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Peregrinaggio a reliquia Beata Maria Cristina di Savoia a Ravanusa (AG)

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Reliquia della Beata Maria Cristina di Savoia


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SMOCSG presso la chiesa madre di Ravanusa (AG)

Domenica 28 gennaio 2024, la Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, unitamente al Convegno di Cultura Maria Cristina di Savoia di Ravanusa, fondata nel 1993 da Don Angelo Lana, hanno svolto un pellegrinaggio presso la chiesa madre della città di Ravanusa, in provincia di Agrigento, per venerare la sacra reliquia ‘ex ossibus’ della beata Maria Cristina di Savoia.
Il pellegrinaggio, promosso dalla Delegazione Sicilia Occidentale presieduta dal Delegato Nob. Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere di Gran Croce di Giustizia, ha avuto inizio presso la sala attigua al Museo S. Lauricella di Ravanusa.

I Cavalieri e le Dame Costantiniani guidati dal Referente per le città di Caltanissetta ed Agrigento, Prof. Alberto Maira, Cavaliere di Merito con Placca, e le Cristine guidate dalla Presidente, Prof.ssa Lilla Aronica, sono stati accolti dal parroco della chiesa madre dedicata a San Giacomo, Don Filippo Barbera, delegato dall’Arcivescovo metropolita di Agrigento, Mons. Alessandro Damiano, a rappresentarlo durante il pellegrinaggio.

I partecipanti poi hanno raggiunto per il pellegrinaggio la chiesa madre, dove i Cavalieri e le Dame Costantiniani, guidati dal Cerimoniere Giuseppe Caci, Cavaliere di Ufficio, hanno partecipato alla Santa Messa dedicata al 188° memoriale della beata Maria Cristina di Savoia, officiata dal Parroco Don Filippo Barbera.

Dopo lo scambio dei saluti ha avuto luogo un visita museale, con la descrizione dei reperti archeologici, curata dal Prof. Francesco Di Natali, storico e Presidente dell’Associazione SiciliAntica di Ravanusa.

Hanno fatto le letture Giovanna Arnone, Dama di Ufficio e la Prof.ssa. Lilla Aronica.

Hanno assistito al pellegrinaggio anche le autorità civili di Ravanusa, rappresentate dal Sindaco, Avv. Salvatore Pitrola, dal Presidente del Consiglio Comunale, Maria Teresa Rago e dall’Assessore alla Cultura, Prof. Michele Di Pasquali.

La Prof.ssa Maria Luisa Tornambè, Dama di Merito con Placca, ha letto i saluti del Delegato.

Il Cav. Alberto Maira ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.

La giornata è proseguita con un’agape fraterna e scambio dei ricordi.

Nel pomeriggio, si è svolta una visita alla chiesa del convento dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali di Ravanusa, custode di pregevoli e storiche opere d’arte, per poi ammirare l’adiacente villetta intitolata a Maria Cristina di Savoia.

I Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia

Le Cristine di Ravanusa, che hanno fortemente desiderato effettuare questo pellegrinaggio unitamente ai Cavalieri e alle Dame Costantiniani, per condividere un evento pregno di spiritualità, si sono detti fiduciosi che quanto realizzato possa essere il primo di una lunga serie di incontri dettato dall’esempio di santità della beata Maria Cristina di Savoia.

La memoria della beata Maria Cristina di Savoia è custodita e diffusa con straordinario impegno dai Convegni di Cultura a lei dedicati e disseminati sull’intero territorio nazionale. Essi proseguono – attraverso conferenze, progetti che coinvolgono diverse realtà dei territori e pubblicano la rivista quadrimestrale Rassegna – l’opera ispirati dalla sua vita e dalle sue opere.

I Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia, membri attivi dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, UMOFC, nascono a Roma nel 1937, a seguito della dichiarazione di ‘venerabile’ da parte di Papa Pio XI di Maria Cristina di Savoia, quale ‘Opera’ dipendente dall’Unione Donne di Azione Cattolica.

Già nel 1940, si contavano una trentina di ‘Opere’ che, nella seconda metà del secolo, via via, si estendevano a tutte le principali città italiane. Nel 1971 – quando le ‘Opere’ avevano ormai cessato di esistere come tali – i Convegni si organizzavano in associazione autonoma, con un proprio statuto e una propria struttura organizzativa, che manteneva la precedente ispirazione cristiana, riconosciuta dalla competente Autorità Ecclesiastica nel 1973.

