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“L’innocenza dei perversi”, piccolo scrigno di otto racconti

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Presentato al foyer del Teatro Bellini l’ultimo libro di Lucia Stefanelli Cervelli

Ieri, 3 novembre, ore 18:00, nel foyer del Teatro Bellini, via Conte di Ruvo, 14, Napoli, la casa editrice Homo Scrivens, in collaborazione con LaterzAgorà, ha presentato l’ultima fatica letteraria di Lucia Stefanelli Cervelli L’innocenza dei perversi, ovvero Un gusto di piccola perfidia.
Presenti all’incontro, l’autrice, Esther Basile e Raffaele Messina. Moderatore l’editore Aldo Putignano, letture di Arnolfo Petri.

Apre i lavori Aldo Putignano che sottolinea a più riprese, la particolarissima scrittura della drammaturga, regista, docente di scrittura teatrale e sociologa della comunicazione scenica. Una scrittura tesa, anche eticamente, in forma diretta originalissima.

“L’innocenza dei perversi” un “piccolo scrigno” di otto racconti, solo apparentemente slegati tra loro, che potrebbero essere letti addirittura dall’ultimo al primo per scoprire poi, uno stesso filo conduttore che li unisce indissolubilmente. Ogni racconto è preceduto da un’illustrazione di Gianmarco De Chiara che ne dà, appunto, un’interpretazione visiva funzionale.

La stessa dedica, quale momento intimo di ringraziamento, appare esplicativa dell’opera tutta:

A Tanti, a Troppi,
che, sacralmente laici e in “santa allegrezza”,
da se stessi si assolvono
già prima di peccare
e a Coloro
che non valutano il peso dell’orma
del loro stesso passo sulla terra.
Con richiamo fraterno
per un mondo infine più umano
L.S.C.
 

Interviene proprio la Stefanelli Cervelli a motivare questa scrittura come storia di un percorso di vita, sottolineando come in età matura, nell’analizzare il mondo, si approdi all’ironia con l’occhio strabico prima e fisso poi per arrivare, oggi, a catturare con la vista altri aspetti prima non presi del tutto in considerazione. Palese il riferimento ai precedenti successi letterari “L’occhio strabico” e “L’occhio fisso”.

“L’innocenza dei perversi” abbandona, in parte, l’ironia perché non sempre capace di aiutare ad affrontare il quotidiano quando si osservano la costante perdita dell’interesse verso l’altro e della sensibilità e la decadenza dei costumi. Ma non è affatto un libro di acredine, piuttosto una constatazione delle falle presenti nella società.
Emerge, prepotentemente, la matrice poetica; la parola, culla dello stile, che parte dalla poesia e si afferma sulla scena teatrale per poi tornare all’essenza stessa della parola.

Segue un’intensa lettura, o meglio, una recitazione impeccabile di Arnolfo Petri, che con il suo talento riesce a sprigionare appieno quella potenza della parola che sta tanto a cuore alla scrittrice.
Petri interverrà anche più tardi incantando la platea.

Esther Basile riprende proprio parte del testo appena declamato per evidenziare come il racconto dei ritmi quotidiani poco prima scanditi, l’analisi attenta dei luoghi e dei personaggi siano, in realtà, un dialogo monologante con il nostro io stesso e con l’alterità per affermare la dissociazione con la norma, con l’etica, con l’esistenza in ogni aspetto possibile.

La continua ricerca di un’essenzialità, come l’amore a pagamento, o meglio, “Lo squallore estremo di un incontro a pagamento con una donna dell’Est consumato tutto nella misura dell’egotica e triviale fisicalità del cliente” del racconto “La puttana”, vede sempre nel danaro la determinazione dei comportamenti delle persone con cui ci confrontiamo.

“L’innocenza dei perversi” ha il pregio di costruire dei percorsi, anche difficili, che portano al riconoscimento della solitudine con cui facciamo i conti ogni giorno. Eppure alterità ed identità riescono a coniugarsi attraverso un occhio solo esteriormente distaccato, ma sempre percettivo. Una necessità di essere sempre nel mondo in una continua ricerca, un’iniziazione umana del percorso di vita in cui il “noi” si associa all’”io”.

Una lettura del testo che rimanda, appunto, alla presentazione di un’opera letteraria poderosa e po(n)derosa, come ribadito in uno dei racconti.

È il turno di Raffaele Messina che, al di là degli innegabili riferimenti all’attualità, suggerisce questo testo anche come arricchimento lessicale, date le numerose riflessioni meta-letterarie.
Racconti scritti per documentare la profondità dell’indifferenza, del sotterfugio, del piccolo sopruso che lascia, però, un segno profondo, che rimandano, in parte, a “Un uomo sfortunato” di Alberto Moravia per lo stupore, l’inconsapevolezza del male e del cinismo in un periodo storico, allora come adesso, di sviluppo economico senza progresso sociale, civile ed etico e di imperante consumismo legalizzato in cui l’humanitas è schiacciata.

Un’opera letteraria raffinata, dalla narrazione breve e incisiva, in cui il ritmo non è incalzante ma predilige una linea di tensione perenne tra discorso analitico, scandaglio psicologico, lentezza della descrizione, coinvolgimento totale che scaturisce da un sentire dell’animo.
Spiccano la vivacità della battuta mimetica, dell’intercalare, un piccolo gruppo di scambi per caratterizzare una situazione.
L’accostamento a Pirandello per l’elaborazione stilistico-retorica che usufruisce di più registri linguistici e più ritmi tramite antitesi, dittologia, anafora, anadiplosi, metafora, più o meno sottile che colpisce e resta impressa nella memoria. Quella ripetizione che si fa lentezza, timidezza, insicurezza ed esplode nella narrazione.

La forza dell’essenzialità è tale che i personaggi sono privati del nome perché funzionali alla scrittura; non conta, infatti, la caratterizzazione del personaggio, quanto la rapidità, l’esemplarità della vicenda.

Chiude la presentazione l’autrice ribadendo che il libro è una fuga, una scelta ponderata verso la solitudine dell’eremo piuttosto che verso l’ansia della corsa che caratterizza la nostra società.
Affidare il racconto all’aneddotica, alla parola preziosa perché forma dell’umano, escavatrice dell’interiorità per arrivare all’essenza, alla definizione del concetto, a quel bisogno etico di autenticità così forte e caratteristico di Lucia Stefanelli Cervelli.

"L’innocenza dei perversi", Lucia Stefanelli Cervelli

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.