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Progetto ultrasuoni per allontanare cinghiali, daini e caprioli

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Il finanziamento della Regione Toscana

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

Dissuasori ad ultrasuoni, alimentati da pannelli fotovoltaici, per allontanare dalle vigne e dai campi coltivati oggi caprioli e cinghiali e domani, magari, anche lupi ed altri predatori che fanno danni negli allevamenti ovini.

Se n’è parlato oggi, 19 novembre, a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione. Il progetto è di un’azienda privata, la start up toscana Natech, ma è finanziato anche con fondi pubblici, attraverso risorse del piano di sviluppo rurale regionale 2014 – 2020: 299 mila euro sui 331 mila di costo.

Sottolinea l’Assessore all’agricoltura della Toscana, Marco Remaschi:

L’innovazione e la ricerca sono importanti e possono offrire soluzioni alternative se non per risolvere il problema degli ungulati e dei danni provocati alle coltivazioni, quantomeno per mitigarlo.

Perché dunque non percorrere anche questa strada? Siamo interessati a monitorare i risultati della sperimentazione e la vorremmo anzi sperimentare anche contro i predatori che attaccano gli allevamenti ovini.

Gli ungulati sono un’autentica piaga. In Toscana non partiamo adesso ed abbiamo affrontato il problema in un periodo di emergenza quattro anni fa, quando la presenza sul territorio era fortissima: l’abbiamo fatto con una legge speciale che prevedeva più abbattimenti, l’allungamento della stagione venatoria ed interventi di prevenzione e di controllo. Qualche risposta c’è stata ma il problema rimane.

E così ben vengano nuove sperimentazioni.

I numeri spiegano bene la situazione. Sulle medio-colline toscane per ogni cento ettari ci sono almeno venti cinghiali, quando il piano faunistico ne prevederebbe fino a cinque.
I caprioli non sono da meno. Molti agricoltori hanno iniziato a proteggere le loro proprietà con delle reti, che hanno un costo di installazione ma anche di manutenzione perché si deteriorano e spesso vengono sfondate. Non ovunque inoltre si possono installare. Da qui la scelta di provare a battere altre strade.

I dissuasori ad ultrasuoni studiati dalla Natech sono al momento sperimentati in tre realtà: l’Agricola San Felice di Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena, l’impresa di orticoltura Dell’Agnello in Val di Cornia e il Parco delle Foreste Casentinesi. Collina, pianura e montagna, in modo da valutare la risposta in ambienti diversi. L’obiettivo è creare recinti invisibili e ‘corridoi’ in modo da far percorrere agli animali percorsi naturali in direzione appunto di boschi e parchi naturali, in modo da evitare che si spostino semplicemente in qualche vigna vicino.

Capofila del progetto è la Baroni Ricasoli. Tra i partner ci sono anche dipartimenti e consorzi universitari, il WWF, l’Ente regionale di assistenza tecnica in agricoltura ed altre aziende agricole.

A differenza dei normali dissuasori acustici, che fanno solo rumore, in questo caso si tratta di frequenze a cui sono sensibili solo gli animali: in particolare gli animali che si vuole tenere lontani. Il progetto, che andrà avanti fino al 2021, è nella fase in cui si stanno raccogliendo i primi dati sui risultati, per poi compararli. I dissuasori sono già attivi da un anno.

Spiegano dalla Natech:

Naturalmente utilizziamo solo frequenze che recano fastidio a caprioli, cinghiali e daini e non alle altre specie.

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