Il movimento ebbe l’onore di essere ricevuto ripetutamente in Udienza privata dai pontefici: Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II.

I Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia sono riunioni e ritrovi che si identificano soprattutto in centri di apostolato e di penetrazione cristiana nel mondo socio – culturale a livello locale.

A lezioni, conferenze, piccole biblioteche, ritiri spirituali del primo periodo, si sono unite altre attività dopo la Seconda Guerra Mondiale, quali corsi organici di cultura religiosa, morale e sociale, ed infine seminari, tavole rotonde e dibattiti aperti al pubblico.

L’associazione vuole essere al servizio della Chiesa Cattolica nella sua missione di evangelizzazione, e si propone i seguenti scopi: formazione cristiana, religiosa, morale, culturale e sociale delle Aderenti; testimonianza cristiana e presenza attiva nella vita sociale.

Conta attualmente circa 3.500 iscritte e più di 80 Convegni in tutta Italia, che organizzano conferenze, incontri, tavole rotonde su argomenti religiosi, sociali e culturali, con relatori che garantiscono una corretta impostazione cristiana. L’attività culturale si accompagna ad un’attenzione alle persone attraverso momenti di convivialità ed iniziative culturali di respiro.

La chiesa madre di Ravanusa

La chiesa madre di Ravanusa ha origini assai remote, che si intessono tra storia e leggenda. Si racconta che ove oggi sorge la chiesa dedicata a San Giacomo esisteva tra i boschi una piccola edicola con un affresco raffigurante la Madonna circondata da angeli.

Eretta dal Barone Giacomo Bonanno a sue spese, la chiesa fu costituita con diritto di Patronato in Matrice concesso dal Vescovo, per sé e per i suoi discendenti in perpetuo con elezione e presentazione degli arcipreti, per atto notarile del 29 gennaio 1632. Divenne la prima parrocchia di Ravanusa e unica sino al 1935. L’ultimo Arciprete fu eletto dai Bonanno nel 1941. Per la successiva nomina nel 1966, la Curia fu libera nel disporre detta nomina.

L’attuale impianto della chiesa venne realizzato nella seconda metà del Settecento, mentre tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 fu costruito, sul prospetto principale della chiesa, il campanile.

La chiesa è stata elevato a santuario arcidiocesano da Mons. Luigi Bommarito il 31 maggio 2002, conferendo in tal modo veste giuridica alla tradizionale convinzione popolare, che da sempre aveva considerato ‘santuario’ la chiesa della Ravanusa.

La beata Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie

Maria Cristina di Savoia

Un esempio luminoso per chi è nelle condizioni di poter aiutare i poveri.

Benché io sia sana, ricca e bella – e poi?
E che io possegga argento ed oro – e poi?
E che io comandi molti servi – e poi?
E d’ingegno e saper sia sola – e poi?
E di fortuna in alto posta – e poi?
E che mille anni il mondo goda – e poi?
Presto si muore, e nulla resta – e poi?
Servi a Dio solo, e tutto avrai dappoi
Maria Cristina di Savoia

Maria Cristina nacque il 14 novembre 1812 a Cagliari, figlia minore del Re di Sardegna, Vittorio Emanuele I, e dell’Arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo – Este, mentre la corte sabauda ,con i suoi genitori, era in esilio, essendo il Piemonte divenuto parte dell’Impero francese di Napoleone Bonaparte.

Sua madre la Regina la consacrò subito a Maria Santissima; consacrazione che fu poi rinnovata da Maria Cristina stessa, appena fu in grado d’intendere e di volere. Ricevette dai pii genitori una solida formazione cristiana.

Nel 1815 le quattro sorelle, Maria Beatrice, le gemelle Marianna e Maria Teresa e Maria Cristina raggiunsero Torino insieme alla madre, dove il Re aveva fatto ritorno un anno prima, dopo la Restaurazione.

Le principesse crescevano a corte in un ambiente molto religioso, guidate dalla Regina e dal padre confessore, l’olivetano Giovan Battista Terzi. Maria Cristina, come le sorelle, si formò in una cultura consona ad una principessa, unita a una profonda spiritualità.

Ebbe nove anni, quando suo padre dovette rinunciare al trono a favore del fratello Carlo Felice e, dopo un periodo d’esilio a Nizza, si stabilì con tutta la famiglia a Moncalieri, dove morì dopo tre anni, nel 1824.

