Origini delle dinamiche sociali tra totem e tabù

    totem e tabù

    Le origini della società civile e le sue peculiari implicazioni hanno da sempre costituito motivo di indagine speculativa, spingendo l’uomo a interrogarsi sulle ragioni e profonde dinamiche che hanno indotto gli individui, nel corso dei millenni, a conformare il proprio agire a dettami normativi predisposti dalle autorità sociali, alle dipendenze delle quali si subordinavano per garantire armonia e giustizia alla collettività.

    Essa, infatti, intesa nella sua accezione più significativa, rappresenta l’archè dell’umano vivere in comune, il fondamento su cui si edificano i legami che intrecciano le esistenze individuali in un reticolo di destini, aspirazioni e destini.

    Non è mera somma di individui la collettività così intesa, bensì un organismo vivo che, nella sua coesione, trascende l’individualismo per manifestarsi come un’entità superiore, in cui l’uomo trova il suo compimento nel riconoscimento e nella realizzazione del bene comune.

    Tra le opere di maggiore rilievo cui viene messo a nudo il rapporto tra individuale e strutture sociali primitive figura indubbiamente Totem e tabù, del 1913, in cui Sigmund Freud esplora le origini della religione e, più propriamente, delle istituzioni sociali, attraverso una lettura psicoanalitica delle dinamiche tribali e primitive.

    Sebbene l’antropologia costituisca la base interpretativa primaria, le deduzioni derivate da quest’indagine riflessiva possono oltremodo adattarsi con interessanti risvolti ai contorni delle strutture politiche contemporanee.

    Tale opera si inserisce in un contesto storico in cui la psicoanalisi aveva allora ancora una struttura disciplinare embrionale.

    L’esistenza dell’inconscio e dei complessi meccanismi di difesa posti alla base, in un approccio propriamente psicologico, permetteva l’estensione per analogia di quelle dinamiche, ancora in fase di profonda conoscenza, al comportamento umano nelle sue dimensioni sociali e culturali.

    In Totem e tabù l’autore, facendo ricorso alle sue dottrine psicoanalitiche e proiettandole sulla preistoria dell’umanità, immaginò che certi comportamenti sociali complessi, in particolar modo quelli legati al riconoscimento detentore di potere sociale, avessero radici in dinamiche psicologiche universali.

    Secondo il pensiero dello psicoanalista, le prime forme di società umana sarebbero emerse da un conflitto drammatico e primordiale.

    Nell’epoca primitiva, l’umanità viveva raccolta in gruppi dalla struttura familiare sotto l’autorità di una figura patriarcale dominante, il padre, il quale deteneva un potere assoluto e incontrastato sui membri della tribù.

    Questi era in tale visione, il simbolo per eccellenza dell’autorità e della forza incontestabile, capo della comunità. Tuttavia, i figli si sollevarono contro di lui, che, pur costituendo il nucleo buono della collettività, in quanto garante di sicurezza, giustizia e saggezza, mostrava un volto ambivalente.

    Spinti dall’irrefrenabile desiderio di liberarsi da una condizione di sottomissione e sudditanza e di soddisfare i propri istinti primari, incorsero alla ribellione, attraverso un simbolico e tragico parricidio, segnando, così, l’inizio di una nuova fase per la comunità.

    La morte del padre – capo permise ai figli di subentrare nel suo ruolo, stabilendo una nuova forma di organizzazione sociale, governata da norme e leggi che, al contempo, avrebbero regolato e limitato i desideri più disordinati.

    Con tale il tragico avvenimento Freud teorizzò che la collettività si fosse dunque riorganizzata attorno ad un nuovo totem, rappresentante simbolico dell’unità e la coesione del gruppo.

    Il totem era comunemente incarnato da un animale o da una figura mitologica, venerata e rispettata come un emblema di forza e sacralità.

    Esso divenne il simbolo di un legame profondo tra i membri del gruppo, un legame che trascendeva le individualità e univa ogni persona nella stessa fede e obiettivi comuni.

    La nascita della collettività, dunque, si compiva attraverso un processo di identificazione con il simbolo esterno del totem, che agiva come un catalizzatore, unificatore e ordinatore delle relazioni tra i membri del gruppo.

    Quest’ultimo non solo si riconosceva in esso, ma si definiva e si sosteneva in sua funzione, stabilendo una nuova configurazione dell’autorità e del vivere comune.

    L’analisi dei totem sociali in un contesto contemporaneo si rivela particolarmente affascinante, poiché i “totem” moderni, lungi dall’essere oggetti o figure religiose che incarnano divinità o forze sovrannaturali, si manifestano piuttosto come simboli, valori o ideologie che, intessendo le trame della società, uniscono gruppi e individui in un comune orizzonte esistenziale.

    Tali totem contemporanei, pur nella loro evoluzione, mantengono intatto il loro compito originario di rafforzare l’identità collettiva, segnare l’appartenenza a una determinata comunità o movimento e incanalare aspirazioni, desideri e conflitti.

    Essi rappresentano, dunque, una chiara configurazione della coesione sociale, attraverso una continua dialettica tra il singolo e il collettivo.

    Dai brand ai movimenti sociali, dalle celebrità televisive alla tecnologia ed alla moda essi non sono solo oggetti o figure materiali, ma rappresentano ideologie, valori e aspirazioni comuni che uniscono gruppi di persone e definiscono il loro posto nel mondo sociale e culturale moderno.

    Proprio come ai tempi antichi, anche oggi i totem sono strumenti di coesione e di ordine sociale, sebbene abbiano evoluto la loro forma e il loro significato.

    Autore Pina Ciccarelli

    Pina Ciccarelli, maturità Classica e Laurea in Giurisprudenza. Appassionata di Storia, Filosofia, Letteratura e Musica. La scrittura nasce dell'evasione, dal desiderio di donare colore alla vita, catartico abbandono all'immaginazione. Tra i sentieri nascosti del sublime, fuori dalle logiche del reale, per scoprire se stessi.