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Parc Güell, Barcellona

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16 agosto 2013

Una giornata particolarmente stancante che ha avuto termine al Parc Güell che, dal 1984, è Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Concepito dalla mente straordinaria di Antoni Gaudì, dal suo mondo tenuto dentro e fuoriuscito, plasmato, divenuto realtà tangibile.

I lavori durarono dal 1900 al 1914 e furono commissionati dall’industriale Eusebi Güell, mecenate del geniale architetto, che acquistò nel 1899 parte della collina Montana Pelada, oggi collina del Carmel, a nord di Barcellona.

L’idea iniziale era realizzare una città giardino, una casa giardino con varie abitazioni, una cappella e il parco. Di abitazioni ne furono costruite solo due e, in una di queste, la Casa Museu Gaudì, visse appunto l’artista finché non si trasferì nel cantiere della Sagrada Familia. Nel 1922 il complesso fu acquistato dal comune di Barcellona che lo trasformò in parco pubblico.

La prospettiva che si ha della realtà, entrando nel parco, va subito in conflitto con l’angolazione da cui vede il mondo Gaudì. Una prospettiva nuova che prende le nostre labbra e le trasforma in sorriso senza che ne siamo consapevoli.

Il mondo si capovolge davanti ai nostri occhi, rendendo reale ciò che la nostra mente crede non lo sia. Un luogo simbolico, in cui il progettista ha cercato di seguire il più possibile l’andamento della natura, del suolo della collina per distendervi sopra, come un lenzuolo, il suo “creato”.

Perché questo è: il Creato di un uomo che, come Dalì o Mirò, decise di liberare il suo essere dalle catene. Come Carroll costruì un mondo fantastico, al centro del quale c’è un tempio, il Tempio. “La Sala delle Cento Colonne”, anche se realizzate ne sono solamente 85, “La Sala Hipostila” dalle colonne inclinate che danno l’impressione di essere radici di alberi.
Le colonne del Tempio, che in origine doveva diventare il mercato della cittadella, servivano anche da scolo delle acque piovane che, dalla piazza sovrastante, convogliavano in una cisterna sotterranea da utilizzare in caso di necessità.

È fiancheggiato, avvolto da due rampe di scale terminanti in una fontana. A sua guardia, la Salamandra, custode del fuoco, della continua ricerca che brucia e che arde, che si rigenera ogni volta. Dalla sua bocca, la fonte della conoscenza, l’acqua che continuamente purifica.

La Sala Hipostila è sovrastata da una terrazza, la tabula rasa, lo spirito nuovo che si appresta ad imparare, si accinge alla nuova conoscenza raffigurata dal serpente dalle mille volute che si avvolgono lungo il suo perimetro. Una panchina, il Banc de Tracadis, un luogo per sedersi, per parlare in intimità perché ogni voluta, isola la seduta anche se continua.
Un perimetro che cela e svela per tutti i suoi 150 metri.

Il parco è attraversato da varie strade come il Viaducto del Museu in stile gotico, il Viaducto de las Jardineras in stile romanico e il Viaducto del Algarrobo in stile barocco.

L’idea di Gaudì di rendere il parco un percorso spirituale si coglie non appena si arriva sulla collinetta chiamata “el Calvario” dove sono poste tre croci, ‘Turò de las tres creus’.
Qui, secondo il suo progetto originario, si sarebbe dovuta costruita la cappella della cittadella, nel punto più alto. Durante i lavori furono però rinvenuti dei resti preistorici che gli fecero cambiare idea.

Delle tre croci, due indicano i punti cardinali, mentre la terza punta al cielo. Il panorama che ci abbraccia è incredibile. Siamo in tanti lì al tramonto. A lato delle croci c’è chi prepara Mojito, avendo una ventiquattrore con gli ingredienti e i bicchieri.
Il silenzio e il senso di isolamento della realtà ti rendono parte unica dell’Opera.

Si parte dal basso, attraversando i cancelli in ferro battuto e le due case poste all’ingresso.
Si inizia l’ascesa. Come una montagna sacra, come un percorso di redenzione, di conoscenza.
Un cammino divenuto reale dove, ad ogni passo, simboli, materiali, forme, piante, alberi, la stessa terra insegnano, mostrano, dischiudono la conoscenza.
Si sale dal basso. Si seguono sentieri. Si salgono scale. Ci si perde tra le cento colonne.

La luce del sole del tardo pomeriggio di agosto penetra negli spazi tra esse.
La terrazza, la piazza, il serpente.

Si prosegue e si arriva alla conoscenza suprema.
Quel cielo che ogni giorno affrontiamo e che racchiude il nostro mistero.

La mente e il cuore di Gaudì si materializzano in un cammino iniziatico che va colto, appreso, sviscerato e, infine, interiorizzato.

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Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!