Maria Cristina partecipò insieme alla madre ed alla sorella Marianna ai riti d’apertura del Giubileo del 1825 a Roma. La paterna benevolenza di Papa Leone XII, la solennità delle sacre funzioni, la visita alle chiese, ai monasteri e alle catacombe fecero accrescere d’intensità la fede di Maria Cristina.

Al ritorno, dopo una breve sosta a Modena, si stabilì con la madre e la sorella Maria Anna, che diverrà Imperatrice d’Austria, a Palazzo Tursi in Genova, riducendo le sue attività alla formazione e alla conduzione della casa. Quand’ebbe vent’anni le morì anche la madre. Lasciò Genova, sola ed affranta, per disposizione di Re Carlo Alberto, che la invitò a raggiungere Torino.

A sorreggerla e confortarla in tanto succedersi di lutti e distacchi, insieme alle incomprensioni in cui si venne a trovare a corte, la fecero molto soffrire, non le rimase che la sua salda e forte fede; così forte, che avrebbe desiderato divenire monaca di clausura.

Ma il Re Carlo Alberto, la Regina Maria Teresa di Toscana e l’entourage di Corte cercarono di dissuaderla, ricordandole le ragion di Stato. Infine, Padre Terzi fece cadere ogni sua resistenza: sapeva, infatti, che suo zio Carlo Alberto desiderava per lei un matrimonio che potesse rafforzare il debole Stato subalpino, la cui scarsa forza militare era appena stata messa in evidenza dall’invasione francese, con un’alleanza matrimoniale che legasse la sua famiglia a qualche potente dinastia.

E Ferdinando II di Borbone, discendente di una delle famiglie più prestigiose d’Europa ed erede del trono più importante d’Italia, sembrava, ed in effetti era, un ottimo partito.

Dunque, Maria Cristina accettò la richiesta di matrimonio e la ragion di Stato come volontà di Dio:

Ancora non capisco come io abbia potuto finire, col mio carattere, per cambiare parere e dire di sì; la cosa non si spiega altrimenti che col riconoscervi proprio la volontà di Dio, a cui niente è impossibile.

La Principessa Maria Cristina di Savoia diventò la prima moglie del Re delle due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, con le nozze – pur forzate, erano poi anche felici, perché seppe farsi profondamente amare dal marito e dalla nuova famiglia – che per suo volere furono celebrate il 21 novembre 1832, festa della Presentazione di Maria a cui era devota, nel santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta, presso Veltri, vicino a Genova, officiate dal Cardinale Giuseppe Morozzo della Rocca, dei Marchesi di Brianzè, Arcivescovo – Vescovo di Novara.

Il 26 novembre, gli sposi s’imbarcarono per Napoli, dove giunsero il giorno 30: sotto una pioggia torrenziale, furono accolti da una folla festante ed entusiasta.

La fede di Maria Cristina, la ‘Regina innamorata di Gesù’, definita dai Napoletani la ‘Reginella Santa’, era così forte, che in punto di morte rincuorava chi piangeva per lei e pronunciando con il poco respiro rimasto:

Credo in Dio, amo Dio, spero in Dio.

È stata una delle prime ad avviare un concetto nuovo di carità, con l’adoperarsi per offrire ai bisognosi l’opportunità di una vita migliore. Nei quartieri più abbandonati di Napoli aprì mobilifici e maglifici, e inserì nelle seterie del Casertano una produzione di abiti e tessuti dando lavoro e riscatto a tantissime persone.

Bella, mite e colta – charmante et parfaite, la definiva il Conte di Cavour – a suo agio con ambasciatori, sovrani e lazzaroni, portatrice di una visione politica di orientamento riformista e, talvolta, apertamente liberale: sono queste le caratteristiche di Maria Cristina, che nel breve arco della sua vita sarà capace di ritagliarsi un profilo di grande spessore, a dispetto della sua estrema riservatezza.

Maria Cristina iniziò il suo regno accanto al ventiduenne Ferdinando, che già regnava da tre anni. Fu donna di intelligenza non comune, colta ed esperta in discipline come la fisica e la classificazione delle pietre preziose.

Non si occupò del governo dello Stato, ma il suo pur breve periodo di regno, 1833 – 1836, fu ottimo. Non pensava di riformare lo Stato, ma la sua benefica azione cristiana agiva, per forza di cose, sul marito, che con coraggio si oppose alle idee risorgimentali e liberali.

