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NONUNADIMENO: solidarietà per tentativo di stupro a Napoli

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NONUNADIMENO


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‘Noi stiamo con Camilla, se toccano una toccano tutte’

Riceviamo e pubblichiamo da NONUNADIMENO Napoli.

Bruttissima violenza quella subita ieri sera, 24 luglio, da Camilla a Napoli, in Via Chiaia. Un vile tentativo di stupro messo in campo da tre uomini. Abbiamo deciso di pubblicare le sue parole, per esprimere la nostra solidarietà, per esserle vicine e perché queste cose non si possono ignorare.
Vi chiediamo la massima diffusione, perché il suo malessere è il nostro, perché la violenza subita l’abbiamo subita tutt@ noi, perché la sua rabbia è la nostra rabbia!
Non lasciamo Camilla sola!

Scrive la stessa Camilla ieri sera su Facebook:

Poco fa, a Napoli, in via San Pasquale di Chiaia, sono stata aggredita.
Sono uscita a buttare la spazzatura perché volevo evitare di dover uscire domani con valigia pesante e sacchettone e mentre rientravo tre stronzi si sono infilati con me nel portone.

Mi hanno tappato la bocca e spinto in un angolo dell’androne, che è grande e buio e pieno di anfratti e hanno cominciato a toccarmi, mettendomi le mani dappertutto.
Per fortuna avevo pantaloncini e body e non sono stati capaci di aprirlo.

Non potevo gridare ed in tre mi tenevano ferma, per un orribile attimo ho creduto che sarei stata stuprata lì, senza neanche capire come, e che magari uno di loro aveva l’aids e comunque io non avrei potuto impedirlo ma che per fortuna avevo appena finito il ciclo e quantomeno non sarei rimasta incinta.

È curioso quanti pensieri lucidi si possano fare in pochi minuti.
Quando la luce automatica si è spenta ho davvero creduto di essere fottuta.

Mi ha salvato un ragazzo che scendeva di casa, ha visto movimento ed è venuto a vedere.
Io ho cominciato a urlare e nonostante il casino (mio e dei tre che avevano iniziato a litigare con il ragazzo) NESSUNO e dico NESSUNO in un palazzo di SEI CAVOLO DI PIANI si è affacciato.

I figli della merda se ne sono andati ridendo e dicendo al tipo che anziché intervenire avrebbe potuto partecipare, dandogli del ricchione.

Io me ne stavo seduta in terra a coprirmi il seno e a cercare le scarpe che nel casino avevo perso.
Il ragazzo mi guardava e non sapeva se toccarmi, non sapeva cosa dirmi e in silenzio si è tolto la maglietta e me l’ha data.
Mi sono coperta e ho sentito profumo di vaniglia.

Sono salita a casa e ho chiuso la porta a tripla mandata, ho fatto fatica perché tremavo come una foglia.

Non ho neanche ringraziato il ragazzo, non gli ho ridato la sua maglietta, non gli ho offerto un asciugamano per il naso che gli sanguinava, sono solo corsa in bagno e sono rimasta mezz’ora sotto l’acqua più calda che riuscivo a tollerare.

Ora sono qui a scriverlo, perché devo in qualche modo eliminare la vergogna, la paura ma soprattutto la rabbia…

Ho pensato di denunciarli, ma che senso avrebbe?
Li ho a malapena intravisti, era buio, e beh, io avevo i pantaloncini corti e un body attillato e non ce l’avrei fatta a sentirmi dire ‘te la sei cercata’…

Anche se non lo dicono, alcune persone (forze dell’ordine in particolare) ce l’hanno scritto negli occhi.
Ma NON VOGLIO tacere.

Vorrei affacciarmi alla finestra e gridare che in giro ci sono dei delinquenti vigliacchi che in tre, forti del buio e dell’alcool hanno tentato di stuprarmi dentro un fottuto palazzo con almeno quattro appartamenti per piano e nonostante il trambusto NESSUNO è intervenuto.

Voglio dire grazie al ragazzo che mi ha dato una mano, perché non sono riuscita a farlo e presa dal panico l’ho lasciato sul pianerottolo, con la sua maglia ancora stretta tra le mani.
Spero tanto di rivederti.
Voglio dire a quei pezzenti che mi auguro di rincontrarli il mese prossimo, circondata dagli amici e non sola e indifesa.

Voglio dire a tutte le donne che non è colpa vostra ma che purtroppo in giro per la terra ci sono persone cattive che si approfittano di voi.

Voglio dire che no, non ho reagito (eh già, me l’hanno appena chiesto) perché quando pesi cinquanta chili e tre infami ti tengono ferma contro un muro pensi solo che se ci provi ti prendi anche le botte e io in quel momento ero già triste e con il cuore spezzato per fatti miei e non ho avuto né la forza morale né quella fisica di difendermi.

Voglio dire un grandissimo, epico, enorme e rimbombante CHITEMMUORT alla società che permette a disagiati del genere di girare liberi per la strada e un chitemmuort pure a me, che ancora penso di vivere nel paese delle meraviglie e non sto attenta quando di notte torno a casa da sola.

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