Occorre un metodo

Vivekananda

Non basta saper parlare, non basta saper scrivere, non basta saper leggere per ottenere la conoscenza.

Occorre anche un metodo di ricerca e indagine.

Occorre apprendere le modalità per ottenere la comprensione di un testo e, quando è particolarmente vago o complesso, occorre saperlo suddividere in parafrasi, per poi analizzarlo punto per punto.

Occorre non essere affezionati alle proprie ideologie, per imparare a confrontarsi con le ipotesi opposte, poiché, per acquisire una conoscenza integrale, e non parziale, bisogna saper valutare serenamente ogni prospettiva.

Ogni argomento andrebbe rovesciato come un guanto, per vedere cosa nasconde dentro di sé.

Si dice che ogni medaglia abbia un rovescio ma non basta, poiché ogni medaglia ha anche il bordo e per conoscerla non è sufficiente osservare solo le sue due facciate.

Occorre competenza per disquisire su qualunque argomento, non si può pretendere di conoscerlo senza averlo studiato a fondo.

Per dare giudizi sull’ingegneria occorre essere ingegneri, sull’architettura, guarda un po’, occorre averla studiata, e così per tutto, poiché diversamente è preferibile tacere.

Accontentarsi di poche righe che circolano nei social è come accontentarsi di ricevere briciole sudice cadute dalla bocca di qualcun altro.

Ci possono andar bene solo se non abbiamo voglia di sacrificarci per procurarci un cibo sano.

Se il nostro cervello, invece, è affamato, pieno di passione ed entusiasmo, non ci accontenteremo di nutrirci di avanzi trovati in un cassetto – social dell’immondizia.

In sanscrito si chiama Vivekananda, l’arte della discriminazione, il saper discernere tra il reale e l’irreale che, tolto dalla metafisica e rapportato al quotidiano, vuol dire discriminare tra le informazioni false e quelle vere, fino a preferire anche verità scomode e dolorose anziché accontentarci di bugie di comodo.

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