Riguardo i Ministri di Corte disse:

Ferdinando sta attento, perché questi ti rendono nemici i popoli; perciò, prima di ascoltarli, raccomandati alla Madonna.

Ferdinando II, avvezzo all’uso di espressioni talvolta indecenti soleva dire:

Cristina mi ha educato.

Ella divenne la sua preziosa consigliera, trasformandosi nel suo ‘Angelo’, come egli stesso la chiamava.

La sovrana riuscì ad instaurare col marito un rapporto di profonda stima reciproca e ad essere al suo fianco non solo nella vita coniugale, ma anche nella vita politica e sociale, seppure in modo discreto.

Accanto a questo ‘ruolo indiretto’ spicca il vero e proprio protagonismo della regina nella gestione dell’assistenza e della beneficenza pubblica, nella promozione del mecenatismo di Stato, nell’ideazione di progetti relativi alla custodia ed alla valorizzazione dei beni architettonici e culturali del Regno.

Anche sotto il profilo delle relazioni diplomatiche, Maria Cristina è in grado di incidere profondamente dando vita ad una complessa trama di affari, capace di rafforzare la proiezione internazionale della Corona delle Due Sicilie.

Lo studio dei documenti permette di tratteggiare il volto di una regina ‘moderna’ e cosmopolita.

Ostile alle persecuzioni politiche, celebri sono le sue intercessioni per la sospensione della pena di morte – ottenne per molti condannati a morte la grazia e fra questi persino Cesare Rosaròll, il quale cospirò per uccidere Ferdinando II – che hanno portato ad una moratoria per i condannati politici.

Attenta ai temi dell’emancipazione, soprattutto femminile, della tutela delle arti e delle antichità, della comunicazione con le masse, dell’assistenza agli indigenti e dell’assistenza sociale di Stato, che rappresentano a tutti gli effetti un ‘surrogato’ del protagonismo politico vero e proprio.

Maria Cristina ha saputo trasformare la sua bellezza, come strumento per avvicinare la gente e per aiutare i più bisognosi. Modello di sposa e di madre, il suo esempio ci ricorda che la vocazione alla santità è per tutti.

Il popolo napoletano è stato ed è sempre attento e devoto a chi si prodiga per esso e sa scegliere le persone che meritano questa fiducia. Maria Cristina è stata una grande donna, guida giusta di un popolo. Far conoscere le virtù di questa beata potrebbe essere di esempio a chi è nelle conduzioni di poter aiutare i bisognosi.

Prima di tutto, come sposa è stata un ponte tra due dinastie italiane e questo fu un problema per i suoi contemporanei nel valutare la sua causa di beatificazione, divisi dalla retorica risorgimentale in due schieramenti.

Da un lato quello che considera l’esito positivo della causa di beatificazione di colei che era la moglie del Re delle Due Sicilie Ferdinando II e la madre del suo successore e ultimo Re delle Due Sicilie Francesco II, uno schiaffo alla retorica risorgimentale italiana.

D’altro lato quello che fu spinto da speculazioni molto semplicistiche della storia e spesso da vere e proprie bufale confezionate ad arte, che da anni aveva riversato odio nei confronti dei Savoia, come il male assoluto.

In mezzo si trovarono i tanti credenti e devoti, che erano invece uniti per giungere a chiudere la causa di beatificazione.

Neanche ventiquattro anni di vita e tre anni di regno le sono stati sufficienti per lasciare un’impronta indelebile nella storia: settentrionale per carattere e abitudini, tuttora venerata come santa del Mezzogiorno, a testimonianza del profondo legame fra lei e il popolo del Sud, che fece suo.

La sua fede Cattolica non fu un sentimento, ma un fatto di vita: ogni giorno assistette a tre Santa Messe durante la mattina, all’Adorazione Eucaristica e al Rosario nel pomeriggio; le sue letture quotidiani furono la Bibbia e l’Imitazione di Cristo; partecipò intensamente agli esercizi spirituali; fermò la carrozza, ogni qual volta incontrasse il Santo Viatico per via e si inginocchiò anche quando vi fosse fango; in cappella tenne lungamente lo sguardo sul Tabernacolo per meglio concentrarsi su Colui ch’era padrone del suo cuore.

Affidò la protezione della sua esistenza a Maria Santissima e donò il suo abito da sposa al Santuario di Santa Maria delle Grazie a Toledo, dove tuttora si conserva con venerazione.

