Conoscete Sun-Tzu? Vi dice qualcosa questo nome?
No, non è un influencer coreano. E no, non ha un podcast sul benessere o un canale YouTube dove spaccia discipline orientali ai pendolari.
Sun-Tzu è un generale cinese vissuto più di 2.500 anni fa. Scrisse ‘L’arte della guerra’, un libricino sottile e apparentemente oscuro che però oggi viene letto non solo da militari, ma anche da manager, consulenti, allenatori di calcio e perfino da qualche avvocato in cerca di ispirazione.
E perché? Perché dice cose come:
La suprema arte della guerra è sottomettere il nemico senza combattere.
O ancora:
Se conosci il nemico e conosci te stesso, la tua vittoria è sicura.
Ecco, Sun-Tzu non aveva il Wi-Fi, non scaricava app, non usava Instagram e non sapeva nulla di TikTok o di Intelligenza Artificiale. Gli bastava la sua.
Eppure, oggi avrebbe molto da insegnare a chiunque abbia uno smartphone in tasca. Anche, e soprattutto, a chi pensa di non correre pericoli in rete. Gente normale, insomma.
Perché, che tu lo sappia o meno, sei in guerra.
Sì, proprio tu. Che mandi un messaggio su WhatsApp, clicchi “accetta tutti i cookie”, pubblichi la foto della parmigiana o del tramonto, e ti ritrovi pubblicità di materassi ortopedici o corsi per diventare milionario lavorando da casa. È successo anche a te, ammettilo.
Il punto è che viviamo dentro una guerra fatta di aggressori che ogni giorno vogliono qualcosa da te; una guerra di dati, algoritmi e tracciamenti, dove ogni tua azione, anche quella più innocente, è un’informazione utile per qualcuno.
E questo qualcuno non è un amico. È uno che vuole convincerti a comprare, a votare, a cliccare, a fidarti, a parlare… e a non chiedere mai niente in cambio, tranne l’accesso a tutta la tua vita. E poi regalarla a qualcun altro.
Il campo di battaglia? Il tuo telefono. Ne eri consapevole? La sua strategia? Non fartelo notare, farti sentire libero mentre ti osservano.
Ti sembra esagerato? Allora ti faccio una domanda: quando è stata l’ultima volta che hai letto davvero una “informativa sulla privacy”? Ah, già. L’hai “accettata” senza pensarci.
Come si accetta una tazza di tè da uno sconosciuto in un vicolo buio. Solo che stavolta lo sconosciuto ha anche chiesto il tuo indirizzo, il tuo numero, le tue preferenze sessuali, le ultime vacanze e il colore delle tende in salotto. E tu hai detto fai pure; anzi, hai aggiunto le foto dell’ultima festa in famiglia.
Benvenuto nella guerra. Una guerra silenziosa, educata, fatta di notifiche e di flag pre-selezionati.
Sun-Tzu ti direbbe:
La guerra si vince prima ancora di combattere.
E allora, se vuoi vincerla, non serve diventare esperto di cybersecurity. Serve solo smettere di essere ingenuo. Non cliccare tutto. Non dire tutto. Non credere a tutto.
E se proprio devi cedere qualcosa, almeno chiediti: a chi sto regalando i miei dati?
E perché proprio a lui?
Nel frattempo, se ti senti sopraffatto, tranquillo: non sei solo.
C’è un esercito silenzioso di persone come te che sta iniziando a capire che non si può combattere una guerra con il pollice che scorre e il cervello in pausa.
Sun-Tzu non usava lo smartphone, è vero. Ma sapeva perfettamente che chi non si accorge di essere in guerra… ha già perso.
E allora non serve diventare eroi, né fanatici della privacy. Basta un po’ di buon senso, quello che un tempo ci insegnavano a tavola: non dire tutto a tutti, non aprire agli sconosciuti, non fidarti delle promesse troppo facili.
In fondo, anche nel digitale, la libertà non è fatta di clic, ma di scelte consapevoli. E come avrebbe detto un vecchio giornalista che la guerra l’ha vista per davvero: non si tratta di avere paura, ma di avere memoria. E usare la testa, prima che lo facciano gli altri al posto nostro.
Autore Gianni Dell'Aiuto
Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.













