con infinita gioia.

Nel rincasare, rifletto sul fatto che il mio spirito non possa smettere di pensare al suo passato, al suo presente e al suo futuro, che sia libero dalle vecchie abitudini, che non ne crei di nuove e che riesca ad avere un’illimitata e profonda comprensione.

Il mio spirito, spesso, parla con me e dice che la sua finalità consiste nel risvegliarmi, nel farmi diventare più cosciente, oltre che più consapevole e più centrato sull’obiettivo.

Giandomenico Tiepolo, La partenza di Pulcinella, 1797, affresco. Ca' Rezzonico, Venezia

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Autore Domenico Esposito

Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.