Agiva anche sul suo regale consorte, che se non poteva seguire l’intensa vita religiosa di Maria Cristina, almeno partecipava quotidianamente alla prima Messa e al Rosario.

Oltre al Re ed alla Corte, alla Messa mattutina e al Rosario venivano invitati tutti i famigliari, anche i sudditi del Regno seguivano l’esempio della ‘Reginella Santa’: si parlava più decorosamente, le donne vestivano meno scollacciate e si praticava maggiormente la fede.

Vera regina dei poveri, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, per la cui promozione ideò ardite opere sociali. La carità verso i bisognosi, l’occupò in pieno: si dice che Padre Terzi avesse presso di sé un baule pieno di ricevute di chi aveva avuto un beneficio.

Inviava denaro e biancheria, dava ricovero agli ammalati, un tetto ai diseredati, assegni di mantenimento a giovani in pericolo morale, sosteneva economicamente gli istituti religiosi e i laboratori professionali, togliendo dalla strada gli accattoni.

A lei si deve l’istituzione di un opificio di letti, indumenti e coperte presso il convento di San Domenico Soriano, per distribuirne i prodotti alle famiglie meno abbienti.

A lei si deve il rilancio della lavorazione del corallo a Torre del Greco.

Ma l’opera più grande legata al suo nome è la ‘Colonia di San Leucio’, con una legislazione ed uno statuto propri, dove le famiglie avevano casa, lavoro, una chiesa ed una scuola obbligatoria. L’attività produttiva era basata sulla lavorazione della seta che veniva esportata in tutta Europa.

Erano straordinarie misure di politica economica che aspettano ancora di essere ricostruite in modo approfondito e analitico: è stata lei a percorrere sul lavoro alcuni principi della Dottrina Sociale della Chiesa.

Infatti, a lei si devono, ancora, l’estensione delle misure di protezione sociale e il rilancio delle manifatture e dei commerci in tutte le province del Regno, e in particolare nella ‘ribelle’ Sicilia, nella convinzione che solo una rinnovata presenza dello Stato e un volto più clemente della monarchia avrebbero potuto colmare la distanza fra l’isola e la capitale partenopea.

Dopo tre anni da sposa, la mancanza di un figlio che non veniva, faceva molto soffrire Maria Cristina, che pregava incessantemente per questa ragione.

Finalmente, nel 1835, si accorse di aspettare un bambino. Passò gli ultimi mesi di gravidanza nella Reggia di Portici per stare più calma.

In attesa dell’erede scrisse:

Il Re ed io siamo i soli che non ci affliggiamo che non sia ancora successo ciò che tutti smaniano ma che noi lasciamo tutto in mano di Dio,

Alla cameriera Rosa Borsarelli:

Mi affretto a scriverti ancora una volta prima di questa gran faccenda per dirti che preghi Iddio e la Madonna per me, affinché mi aiutino, e mi facciano la grazia di mettere al mondo una creatura sana e forte, la quale, crescendo sia buona e col tempo si faccia santa.

Ad una nobildonna:

Non ti pare curioso che io vada a diventare mamma? Quanto mi piacerebbe farti conoscere quel piccolo marmocchio!

Ma aveva una sorta di presentimento:

Oh, quanto è meglio stare in Paradiso che non su questa terra!

E all’avvicinarsi del parto, scriveva alla sorella, la Duchessa di Lucca:

Questa vecchia va a Napoli per partorire e morire.

Il 16 gennaio 1836 nacque Francesco II, il futuro e ultimo Re delle Due Sicilie, che verrà deposto dalla nefasta impresa massonica garibaldina. Già il 29 Maria Cristina era morente per complicazioni sopravvenute.

Prendendo in braccio il tanto atteso erede e porgendolo al Re suo marito, disse:

Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui.

Era il 31 gennaio 1836 e le campane suonarono il mezzogiorno, quando Maria Cristina, poco più che ventitreenne e Regina per appena tre anni, si addormentò per sempre, in piena comunione con Dio, in odore di santità, tra l’unanime compianto della famiglia reale e del popolo napoletano.

Lo stesso Francesco, che ereditò dalla madre una forte devozione religiosa e un’indole assai sensibile, sarebbe stato educato nel suo culto. Poi, all’unica figlia del Servo di Dio Francesco II e di sua moglie Maria Sofia di Baviera, una bambina che nacque quando i genitori erano già in esilio, venne dato il nome della nonna. La piccola Maria Cristina Pia visse però solo alcuni mesi.